CAPITOLO 13: Balzo nel passato

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Atlanta, febbraio 2010.

Sento dei rumori provenire fuori dalla porta: sono loro e vogliono entrare, ma io non glielo permetterò!

"Nasconditi nella tua camera e chiuditi a chiave" ordino a mia nonna

"Dove vai?" chiede spaventata, stringendo Fuffy tra le braccia

"Devo ucciderli oppure entreranno" le spiego con tono premuroso

"Andrà tutto bene nonna, ma tu devi stare al sicuro" le dico abbracciandola.

Lei annuisce prima di chiudersi in camera da letto. Faccio un lungo sospiro, stringo forte il coltello tra le mani e apro la porta di scatto, trovando un gruppo di quei cosi. Uno ad uno, sforzo dopo sforzo riesco ad ucciderli tutti. Chiudo in fretta la porta e la barrico con alcune assi di legno, mettendoci anche il comodino.

"Se ne sono andati" dico a mia nonna che subito apre la porta, spaventata più che mai.

"Mangia qualcosa, sei quasi pelle e ossa" le dico

"Abbiamo finito tutto" mi informa delusa, quasi piagnucolando

"Devo uscire a fare scorta"

"E se non tornassi?" chiede allarmata

"Tornerò te lo prometto, ma tu devi stare nascosta al meglio possibile e non aprire se non sarò io a dirtelo"

"Sta' attenta"

"Certo" la tranquillizzo, accompagnandola poi in camera da letto, facendola sedere sul letto e chiudendo la porta a chiave

"Io entrerò dalla finestra" le dico, dandole un altro abbraccio prima di uscire.

Passo un tempo indecifrabile lì fuori, abbattendo tanti di quei cosi putridi e puzzolenti. Ho trovato alcune cose da mangiare nella salumeria dall'altro lato della strada: basteranno per una settimana, spero. Torno a casa e sentendo alcuni rumori provenire dall'interno: il primo pensiero va subito al fatto che potrebbero essere entrati e che ora stanno cercando di sfondare la porta della camera da letto. Mi precipito verso la finestra dalla quale mi arrampico, arrivo quindi dentro la camera da letto e davanti mi appare una scena a dir poco terrificante.

"Nonna..." sussurro con voce spezzata.

Lei è lì che sta divorando la povera Fuffy ancora miagolante ma, non appena si accorge della mia presenza, smette di mangiare ed inzia ad avanzare verso di me, con la bocca aperta grondante di sangue.

"Non farlo, per favore..." le dico singhiozzando ed indietreggiando nello stesso momento.

Ovviamente non mi può capire, non è più la nonna adesso: i suoi occhi ora sono bianchi, con vene di sangue marcate. La pelle grigiastra, secca e decadente. La bocca con i denti marci dalla quale escono quei versi agghiaccianti che mai avrei voluto sentire provenire da lei.

Cerca di afferrarmi ma la trattengo per le spalle per non farla avvicinare. Vedo poi una benda all'altezza della spalla che non avevo notato prima; con una mossa rapida gliela tolgo e vedo quello che chiaramente è un segno di denti: un morso.

"NOO!!" urlo spingendola e facendola finire per terra, ma si rialza subito.

La afferro di nuovo dalle spalle e la spingo nel piccolo bagno, chiudendolo. Mi appoggio alla porta scivolando con la schiena contro di essa e lasciando le lacrime scendere impetuose. Nel frattempo, iniziano i colpi dietro la porta del bagno e Fuffy ha smesso di miagolare.

I singhiozzi si fanno sempre più forti e i sensi di colpa aumentano, rimproverandomi sul fatto che non avrei dovuto lasciarla sola; ma una cosa non mi torna: sono stata fuori solamente un'ora! Allora da quanto tempo è stata morsa? E perché non l'ho capito subito? Non l'ho capito o non l'ho voluto capire? Poi alzo lo sguardo e noto un foglio a terra, il quale mi affretto a leggerlo.

You will not lost me, I promise you. Daryl DixonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora