Il futuro

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Atterrò con la sua solita leggiadria, tanto silenziosamente che nemmeno la ragazza seduta alla scrivania l'aveva sentito. Rimase qualche secondo ad ammirarla, come ammaliato da quella figura tutta concentrata, sotto la luce artificiale della lampada da tavolo che illuminava solo quella zona della stanza, mentre mordicchiava la matita che aveva in mano.

Dopodiché si avvicinò, con lo stesso passo lento e felpato, in modo che non si accorgesse di lui. Era così assorto nell'osservarla che non si rese conto dello scatolone per terra: il suo piede sinistro sbatté contro di esso, facendolo ruzzolare sul pavimento e creando un gran trambusto.

A quella confusione la ragazza saltò in aria e si voltò verso di lui.

«Chat, mi hai fatto prendere un colpo!» lo rimproverò.

«Non è colpa mia... Sei tu che metti le scatole in mezzo ai piedi.» protesto stizzito il ragazzo rimanendo seduto dove era caduto.

«Si dà il caso che quella sia la stoffa che ho comprato ieri e non sapevo dove metterla.» rispose lei, volgendo di nuovo la sua attenzione a ciò che stava facendo poco prima.

«Nuovo vestito?» chiese curioso lui, rimanendo però seduto e togliendosi solo l'anello in modo che Plagg fosse libero di raggiungere la sua compagna nel solito giaciglio in cui lei se ne stava tranquillamente distesa.

«Una cosa del genere...» commentò lei concentrata.

«Posso vedere?»

«No micetto... Piuttosto che ci fai qui a quest'ora?» gli chiese dando altri brevi tratti al foglio che aveva di fronte.

«I miei hanno deciso di recuperare la loro lontananza e sinceramente non ci tengo a non dormire la notte.» rispose lui poggiando la schiena sulla scatola e mettendo le mani dietro la nuca per stare più comodo.

«Adrien, – attaccò con tono di rimprovero lei facendo voltare di nuovo la sedia verso di lui – vivi in una villa enorme, non puoi sentire i tuoi che... che... beh hai capito...» disse voltandosi di nuovo rossa in volto.

Lui sorrise divertito per poi alzarsi ed avvicinarsi a lei, cingendole le braccia attorno alle spalle.

«Oh ti prego dimmi che indosserai questa felpa un giorno...»

«Adrien ti avevo detto che...» non le fece finire la frase, perché tirò la sedia girevole lontano dalla scrivania di qualche metro.

«Per oggi basta lavoro... Ho voglia di stare con te.» le disse facendo il giro attorno a lei e mettendoglisi proprio di fronte, porgendole la mano per farla alzare.

La ragazza con un sospiro accettò l'aiuto per poi andare alla scrivania e poggiare la matita che le era rimasta in mano, poi si voltò di nuovo verso di lui e per un'attimo rimase come abbagliato dal suo sguardo.

«Ti fidi di me?» gli chiese, con quella voce dolce e rassicurante.

«Sempre, my lady.» confermò lui e, a quella risposta, la ragazza spense la luce della scrivania, facendoli cadere entrambi nel buio più assoluto.

In poco tempo sentì il panico prendere il sopravvento, attorno a lui non riusciva più a percepire con precisione tutto e questo, come al solito, lo fece sentire a disagio.

«Tranquillo, sono qui.» gli sussurrò all'orecchio la sua voce e subito dopo la mano delicata che sfiorava la sua.

A quei gesti fu come ritrovare la pace: non riusciva ancora a distinguere perfettamente la sua sagoma, ma era come se la vedesse perfettamente, come se fosse lei la sua luce.

Lo tirò leggermente per il braccio e poi lo fece sedere sulla chaise-long, quella che fino a due notti prima era stata il suo letto per più di una settimana.

Makohon Saga _ Le Coeur de Paris [volume 13]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora