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Le sue labbra si posarono sulle mie; non lo allontanai, non mi opposi, bensì ricambiai. Infondo, anch'io aspettavo quel momento.

Si allontanò di pochi centimetri, mostrando un sorriso soddisfatto.
Mise un piccolo bigliettino nelle mie mani, per poi voltarsi ed allontanarsi in direzione opposta.
Lo guardai confusa.
- A domani, Yen -
Mi allontanai anch'io.

-•-•-

Il cielo, ancora chiaro, presentava qualche nuvolone grigio pronto a piovere. Qualche piccola goccia iniziò a cadere qua e là per il viale coperto di ciottoli.
- Ci mancava solo questa - sbottai ad alta voce.

Improvvisamente, un ombrello rosso mi coprì la testa, alzai lo sguardo.
- Taehyung? -
- Non penso ti faccia piacere andare in giro fradicia - sorrise.
Non fa una piega.
- Che ci fai qui? - Chiesi.
- Le passeggiate mi schiariscono le idee -
- Sotto la pioggia? -
- È stato un piccolo inconveniente - Disse, grattandosi la nuca imbarazzato.

-•-•-

- Tae? -
- Mh? - Si voltò di scatto.
- Io vivo qui - Dissi indicando casa mia, mentre lui si trovava diversi metri più avanti.
- Grazie mille per avermi accompagnato a casa - continuai, sorridendogli
- No problem - Rispose lui - Ci vediamo a lavoro - Sorrise, agitando lievemente la mano in segno di saluto.

Varcai la soglia di casa, trovando mio padre ad aspettarmi davanti all'ingresso del salotto, una spalla appoggiata allo stipite della porta.

- Alla buon'ora - Esclamò severo.
- Papà stavo solo provando -
- Quando ti ho chiesto di trovare un lavoro, ho chiesto un lavoro serio -
- Come scusa? - Gli risposi confusa.
- Come dice la parola "lavoro", bisogna "lavorare" e guadagnare qualcosa. -
- Papà sono confusa -
- Non hai ancora portato a casa un centesimo -
- Non capisco, non eri tu quello che mi ha sempre detto che mi avresti sempre supportato nelle mie scelte? -
- Trovati un nuovo lavoro -

Si spostò di pochi centimetri, lasciando intravedere una bottiglia di birra vuota. Non posso crederci.
- Hai..Hai bevuto? - Chiesi con tono deluso e preoccupato.
- Vai in camera tua -
- Papà io.. -
- E non provare a tornare a quel tuo stupido lavoro, sempre se si può chiamare così - Disse, prima di sbattere la porta del salotto alle sue spalle, allontanandosi all'interno della stanza.

Mi chiusi a chiave in camera mia, buttandomi sul letto e affondando la testa nel cuscino. Qualche lacrima bagnò la sua fodera. Aveva promesso di non farlo più. Me lo aveva promesso.

Solo dopo alcuni minuti, mi ricordai del biglietto di Jungkook. Frugai nello zaino, lo trovai e lo lessi.

"All these things are not by chance. It's the two of us who found the fate"

『Sωєєт Dяєαмѕ』➵ℐeon ℐungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora