CAPITOLO 17

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Rimasi per quasi tutta la giornata nella mia stanza, incapace di riuscire a guardarlo per più di venti secondi. Avevo riflettuto tutto il tempo, su ciò che provavo e su cosa desideravo per il futuro. Francesco mi mancava da morire e il solo accennare al suo nome mi faceva stare male, mentre l'idea di esser stato ingannato da Dylan mi faceva arrabbiare. Avevo voglia di urlargli contro, dirgli che odiavo quello che aveva fatto ma che allo stesso tempo gli volevo un bene dell'anima, che non mi sarei mai stancato di lui e della nostra amicizia, perché forse era quello che provavo per lui: un forte amore fraterno. O forse mi stavo immaginando tutto ed ero davvero innamorato come lui sperava.
Era giorno e sentii il mio stomaco brontolare per la fame, non sarei rimasto un'altra giornata chiuso in camera, prima o poi l'avrei rivisto.
Mi feci coraggio e andai in cucina dove vi trovai Dylan che mangiava. Quando mi vide spalancò gli occhi, io rimasi fermo per un po' a guardarlo.
"Vuoi fare colazione?" Chiese.
Annuì e mi avvicinai a lui che prendeva il necessario per la mia colazione. Mi sedetti davanti a lui ed entrambi continuammo a mangiare nel quasi silenzio totale, fin quando non parlò "Senti, non ce la faccio. Il pensiero che ti abbia fatto soffrire fa soffrire anche me, e non puoi immaginare quanto"
"Infatti non posso" Dissi freddo.
Lui si interruppe e mi guardò affranto.
"Non voglio parlarne adesso" Aggiunsi dopo. Volevo mangiare tranquillamente, senza che lo stomaco si chiudesse dalla rabbia e la gola si spezzasse dai singhiozzi del pianto.
Finito di mangiare decisi di ritornare su, non aveva senso rimanere lì con lui se non riuscivo a parlargli senza riportare alla luce quello che era successo.
"A pranzo verranno Stefani e Edward con un ragazzo. Ci sarai?" Ero quasi arrivato alla fine della scalinata quando Dylan mi informò.
Non potevo non esserci, alla fine dovevo vivere in quella casa per qualche altro giorno, e non presentarmi sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti di Stefani ed Edward, e avrebbe anche destato sospetti su me e Dylan.
"Si, ci sarò. Vado a darmi una sistemata" Risposi e ritornai in camera.
Andai in bagno e mi guardai allo specchio, promettendomi che non avrei avuto nessuna perdita di controllo, che sarei stato tranquillo e avrei parlato con Edward e Stefani tranquillamente. Ma ovviamente era tutto da vedere.

Dopo essermi reso presentabile scesi al piano inferiore poco prima che arrivassero gli ospiti. Entrambi mi salutarono con un forte abbraccio e il nuovo arrivato si presentò un po' timidamente strinfendomi la mano "Ciao, piacere Sebastian" Disse.
"Piacere, Raffaele ma puoi chiamarmi Raff" Risposi e lui mi sorrise timidamente.
Ci sedemmo tutti in salotto ed incominciammo a parlare. Dylan mi guardava ogni tanto di sottecchi ma io cercavo di non farci troppo caso.
"Allora, come vi siete conosciuti?" Chiesi per rompere il ghiaccio. Non sarei rimasto lì per molto ma volevo che il nuovo arrivato non avesse una brutta impressione di me.
"Al cinema e per colpa di un incidente" Rispose Edward sorridendo al ragazzo e strofinando la mano sulla coscia coperta dai jeans.
"In che senso?" Chiese Dylan.
Stefani era accanto a me e stava in silenzio a guardare con attenzione tutti noi.
"Gli sono andato praticamente addosso e gli ho fatto cadere i popcorn. Così per farmi perdonare glieli ho comprati degli altri, e alla fine ho scoperto che stava andando a vedere il mio stesso film" Spiegò Edward.
"Un amore proibito" Aggiunse Sebastian prevenendo la mia domanda su quale film avessero visto.
"Poi dopo il film l'ho fermato per avere pareri su quello che pensava del film, e una cosa tira l'altra alla fine gli ho chiesto il nick di Instagram" Continuò ridacchiando.
"Il nick di insta? Davvero? Tutti i miei insegnamenti buttati così? Che delusione che sei Edwy" Disse Dylan.
"È stato un po' imbarazzante quando hai chiesto il mio insta in effetti. Se mi avessi chiesto il numero te l'avrei dato" Disse Sebastian ridendo.
"Oh, e che ne so io! Sono un ragazzo timido e impacciato" Si giustificò Edward ridendo.
"E da quanto vi frequentate?" Chiesi.
"Due settimane circa" Rispose Edward che guardò Sebastian per avere conferma.
"Allora Dylan, che hai cucinato oggi per noi?" Domandò Edward sorridendo felice ed affamato.
"Per te nulla, per gli altri ragù all'italiana, ci tengo a specificarlo perché quello che fanno gli americano non è paragonabile a quello fatto dagli italiani" Rispose Dylan, per poi aggiungere "Vado a scolare la pasta" Si alzò e andò in cucina.
"Raff, vieni un attimo con me. Devo parlarti di una cosa" Disse Stefani che era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
Annuì e andammo in giardino.
Il fatto che mi avesse fatto allontanare dagli altri mi preoccupava, ma cercai di rimanere il più impassibile possibile.
"Che cosa è successo l'altra notte? Ve ne siete andati dalla discoteca ed adesso mi sembrate entrambi... tristi" Stefani mi guardò dritto negli occhi ed io non riuscì a mantenere lo sguardo.
"Nulla, siamo tornati perché io non mi sentivo tanto bene" Mi inventai una bugia.
"Ne sei sicuro? Sai che ti puoi fidare di me" Mi prese la mano e la strinse per darmi sicurezza.
Non potevo dirglielo adesso o sarei crollato di nuovo, così decisi di rimandare alla sera "Adesso non ho voglia di spiegarti cosa è successo. Ti va bene stasera? Non voglio rovinarmi la giornata"
"Va bene" Rispose lei sorridendomi prima di rientrare in casa per pranzare.

DISTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora