CAPITOLO 24: Ce lo riprenderemo

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È mattina e finalmente il sole sorge alto, filtrando attraverso la piccola finestrella della mia cella. Questa notte non ho dormito molto bene perché, ogni volta che mi posizionavo di fianco, avvertitivo un forte dolore al braccio. Daryl non si è ritirato nella cella, poiché ha passato tutta la notte insieme agli altri a riparare le recinzioni. Mi sento talmente inutile in questo momento: ferita e temporaneamente con un braccio solo!

Mi alzo lentamente dal letto stirando i muscoli indolenziti e afferando i vestiti più puliti che ho, insieme ai miei soliti stivaletti, presi quella volta che tornai ad Atlanta. I capelli li lascerò sciolti, poiché con un braccio solo è impossibile farsi una codino, perciò mi limiterò a sistemarli al meglio. Ora che lo noto sono cresciuti molto rispetto a quando li spuntai quella volta che scappai dalla prigione; magari dopo chiedo a Beth di tagliarli un pochino.

Esco dalla cella e vado alla mensa per fare colazione e, per fortuna, non sono sola: ci sono Carl, Beth ed Hershel.

"Buongiorno" saluto il terzetto, prendendo posto accanto al ragazzino

"Ciao Helena!" esclama lui sorridendomi

"Come ti senti?" chiedono in coro padre e figlia

"Il braccio fa ancora molto male, ma per il resto tutto uguale" rispondo, mordendo una barretta alla frutta

"Tra un paio di giorni vedrai già dei miglioramenti" spiega l'anziano sorridendomi.

Non gli rispondo e continuo a mangiare.

Finita la colazione, vado in bagno a lavarmi la faccia e a sciacquarmi la bocca, visto che non abbiamo né spazzolini né colluttori. Mentre sto lavandomi il viso, mi inizia a girare lo stomaco e a far male la pancia, seguito da un senso di nausea. Faccio una piccola corsetta verso il water e rigetto tutta la colazione.

Merda... già il cibo è poco devo anche buttarlo fuori! Quella cazzo di barretta doveva esser andata a male.

Mi risciacquo la bocca e torno nella mia cella per sedermi sul letto e per calmarmi dallo sforzo. Quando arrivo davanti ad essa, vedo un'ombra che è impossibile non riconoscere: Daryl è seduto sul letto con la piccola Judith tra le braccia mentre le da il latte da un biberon. Quasi mi lacrimano gli occhi per la scena tanto tenera a cui sto assistendo: sapevo che infondo era un tipo dal cuore d'oro.

"Hey" mi saluta, non staccando gli occhi dalla piccola

"Come sapevi che ero qui?" ridacchio, sedendomi accanto a lui.

Riesce sempre a capire che sono dietro di lui anche se è distratto.

"Il tuo sguardo addosso è inconfondibile" risponde semplicemente, questa volta staccando gli occhi dalla bambina

"Come stai?" chiede poi

"Sono stata peggio"

"Avrei voluto starti accanto ieri notte: mi dispiace di non esserci stato" ammette, abbassando la testa

"Eri impegnato in una cosa più importante. Tranquillo, io sto bene"

"Per me sei tu la cosa più importante"

"Anche tu lo sei per me, Daryl" gli sorrido, stampandogli un bacio sulla guancia ed appoggiando la testa sulla sua spalla.

La piccola Judith si è addormentata e Daryl adesso la sta cullando dolcemente.

"C'è qualcosa che non va? Mi sembri pensieroso"

"Non è nulla"

"Non dire 'non è nulla' quando in realtà c'è qualcosa che ti turba"

You will not lost me, I promise you. Daryl DixonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora