CAPITOLO 10

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Rimasi fermo sul posto qualche minuto ancora pietrificato e con il cervello che elaborava l'accaduto.
Perché mi aveva baciato? Forse era solo una tecnica per tenermi zitto, o voleva farlo già da tempo?
Mi trascinai nella mia stanza e per tutta la notte continuavo a sognare quel bacio che mi stava lentamente corrodendo il cervello.

La mattina seguente mi svegliai al suono del cellulare che squillava. Era Francesco.
Alla vista di quel nome mi si formò un nodo allo stomaco, ed il senso di colpa si fece vivo più che mai.
La giornata non poteva incominciare così male.
Presi il telefono con le mani tremanti e trascinai la cornetta verde "Pronto?" Dissi con ancora la voce impastata e il nodo allo stomaco.
"Oh, come mai sei sveglio così presto?" Chiese e pensai senza dirglielo, perché mi hai svegliato tu stupido.
Guardai l'orario: le sette e mezzo del mattino.
"Sono andato a dormire presto" Mi inventai una scusa.
La verità e che non avevo quasi per niente chiuso occhio tutta la notte e quel poco di tempo in cui avevo cominciato a dormire profondamente lui mi aveva chiamato.
"Come stai?" Chiesi prima che lo facesse lui.
"Stanco, ho staccato prima da lavoro. A te come è andata la giornata?"
E il nodo allo stomaco si fece più stretto, volevo dirgli la verità ma conoscendolo si sarebbe infuriato e mi avrebbe costretto a tornare prima del previsto in Italia.
Ed io non volevo andarmene. Non così presto.
"Bene, non siamo usciti. Dylan ha lavorato molto questa settimana e perciò ho passato il tempo con i suoi amici: Stefani ed Edward" Risposi alzandomi dal letto.
Avevo sete e perciò decisi di scendere in cucina "E come sono? Simpatici?" Domandò dall'altro capo del telefono.
"Si, molto" Dissi scendendo le sclae ed andando in cucina.
Tirai dal frigorifero la bottiglia dell'acqua e  ne versai un bicchiere per poi berlo tutto in un sorso tenendo il telefono attaccato all'orecchio mentre Francesco mi raccontava un litigio accaduto in casa sua.
"Buongiorno" Udì un'altra voce dall'altra parte della stanza.
Sussultai dallo spavento faccendo cadere il telefono e chiudendo così la chiamata.
"Cristo! Mi hai spaventato" Dissi riprendendo il telefono dal pavimento e controllando che non si fosse rotto.
"Perdonami. Con chi stavi parlando?" Mi domandò prendendo del latte e una scatola di cereali al cacao.
"Con Francy" Risposi cercando di riaccendere il telefono.
"Ti prego, dimmi che non ti sei rotto" Supplicai continuando a premere il tasto di accensione e scoprendo dopo cinque minuti che in realtà era completamente scarico.
"Colazione?" Mi chiese ed io annuì.
Come faceva ad essere così tranquillo dopo ieri?
"Oggi non lavoro, quindi possiamo passare la mattinata e il pomeriggio insieme perché Stefani ed Edward sono impegnati" Disse continuando a preparare la colazione.
Mi stupì il modo in cui parlava, come se la sera prima non fosse successo nulla mentre io mi sentivo non poco a disagio.
"Va bene" Risposi cercando di non guardargli la schiena nuda e muscolosa.
"Hai idee su come potremmo passare il tempo?" Mi domandò.
Baciandoci, rispose il cuore ed idiota sta zitto, il cervello.
Scossi la testa scacciando quei pensieri rimproverandomi da solo. Era solo un bacio sicuramente dato per farmi stare zitto, non farti film mentali, continuavo ripetermi per tenermi a calmo
"Non so..." Dissi cono tono involontariamente triste.
"Ti senti bene?" Mi guardò preoccupato e poggiò la sua mano sulla mia per darmi conforto.
Sentì un brivido scorrermi per tutto il corpo al tocco della sua mano fredda sulla mia calda e sudata.
"Si, sto bene" Risposi accennando un sorriso e traendo la mano.
Mi guardò ancora un po' preoccupato ma poi continuò a preparare la colazione.
Dopo aver fatto colazione e non aver nemmeno mangiato molto mi andai a vestire ed una volta pronto entrammo in macchina.
"Sei sicuro di voler uscire? Non ti vedo tanto bene" Disse Dylna dopo aver inserito la chiave di accensione.
"Si, tranquillo" E questa volta gli sorrisi sinceramente.
Mi piaceva il modo in cui si preoccupava per me e perciò non potevo fare a meno di sorridergli anche se quello che era successo mi turbava.
"Va bene. Che ne dici se andiamo sulla ruota panoramica? So che ci sei già andato ma voglio andarci io con te questa volta" Mi sentì avvampare e stringere lo stomaco, annuì cercando di coprirmi con la mano fingendo di grattarmi la fronte e lui sembrò non accorgersi del mio cambio di colore.
Non riuscivo a capire perché ogni volta che diceva qualcosa di dolce o mi guardava in modo diverso il mio corpo reagiva in quel modo.
Durante il tragitto mi poggiò una mano sulla coscia e ritirarla subito  colorirndosi di rosso in viso e mormorare un "scusa" per poi non dire più nulla fino a quando non fossimo scesi dalla macchina.
"Questa è la seconda volta in tutta la mia vita che salgo su una ruota panoramica, e la prima volta che salgo su questa" Mi confessò camminando fianco a me quasi spalla contro spalla.
"Davvero?" Chiesi sorpreso.
Possibile che non ci sia mai salito con Edward o Stefani? O che non ci abbia mai portato un ragazzo?
Lui annuì e sentì la sua mano scivolare sulla mia senza stringerla, ma solo un tocco ed un brivido mi percorse di nuovo tutto il corpo. Odiavo l'effetto che mi faceva.
Era deciso, ne avrei parlato di lì a poco del bacio della sera precedente.
Dopo aver fato i biglietti -tutto insistentemente pagato da lui- ci incamminammo verso la ruota panoramica non dopo aver comprato dello zucchero filato per me.
"Sembri un bambino quando lo mangi" Disse guardandomi tirare un altro pezzetto di quella nuvola blu e dolce.
"Non è vero" Dissi "Lo mangiano tutti così" Continuai a gustarmelo.
"Si ma tu sembri un bambino felice" Controbattè e prese il suo telefono puntandolo verso di me.
"Che stai facendo?" Chiesi coprendomi con lo zucchero filato.
"Ti scatto una foto, per ricordo" E così detto sentì il click della macchina fotografica del telefono.
"Uh, questa è bella" Mi mostrò la foto di me nascosto per metà faccia dallo zucchero filato.
Annuì e continuai a mangiare 'come un bambino' fino alla ruota panoramica dove finì prima di salirci.
La vista da lassù era a dir poco fantastica, la vista dell'oceano e della città mi faceva sentire come in paradiso e senza pensieri.
Guardai Dylan, bellissimo come sempre, i capelli smossi da un leggero vento e illuminato dal sole e con lo sguardo volto verso il mare.
Continuai a fissarlo e lui sembrò accorgersene spostando lo sguardo verso di me.

Sono tornato! Ho corretto il più possibile e spero che adesso gli errori siano diminuiti (dico così perché non è da me non fare sbagli)
Voglio solo dirvi grazie, per le oltre 300 letture e avvisarvi (a malincuore) che siamo già a metà storia.
Vi voglio bene <3

DISTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora