Il viaggio da casa di Dylan a quella di Edward fu leggermente imbarazzante solo nei momenti di silenzio della partenza, il restante del tempo fu piacevolmente divertente.
Ogni volta che partiva una canzone che piaceva ad entrambi partiva il momento X-Factor, con movimenti casuali di braccia per imitare i balli fatti nei rispettivi video delle canzoni e vocalizzi a caso per rendere il tutto più stupido.
Non ci mettemmo molto (o almeno non quanto mi sarei aspettato) anche se c'era molto traffico, ne approfittai per guardare i palazzi e la gente che camminava sotto i lampioni della città dove avrei tanto voluto vivere, dove avrei forse un giorno avverato i miei sogni ancora un po' incerti.
"Siamo quasi arrivati" Disse Dylan dopo qualche minuto di silenzio.
La radio stava dando notizie su vari personaggi famosi e i loro scandali, mentre io guardavo fuori dal finestrino immerso nei miei pensieri, la voce di Dylan mi riportò sulla terra.
Battei le palpebre e lo guardai, era concentrato a guardare la strada gorgante di macchine e di pedoni sfreccianti da un capo all'altro della strada, illuminato da luci ad intermittenza gialle che lo rendevano cupo ma bello allo stesso tempo.
"Mi hai sentito?" Chiese girandosi per un istante verso di me.
"Cosa? No, scusa" Mi grattai distrattamente la nuca un po' imbarazzato.
"Ho detto: se Edward ti fa domande imbarazzanti, vieni da me e lo metto a tacere subito. Okay?" Disse soffocando una leggera risata e lasciando chiaramente intendere che era divertito da quello che aveva appena detto.
"Va bene" Dissi ridacchiando.
La voglia di dormire non era sparita e il quasi totale buio ed il silenzio non aiutava a tenermi sveglio, fin quando non sentì la macchina fermarsi e Dylan proclamare "Siamo arrivati!"
A quel punto, la voglia di dormire fu sostituita dall'ansia di non risultare simpatico, di rimanere troppo in silenzio, ed essere giudicato antipatico o poco loquace.
Entrambi scendemmo dalla macchina contemporaneamente ed io mi strinsi nelle braccia, non sentivo freddo ma era come se ne avessi per colpa della mia incontrollata e persistente ansia.
"Hai freddo?" Mi chiese Dylan una volta salito i gradini che portavano al portone della palazzina.
"No, no. Tranquillo" E distensi le braccia lungo i fianchi controvoglia.
Salimmo fino al terzo piano e Dylan suonò il campanello, da dietro la porta si sentivano delle voci che si fermarono subito al suono del campanello e sostituito dal suono dei passi appartenenti ad Edward che ci aprì sorridendo come sempre.
"Ciao Dylan! Ciao Raff! Ti da fastidio se ti chiamo Raff?" Disse Edward facendoci entrare.
"No, tranquillo" Risponsi con un leggero sorriso.
"Benvenuto a casa Edward" Disse scortandomi nel salotto dove era già seduta sul divano rosso una ragazza bionda.
"Ciao Stefy" Disse Dylan per salutarla baciandole la guancia.
Lei sorrise e lo salutò, erano tremendamente simili, entrambi occhi celesti, capelli biondi e stessa carnagione.
"Raffaele lei è Stefani, mia sorella" Disse Dylan presentadola con un sorriso smagliante.
Quando lei si alzò notai subito l'enorme differenza di altezza, lei molto più bassa di lui di almeno una testa.
Le tesi la mano e lei la strinse subito sorridendomi "Scommetto che sarai molto stanco" Disse facendomi sedere accanto a lei.
Era davvero bella, vestita con un pezzo unico lungo fino alle ginocchia color panna.
"Sei arrivato solo oggi e Dylan ti ha fatto già uscire di casa, gli avevo detto che avresti voluto solo riposare" Continuò lei guardando il fratello con occhi severi.
Io non proferí parola, per paura di offendere Dylan dicendo che aveva ragione sua sorella.
"Se avesse preferito dormire, me l'avrebbe detto. Giusto?" Mi guardò alzando le sopracciglia e aspettandosi una risposta che non arrivò mai, poiché Stefani rispose al posto mio.
"Ovvio che avrebbe acconsentito a qualsiasi cosa tu avessi proposto. Si vede lontano un miglio che è una persona buona, al contrario tuo, fratello" Disse lei puntandogli il dito.
"Raff, ti va di aiutarmi a finire di cucinare la cena?" Mi chiese Edward, ed io fui felice di aiutarlo alzandomi dal divano trasferendomi in cucina, lasciando i due bisticciare.
"Non sono sempre così" Esordì Edward dopo aver chiuso la porta della cucina.
"Solo che prima del tuo arrivo hanno bisticciato -come sempre- su alcuni comportamenti che deve cambiare Dylan" Edward rise un po' mentre io lo guardavo un po' confuso.
"Oh, tranquillo! Nulla di pericoloso, solo qualche vizio da momentaneamente placare" Aggiunse poi, ma vedendo la mia faccia continuò "Ama portare a casa un ragazzo diverso ogni settimana"
A quelle parole sentì come un nodo allo stomaco, e se l'avesse fatto in mia presenza? Come mi sarei dovuto comportare se un ragazzo sconosciuto uscisse dalla sua camera da letto nel momento esatto in cui esco io dalla mia? O ancora peggio mentre sto facendo uno dei miei nascosti e insospettabili spuntini notturni?
"Ritornando al motivo per cui siamo venuti qui" Disse distraendomi da immagini raccapriccianti e imbarazzanti di varie situazioni in cui mi potrei cacciare se un ragazzo mi vedesse girovagare per la casa dell'uomo con cui ha appena passato la notte.
"Ti piace il cinese e giapponese?" Domandò prendendo il telefono dalla tasca.
"Si" Risponsi già con l'acquolina in bocca e lo stomaco brontolante.
"Bene, allora spaghetti di soia e altra roba con nomi strani per tutti!" Sentenziò alla fine portandosi il telefono all'orecchio.
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DISTANZA
Romance[ Completa - Ripubblicazione ] -STORIA A TEMA GAY- Un'amicizia nata a distanza, un amore coltivato con il tempo ma mai sbocciato fin quando non si incontreranno per la prima volta. A quel punto succederanno molte cose e i personaggi capiranno molto...