I compiti

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«Nino, puoi portare tu i compiti ad Adrien, visto che oggi non c'è?» chiese l'insegnate di letteratura al ragazzo al primo banco.

Il giovane di colore stava per rispondere, quando la sua compagna, proprio dietro di lui gli lanciò una pallina di carta, facendolo voltare.

«Ma insomma Alya, non ci si comporta così in classe!» la riproverò la donna.

«Scusi professoressa, ma volevo ricordare a Nino che lui ha un'impegno!» disse la ragazza dalla pelle scura e gli occhiali, con un'enorme e innocente sorriso.

«Ah sì?» chiese il ragazzo stupito.

«Sì... – lo guardò di sbieco la ragazza – Te ne sei dimenticato?! – poi si rivolse di nuovo all'insegnante – Potrebbe consegnarglieli Marinette...» propose.

«Che?!» domandò sconvolta la sua compagna di banco.

«Bene Marinette, li affido a te!» disse la professoressa consegnandole un plico di fogli, senza che lei potesse ribattere.

Subito dopo suonò la campanella e la classe pian piano iniziò a svuotarsi.

«Mi dici che ti è saltato in mente? Non posso andare io a consegnare i compiti ad Adrien...» protestò la ragazza.

«Perché no? È la tua occasione Marinette! Fidati della tua amica!» le rispose Alya facendole l'occhiolino, dopodiché prese Nino per un braccio e lo trascinò fuori.

Con un sospiro la giovane Dupain-Cheng mise tutto dentro al suo zaino e uscì fuori dall'aula.

Arrivata sul posto la ragazza sbuffò: non riusciva a calmarsi, le sembrava di essere un gladiatore che andava verso la fossa dei leoni.

«Marinette, è tutto il tragitto che sospiri.» le fece notare la piccola kwami rossa, sbucando dalla sua borsetta.

La corvina alzò il dito per suonare al citofono di casa Agreste, ma esso rimase sospeso senza muoversi.

«Oh santa pazienza!» esclamò esasperata la creaturina, subito dopo uscì dalla borsa e premette lei il citofono, tornando poi nel suo nascondiglio.

«Tikki, che hai fatto?» protestò lei.

«Quello che tu non riesci a fare!»

«Sì?» chiese una voce femminile che attirò di nuovo l'attenzione di entrambe.

«Ehm... Sono... Sono Marinette... Una compagna di classe di Adrien... Devo... devo dargli i compiti di oggi...» balbettò Marinette imbarazzatissima.

«Entra pure.» disse la voce e subito dopo il cancello si aprì.


Adrien era seduto sul divano bianco che c'era in camera sua. Stava leggendo un fumetto, uno di quelli americani di supereroi. Plagg sulla sua spalla guardava anche lui le immagini stampate sulle pagine che leggeva il ragazzo. Quando qualcuno bussò alla sua porta.

«Avanti!» disse, mentre apriva la camicia per far nascondere il piccolo kwami nero e gettava il fumetto di fianco a lui.

«Adrien, una tua compagna di classe ti ha portato i compiti.» disse la donna che aveva aperto la porta.

«Marinette! – fece il ragazzo, alzandosi dal divano entusiasta di vedere la sua amica – Grazie Nathalie, puoi andare!» concluse poi rivolgendosi di nuovo alla segretaria di suo padre.

La donna con un cenno uscì dalla stanza, chiudendo la porta.

«I tuoi compiti...» disse Marinette tenendo lo sguardo basso.

«Grazie...» rispose il ragazzo, sfiorandole la mano e facendola diventare ancora più rossa di come già era.

Il biondo ebbe appena il tempo di prendere il blocco di fogli che uno starnuto glieli fece volare di mano.

«Accidenti!» protestò chinandosi a raccoglierli.

Anche la ragazza, si abbassò per dargli una mano.

All'ultimo foglio le loro mani si sfiorarono per la seconda volta, ma questa volta la ragazza non riuscì a fare a meno di alzare lo sguardo sul proprietario di quella mano incrociando un paio di smeraldi e un sorriso splendido.

«Devi scusarmi... È da ieri sera che sto così! Credo di essermi preso un bel raffreddore.»

Si alzarono entrambi.

«Beh allora... Io... Ora hai i compiti... quindi... Torno a cosa... cioè volevo dire a casa...» balbettò come suo solito la ragazza.

«Perché non rimani invece?» chiese il biondo.

«Eh?! Cosa... cioè... Perché?» Marinette era sempre più imbarazzata.

«Mio padre non c'è, Nathalie è stra-impegnata... Non mi dispiacerebbe un po' di compagnia.» disse con un sorriso.


«Va bene... Certo...» rispose, ancora un po' stranita.

Non ci credeva ancora: Adrien l'aveva invitata a rimanere con lui. Sembrava un sogno che si realizzava, ma allo stesso tempo non sapeva che fare. Cosa avrebbe detto? Che avrebbero fatto? Avrebbe fatto una figuraccia lo sapeva già.

«Accomodati!» disse indicandole con un gesto della mano il divano dove stava seduto lui prima.

La ragazza andò, con movimenti quasi meccanici, verso il divano e si sedette. Poco dopo il giovane modello la raggiunse, con il suo solito meraviglioso sorriso stampato in volto.

Non riusciva proprio a sostenere il suo sguardo per più di dieci secondi così si voltò e gli occhi le caddero sul fumetto che il ragazzo stava leggendo prima che entrassero lei e Nathalie.

«Catwoman...?» chiese stupita voltandosi verso il ragazzo.

«Oh... È solo un vecchio fumetto... Non avevo nulla da fare, quindi... – questa volta fu lui ad essere imbarazzato, quindi cercò subito una scappatoia – Che ne dici di vedere un po' di tv?»

Appena acceso l'apparecchio al plasma, attraverso il telecomando, apparì l'immagine del notiziario.

«Interrompiamo la normale programmazione, per annunciare che un nuovo super cattivo è stato avvistato nei pressi della Tour Eiffel. Si sta scatenando il caos...»

I due ragazzi rimasero paralizzati per un paio di secondi.


La prima a riprendersi dalla notizia e reagire fu Marinette.

«Ehm... Ti dispiace se uso il bagno?» chiese.

«No no... Fa pure! – rispose il ragazzo – Io mi faccio un pisolino, ho un po' di mal di testa.»

Appena la ragazza si chiuse la porta scorrevole del bagno alle spalle, Adrien corse verso il suo letto, riempì le coperte di cuscini e chiamò il suo piccolo compagno.

«Vuoi uscire anche con l'influenza?» chiese il micetto.

«È solo un raffreddore... E poi...»

«E poi non puoi lasciare il tuo unico amore ad affrontare i nemici da sola.» concluse la frase il kwami della sfortuna.

Lui sorrise, per poi mettersi in posizione.

«Plagg, trasformami!»

Makohon Saga _ Le Coeur de Paris [volume 13]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora