La notte

379 19 15
                                    

Era stanca, talmente stanca che ormai le sembrava quasi di non riuscire più a sentirsi braccia e gambe. Papillon era di fronte a lei e ancora, nonostante anche lui mostrasse stanchezza attraverso il respiro affannato e il sudore che gli imperlava il piccolo pezzo di viso scoperto, manteneva quel ghigno perfido e sicuro che sembrava prosciugarle tutte le speranze.

«Papà, smettila... Ti prego...» supplicò l'eroe nero di fianco a lei.

L'uomo però non rispose, se fino a qualche giorno prima c'era anche solo un barlume di speranza che il signor Agreste reagisse al tentativo di controllo da parte del misterioso e potente sciamano, ora sembrava non essercene più.

«Chat è inutile... Dobbiamo agire! – disse Volpina alle loro spalle che finalmente sembrava aver messo al tappeto la giovane modella akumatizzata – Abbiamo solo un'occasione.»

Lei annuì ed evoco il Lucky Charm, ma non appena l'oggetto in questione cadde fra le sue mani, successe l'irreparabile. Angelie si era rialzata e scostando brutalmente l'eroina arancione da davanti lanciò un coltello proprio nella sua direzione.

«Ladybug!» urlò l'eroe gatto, per poi lanciarsi davanti a lei.

Quando il coltello si fermò, nonostante non l'avesse ferita, sentì lo stesso il dolore: un dolore straziante e insopportabile, mentre vedeva il biondo afflosciarsi, privo di forze. Mollò subito l'oggetto fortunato, facendolo cadere a terra con un tonfo, per poi prendere tra le braccia il suo compagno.

«Chat... ti prego no... – disse con le lacrime agli occhi – Chat...»

«Andrà tutto bene Marinette... – rispose con un sussurro lui – Devi solo sconfiggere Makohon e avremo vinto...» finita quella frase i suoi occhi si spensero pian piano e con le ultime forze che gli rimasero chiuse le palpebre, riservandole fino alla fine le sue attenzioni.

«Adrieeeeeeeeen!»


Era sdraiato sul suo letto provvisorio, senza riuscire a dormire o riposarsi: i suoi occhi erano fissi sul soffitto, mentre il suono continuo della pioggia che batteva sui vetri delle finestre accompagnava quel suo momento d'insonnia.

Non era agitazione quella che lo teneva sveglio, né tanto meno preoccupazione per la battaglia, no; sembrava più un senso di angoscia come se sapesse che pur vincendo, qualcosa sarebbe andato storto. Cercò di togliersi quei pensieri negativi dalla testa, ma all'improvviso, dal soppalco sentì urlare il suo nome.

Subito, scattò come una molla, senza chiedersi come né perché e si precipitò in prossimità delle scale: la vide lì, seduta sul suo letto, tremante, con il fiato grosso, madida di sudore e con le lacrime agli occhi. Non ebbe il tempo di chiederle niente che la vide sussurrare il suo nome presa dai brividi e dai singhiozzi, mentre cercava di spiegare qualcosa a mezza voce.

«Adrien... Tu... tu eri... eri... Ed io... Io mi... Non...»

La raggiunse, risalendo tutte le scale e sedendosi sul materasso, di fronte a lei.

«Non è successo niente... Sono qui... – la strinse tra le braccia e sentì che stava ancora piangendo – Sono vivo, my lady, sono qui...» concluse.

Sapeva benissimo cosa aveva sognato, lo immaginava, perché era la stessa paura folle che attanagliava anche lui.

Pian piano i singhiozzi della bruna diminuirono e lui poté stringerla di più a sé: sentiva la sua maglia fradicia di sudore che si contrapponeva alla sua.

«Marinette, così ti prenderai un'accidente. – disse staccandosi un po' – Devi cambiarti la maglietta.»

Lei annuì titubante, diventando un po' rossa, ma lui senza dire nulla si voltò dall'altro lato dandole la possibilità di spogliarsi senza imbarazzo. Nonostante la pioggia battente, sentì distintamente la ragazza sfilarsi la maglia e lui fece lo stesso.

Makohon Saga _ Le Coeur de Paris [volume 13]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora