La rivolta

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12 Luglio 1789

Juliette si affacciò sul balconcino di camera sua, attirata dalla confusione che proveniva dalla strada. Era appena rientrata dalla lezione di piano e, visto che la sala musica era nella zona più interna dell'edificio, non se n'era accorta fino a che non era arrivata nei suoi appartamenti: sulla strada principale, poco più in là rispetto a dove si affacciava lei, un corteo di persone marciava e protestava contro qualcuno o qualcosa.

D'un tratto Tikki le fu subito accanto, svolazzandole proprio vicino alla guancia.

«Credo tu debba trasformarti... – commentò, osservando anche lei il corteo – Non so perché, ma ho una strana sensazione.»

La ragazza si rivolse stranita verso il suo kwami, come se avesse detto una cosa assurda.

«Eppure non c'è nemmeno la nube di Comt Ténèbre...» disse come a voler spiegare il suo stupore.

«Non so spiegarti il motivo Juliette, ma sono sicura di quello che dico.»

La ragazza fece un sospiro, poi si volse verso la porta ben chiusa dei suoi appartamenti per assicurarsi che non arrivasse nessuno, dopodiché tornò con lo sguardo di fronte a lei.

«Tikki, trasformami!» disse, facendo in modo che la creatura rossa venisse risucchiata dai suoi orecchini e che il potere dello stesso colore la avvolgesse facendola diventare Coccinelle.

Non appena fu nei suoi abiti scarlatti lanciò il suo yo-yo in direzione del comignolo di fronte e dopo essersi assicurata che fosse legato bene si lanciò, facendo in modo di raggiungerlo. Continuò così, finché non raggiunse il corteo, decidendo di non farsi vedere almeno non fino a quando non avrebbe capito come e perché doveva intervenire.

Quando du proprio in prossimità della folla di gente, comprese il motivo della protesta. Non avevano preso molto bene la destituzione di Necker avvenuta il giorno prima. Necker era un bancario, che dopo aver trovato una soluzione alla grave crisi finanziaria, che l'anno precedente, stava mandando in rovina il paese, divenne ministro. Ora però, che la crisi economica e la paura di un'incombente carestia era evidente, il fatto di averlo destituito non era stato affatto apprezzato dalla popolazione.

Ad un certo punto il corteo si fermò, proprio di fronte al Palazzo Reale. L?esercito del re, composto dalle guardie scelte del sovrano, avevano fermato la folla nei giardini reali intimando di interrompere quell'inutile protesta.

Lo sguardo di Coccinelle, che si trovava sull'elegante tetto del palazzo, ben nascosta, nonostante lo sgargiante costume, si posò quasi subito sul giovane e aitante capitano che, in prima linea, scrutava la folla con quel suo sguardo fiero e sicuro. Era stato più forte di lei, come se la sua sola presenza riuscisse a calamitare ogni volta i suoi occhi su di lui.

Quel momento di ammirazione però durò veramente poco, perché, subito dopo, qualcun altro attirò la sua attenzione: era un uomo sulla quarantina e lo si notava più dal portamento e dalla voce sicura, seppur balbettante, piuttosto che dai lineamenti che dimostravano almeno una decina di anni in meno.

Si era messo in piedi su uno dei tavoli che si trovavano lì e, sollevando la pistola in un gesto di protesta, aizzò la folla con un discorso deciso, nonostante la sua balbuzie.

«Cittadini, non c'è t...tempo da p...perdere; la dimissione d...di Necker è l'avvisaglia di un Sa...san Bartolomeo per i patrioti! Pro...propio questa notte i ba...battaglioni svizzeri e te...tedeschi la...lasceranno Champs de... de Mars per ma...massacrarci tutti; u...una sola cosa ci rimane, p...prendere le armi!»

Ci mise un po' a riconoscerlo, ma mentre aizzava la folla si ricordò del suo viso, Camille Desmoulins, nominato soltanto due mesi prima deputato del terzo stato; e il suo riferirsi al massacro di San Bartolomeo, ordinato da Carlo IX era un'avvenimento che bene o male conoscevano tutti.

Alla fine del suo discorso la folla urlò, inveendo contro l'esercito e imbracciando le armi. Poco dopo, fu il caos.

La ragazza ebbe appena il tempo di vedere Arno e altri generali o capitani dare l'ordine di caricare la folla, dopodiché i giardini diventarono un inferno.

I soldati cercavano d'intimidire i cittadini, i manifestanti più convinti e intraprendenti si facevano avanti a spinte continuando a protestare e inveire. Alcuni battaglioni, probabilmente quelli tedeschi, visti i capelli biondi e la pelle chiara dei soldati, distrussero le statue di Necker, facendo infuriare ancora di più la folla.

Solamente in quel momento la nube viola tipica del loro nemico si addensò sopra il palazzo reale, oscurando il cielo e Coccinelle, non avendo più motivo di nascondersi si affiancò al capitano Pierre che la accolse con un sorriso.

«Felice di vederti mon amour.»

«Ho paura che questa volta non sarà così facile.» disse lei, senza quasi nemmeno salutarlo.

Arno sorrise di nuovo: adorava quel suo carattere determinato e un po' autoritario della sua compagna, ai suoi occhi la rendeva ancora più affascinante.

«Lo credo anch'io...» rispose, sempre con quel sorriso stampato sulle labbra, vedendo la nebbia viola iniziare a possedere una decina di persone.

«Immagino tu non possa trasformarti.» commentò lei, continuando a tenere lo sguardo fisso sui giardini.

«Temo di no, ma questo non mi vieta di darti una mano.» rispose lui, estraendo lo stocco dal fodero che portava alla cintura.

«Semplicemente coprimi. Non appena inizierò a purificare i posseduti da Comt Ténèbre, questi verranno nella nostra direzione e non posso usare il Lucky Charm e rischiare di non avere abbastanza energia per purificarli tutti.»

«Ai suoi ordini mademoiselle.» rispose lui.

Come aveva detto l'eroina in rosso, non appena il suo yo-yo cominciò ad illuminarsi e l'aura, che da poco era entrata nei malcapitati, fuoriusciva di nuovo, questi si diressero verso dove si trovavano loro, facendosi largo tra la folla e i soldati che ancora si stavano scontrando.

Ci vollero una ventina di minuti buoni, prima che anche l'ultimo posseduto cadesse a terra privo di sensi.

Arno era stravolto, nonostante alcuni suoi commilitoni fossero andati a dargli man forte. Il caldo di quel luglio torrido era ormai al suo apice e la fatica non aiutava: era madido di sudore e alcuni ciuffi fradici dei capelli si erano attaccati alle tempie.

Non ebbe tempo, però, di pensare a se stesso, perché non appena finito il lavoro, com'era accaduto due mesi prima, Coccinelle crollò stravolta. La prese al volo e, dopo aver dato alcuni ordini ai soldati che c'erano di fianco a lui, si congedò da loro, portandola dietro una delle siepi del giardino, appena in tempo prima che riprendesse il suo normale aspetto.

Makohon Saga _ Amore A VersaillesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora