Capitolo 12

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Kara

Montealto era un villaggio molto grande se paragonato a Partesia. Mentre attraversavamo le vie del paese la gente sembrò non far caso a noi, indaffarata com'era  a sistemare i rifugi e trasportare scorte di viveri e coperte per i nuovi arrivati. Leone ci condusse a est del villaggio dove, poco distante dal centro, si trovava la stalla che sarebbe diventata casa nostra per chissà quanto tempo. All'esterno, c'erano bambini che correvano e saltellavano da una parte all'altra, felicemente ignari dei problemi che affliggevano il paese, quanto avrei voluto essere al loro posto...
- Mamma, possiamo andare a giocare? - chiese Lily guardando gli altri ragazzini.
- Certo bambini... ma non allontanatevi... - Rispose mia madre con voce stanca. Aveva gli occhi verdi che evidenziavano le occhiaie scure ed il viso scavato, cercava di non dare a vedere quanto fosse in apprensione ma io la conoscevo bene e mio padre più di me, le posò un lieve bacio sulla testa e lei gli rivolse un debole sorriso.

La stalla era immensa e quando ne varcammo la soglia restai di stucco. Centinaia di persone correvano da una parte all'altra con balle di fieno e lenzuola con le quali creavano delle brande per i rifugiati come noi, ne riuscii a contare settanta ma ero sicura che fossero molte di più; sul lato destro c'erano dei posti liberi e Leone ci condusse proprio lì.
Una donna bionda, intenta a coprire un bambino addormento si voltò a guardarci rivolgendoci un sorriro solare.
- Lauren! Eccovi finalmente! - esclamò correndo ad abbracciare mia madre.
- Vi abbiamo riservato questi letti vicino ai nostri, Leone ha pensato che vi avrebbe fatto piacere avere dei conoscenti accanto in un momento così difficile. -
- Oh, certamente Carmen, vi ringrazio di cuore.- Rispose mia madre sorridendole.
Mentre i nostri genitori si sistemavano per la notte, il mio pensiero corse a Dimitri. Non riuscivo ad essere grata come mia madre in quel momento, ero solo triste e arrabbiata con il mondo intero, se avessi potuto avrei cercato Said e
l'avrei strangolato con le mie stesse mani.
La voce di Leone mi strappò a quei pensieri.
- Kara, comprendo che non è il massimo della comodità ma riuscirai ad abituarti... -
Io lo interruppi con un cenno brusco della mano e gli rivolsi uno sguardo severo.
- Non ho mai avuto di questi problemi, ti ricordo che non vivo in una reggia ma in una casa modesta in cima ad una collina - lo guardai dritto negli occhi, mossa sbagliata visto che un secondo dopo i miei si riempirono di lacrime.

Dimitri

Mentre abbracciavo mia sorella dovetti soffocare un singhiozzo, non volevo abbandonarla, avevo lasciato che Kara andasse via senza di me per rimanere al fianco di Stacy ma era stato tutto inutile.
Mi stavano costringendo a lasciarla in un villaggio ormai assediato dai soldati di Said e mi si spezzava il cuore.
Guardai un ultima volta la mia casa prima che i soldati mi spingessero a camminare.
- Forza ragazzo! Non pensarci più, vedrai che la guerra ti piacerà! - Sghignazzò uno di loro mostrando una risata orrenda e fetida.
Resistetti all'impulso di rompergli i pochi denti che gli rimanevano in bocca e continuai a camminare guardando dritto davanti a me.
Un altro soldato, un tipo della mia età, mi si avvicinò - Lascialo stare... è un idiota - disse piano.
Io lo guardai diffidente ma i suoi occhi sembravano buoni e sinceri.
- Io sono Kaimo ...- mi sussurrò.
- Il mio nome è Dimitri... - Dissi continuando a guardare dritto.
Avanzavamo dietro ad una ventina di soldati, capeggiati dall' uomo che mi aveva portato via la libertà.
- Come si chiama ? - Domandai al mio nuovo amico indicandolo con un cenno del capo.
- Chi, il capitano? Leonard. Ed è meglio non mettersi contro di lui. - Disse piano, come se temesse di essere sentito.
- Non ho paura, se l' ho seguito in questa follia è stato solo per proteggere la mia famiglia. - Ringhiai stringendo i pugni.
- Dovresti averne invece. Da quando sono quì gli ho visto fare cose disumane... - Disse rabbrividendo e mi parse che i suoi occhi verdi fossero diventati scuri per il terrore.
Procedevamo verso il fiume appena fuori da Partesia, dove pareva avessero sistemato il loro accampamento. Mentre camminavo per il bosco, non riuscii a non pensare a mio padre e al fatto che fosse stato lui l'artefice di questo disastro però, c'era qualcosa che mi sfuggiva. Era rimasto stupito quanto me quando il capitano mi aveva ordinato di fare i bagagli e poi, chi era Karissa? Pareva si trattasse di una cugina di mio padre di cui non sapevo l'esistenza. Ero confuso e arrabbiato e sperai con tutto il cuore che fosse tutto un incubo dal quale mi sarei svegliato presto.

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