CAPITOLO 7: Andata via

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Il giorno dopo.

È mattina e il sole ormai sorge alto. Apro gli occhi e la prima cosa che faccio è guardarmi attorno, cercando di ricordare dove mi trovo.

Stanotte me ne sono andata da quella prigione: un'altra ora lì dentro e sarei impazzita.
Mi sono separata dal gruppo fregandomene di cos'avrebbero pensato non appena noteranno la mia assenza. Ora sono rifugiata in una baracca trovata chissà come, ma ho dovuto prima fare piazza pulita, poiché c'erano degli "inquilini" che la occupavano. Dopo di che ho bloccato tutto in modo che nessuno potesse entrare di nascosto durante la notte e quindi evitarmi brutte sorprese. Infine mi sono stesa su un materasso e mi sono addormentata.

Questa mattina devo andare a fare provviste, poiché non ho potuto portare un bel niente con me. Poi, appena avrò capito dove andare, m'incamminerò.

Meno male che ho imparato a leggere la cartina!

Metto sulle spalle il mio zaino, impugno il coltello e tolgo l'asse di legno che ho usato per bloccare la porta ed esco. Ora che ci faccio caso si sta meglio fuori che dentro la baracca: è decisamente fredda! E oggi c'è proprio un bel sole.

Controllo l'area per vedere se ci sono ospiti indesiderati e poi mi incammino nel bosco. Oggi dovrò cercare qualche animale da cacciare e andare in qualche negozio abbandonato o magari anche una casa per cercare cose che potrebbero servirmi.

Sento dei versi vicini: più in là c'è un gruppo di 3/4 vaganti che, fortunatamente, non si sono accorti di me e che avanzano dal lato opposto. Li ignoro e continuo a camminare. Raggiungo una casa che sembra disabitata, quindi mi apposto vicino alla porta, appoggiando la mano sulla maniglia per aprirla ma poi mi blocco.

"Ho trovato più vaganti dietro le porte chiuse che così per caso" mi ripeto

"Se non vuoi brutte sorprese fa' in modo che escano da soli" mi ricordo le parole di Daryl.

Aveva ragione anche su questo.

Quindi busso un paio di volte alla porta: non sento nessun rumore, ma meglio non abbassare la guardia. Busso ancora e ancora nessuna risposta.

"Forse non c'è davvero nessuno" penso entrando silenziosamente in quella casa.

Mi guardo prima avanti poi chiudo la porta alle mie spalle. Cammino lentamente su quell'odioso pavimento cigolante e entro nella prima stanza: una cucina. C'è del cibo nel frigo ma è ammuffito.

"Che peccato" sussurro.

Nella dispensa trovo due barattoli di fagioli in scatola e un pacco di biscotti. Prendo tutto e mi avvio nelle altre stanze, non trovando però niente che possa servirmi. Infine mi trovo davanti all'ultima porta: sento dei rumori provenire dall'interno e deduco ci sia la padrona di casa qui dentro.

Stringo forte il coltello e apro di scatto la porta, ritrovandomi una "bellissima" e "curata" donna dai capelli biondi completamente spettinati e i denti marci in bella vista. Questa mi si fionda subito addosso, facendomi sbattere contro il muro e cercando di mordermi.
Faccio leva a tutte le mie forze per spingerla via e, quando ci riesco, le pianto il coltello in testa.

"Scusami se ti ho svegliata signora, e per averle rubato del cibo, ma serve più a me che a te" alzo le spalle entrando nella camera, ma quello che vedo mi lascia senza parole: una bambina piccola con delle treccine bionde abbellite da un fiocchetto che un tempo doveva essere rosa, giace sul letto completamente sporca di sangue e il corpo mangiucchiato in varie parti.

Mi scende una lacrima a vedere quella povera creatura innocente in questo stato, immaginando a quello che ha dovuto passare prima di morire. Mi avvicino a lei e, per sicurezza, le pianto il coltello al lato della fronte. Poi vado nel corridoio dove il corpo della zombie è steso a terra, quindi la trascino fino al letto e la posiziono accanto alla bambina, deducendo fosse sua madre dato il colore dei capelli simile.
Infine, prendo un lenzuolo buttato a terra e lo appoggio sui due corpi coprendoli interamente.

You will not lost me, I promise you. Daryl DixonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora