Il rito

37 1 0
                                    

15 Luglio 1791

Arno abbassò il numero del Journal de Paris, quelle notizie non erano affatto rassicuranti: attuare la legge marziale e vietare al popolo di fare qualsiasi tipo di manifestazione, anche pacifica, era un'idea azzardata e rischiosa, soprattutto in un momento simile in cui la figura del sovrano barcollava e perdeva sempre più fiducia.

Forse era il caso d'intervenire, forse doveva tornare a Parigi come Chat Noir e cercare di dare la parola fine a quella storia. Il problema però era che non bastava solo Chat Noir, ci voleva anche e soprattutto il potere di purificazione del Miraculous della Coccinella, ci voleva Coccinelle, ci voleva lei, ma lei...

«Ci sono novità?» alzò lo sguardo di ghiaccio sulla proprietaria di quella voce, ripiegando il quotidiano.

«Niente d'importate.» cercò di minimizzare, ma lei alzò il sopracciglio destro, poco convinta, per poi avvicinarsi e strappargli di mano ciò che stava tentando di nascondere.

Il silenzio regnò sovrano per vari minuti, mentre la donna leggeva l'articolo che parlava della tensione ormai palpabile nella capitale.

«Dobbiamo intervenire!» disse subito, esattamente come si aspettava, lasciando cadere il braccio che teneva l'insieme di pagine, lungo il fianco.

«Assolutamente no! Tu non ti muovi di qui!» disse perentorio il capitano riprendendosi il giornale e posandolo sul divano di fianco a lui.

«Arno non ti...» cercò di dire lei, ma la interruppe di nuovo.

«Non discutere Juliette, ti prego.» disse, la sua voce era dura e decisa, ma il suo sguardo la stava davvero supplicando di fare ciò che le stava chiedendo.

«Arno, – insistette lei – non puoi pretendere che non si faccia niente per altri cinque mesi, te ne rendi conto?– pose quella domanda con un tono quasi di rimprovero, per poi sedersi al suo fianco, spostando poco più in là il giornale e, vedendo che lo sguardo del marito non era cambiato, proseguì – So benissimo che sei preoccupato, lo comprendo. Però non possiamo lasciare Parigi nelle mani di Comt Ténèbre: dobbiamo scoprire dov'è, dobbiamo scoprire chi è. Il nostro dovere è difendere il popolo di Parigi.»

«Senti un po' ragazzo mio. – intervenne il kwami nero, avvicinandosi dall'angolo del salotto in cui si trovavano, con un pezzo di camembert tra le zampette e gli occhi felini che lo guardavano severi – Ti conosco abbastanza bene per sapere cos'hai in mente e ti fermo subito. Non puoi andarci senza di lei.» fece, sputacchiando qualche pezzetto di formaggio che ancora aveva in bocca.

«Ma lei non può andarci in queste condizioni.» ribatté l'uomo.

«E non lo farà...» intervenne una voce maschile, che attirò l'attenzione di tutti.

Un ragazzo era appena entrato nel salotto: aveva sicuramente meno di vent'anni, gli occhi di un blu intenso e i capelli biondo cenere. Alle sue spalle Marie, affannata lo stava seguendo.

«Perdonate, non sono riuscita a fermarlo, dice che deve assolutamente parlarvi.» si scusò la domestica.

«Con chi abbiamo l'onore di parlare?» domandò Juliette, osservando quasi con dolcezza quel giovane.

«Mi chiamo Michelle e sono l'erede di Noèl.» si presentò questo.

«Sei il nuovo guardiano dei Miraculous?» domandò stupito il capitano.

«Esattamente.» rispose il ragazzo, avvicinandosi ai due, mentre i loro kwami si sedevano comodamente sulle rispettive spalle dei propri portatori.

«Marie, puoi andare. Se abbiamo bisogno di voi vi chiameremo.» la rassicurò la padrona di casa.

Subito dopo che domestica uscì, Juliette fece accomodare il ragazzo nel divano proprio di fronte al loro.

«Cosa intendevi quando hai detto che non lo farò? Io credevo che noi...» tentò di chiedere la donna, ma fu interrotta di nuovo: il ragazzo aveva alzato la mano, mostrandole il palmo, fermando così ogni altra parola.

«Il capitano Pierre ha ragione, non... non potete andare di certo a combattere in queste condizioni. Ciononostante Parigi ha bisogno di voi e se non fermiamo lo spirito di Makohon adesso, non ci saranno più altre possibilità.» disse tutto d'un fiato, fermandosi solo qualche secondo nel momento in cui era stato indeciso se dar loro del tu o del voi.

«Makohon? Chi sarebbe?» domandò confuso Arno.

«Voi lo chiamate Comt Ténèbre, ma il suo nome è Makohon, egli è il creatore dei Miraculous e ora, sopraffatto dall'oscurità e dalla follia, li rivuole indietro.» rispose con tono pragmatico e risoluto il ragazzo.

«Perciò come facciamo?»

Il ragazzo chiuse gli occhi azzurri e fece un lungo sospiro, per poi riaprirli, più seri e sicuri di prima.

«Esiste un rito antico che usufruisce del potere del Miraculous della creazione, per velocizzare il periodo di gestazione. Entro stasera sareste libera dal peso che vi portate addosso e potreste tranquillamente partire per Parigi, come se nulla fosse successo.» spiegò lui.

«Da... Davvero è possibile una cosa simile?» fece Arno, sempre più stupito e forse anche un po' confuso.

«L'abbiamo già fatto in passato, con un'altra portatrice che non poteva permettersi di restare incinta.» confermò il kwami rosso.

«E tu saresti in grado di compiere questo rito?» domandò Juliette.

«Sono venuto qui apposta per proporvelo. So di essere giovane e sicuramente più inesperto di Noèl, ma questa è la nostra unica possibilità.»

«Ci sono dei rischi?» a quella domanda il ragazzo si passò una mano tra i capelli, nervoso.

«Nulla che riguarda il bambino, o la madre... O meglio è così quando questa è una persona diversa dalla portatrice del Miraculous della Coccinella, ma in questo caso... – ci fu un attimo di silenzio, carico di tensione – La portatrice e il suo kwami consumano molta energia, assieme a colui che compie il rito, ma al contrario di Tikki che è comunque uno spirito e non può morire, ma al massimo spegnersi per un po' e rintanarsi negli orecchini per qualche ora, noi due potremmo consumare ogni nostra linfa vitale.»

«Facciamolo!» disse la donna, dopo un breve sospiro.

«Ma, Juliette...»

«Non abbiamo alternativa Arno: dobbiamo agire, ne va anche del futuro di nostro figlio.» l'uomo chiuse gli occhi, rassegnato, afferrando la mano della moglie e stringendola, la sentì ricambiare la stretta in modo rassicurante e alzò lentamente lo sguardo, incrociando il suo addolcito da un meraviglioso sorriso.

«Cosa dobbiamo fare?» domandò, rivolgendosi di nuovo al guardiano.

«Il rito durerà dalle tre alle quattro ore, dopodiché Juliette dovrà partorire. Per allora bisognerà preparare acqua calda, asciugamani e tutto ciò di cui normalmente c'è bisogno: le domestiche sapranno che fare.» disse il ragazzo, alzandosi dal divano.

«Bene, allora io avviso Marie e mia madre, voi andate in camera.» fece, alzandosi anche lui e aiutando Juliette a fare altrettanto.

Makohon Saga _ Amore A VersaillesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora