Mi guardò per qualche secondo con quei occhi color dell'oceano, ed io gli sorrisi spontaneamente.
Non riuscvo a farne a meno, e pochi istanti dopo anche lui mi sorrise.
Continuammo a guardarci, ed anche quando la giostra si fermò nel punto più alto entrambi non distogliamo lo sguardo.
Il mio cuore batteva all'impazzata e non riuscivo a spiegarmi nemmeno il perché, sentivo il suo sguardo su di me e morsi il labbro inferiore.
Spostai lo sguardo sulle sue labbra, rosee e carnose e subito sentì un tuffo al cuore solo guardandole.
"Non sai quanta voglia ho di baciarti adesso..." Disse quasi sussurrando.
Rimasi in silenzio, pensando forse di aver capito male anche se speravo tanto di aver udito quella frase. Volevo sentire le sue labbra sulle mie un'ultima volta, lo desideravo più di ogni altra cosa, e la mia voglia comandata dal cuore fu placata dal tocco delle sue labbra contro le mie. Mi sembrò di essere in un altro mondo, con un'altra vita, come se tutto si concetrasse in quel momento indefinito ma che era destinato a fermarsi al pensiero di Francesco nel momento in cui chiusi gli occhi le palpebre.
Mi staccai subito dalle sue labbra e sentì la sua mano scivolarmi via dalla guancia. Sentì le labbra immediatamente fredde, ed il cuore e lo stomaco come se si contorcessero dal senso di colpa.
Dylan mi guardava interrogativo ma poi sembrò capire. Si rabbuiò di colpo mettendosi le mani nei capelli.
"Scusami! Cazzo scusami! E che.... Non so che mi prende! Sapevo che non dovevo ma..." Alzò lo sguardo verso di me, gli occhi lucidi e arrossati nel trattenere le lacrime.
"Sei fidanzato e io non..." Continuò. Lo interruppi mettendogli una mano sul ginocchio.
La giostra intanto riprendeva a girare e mancava poco al momento di scendere.
"Dylan, tranquillo. È stata anche colpa mia"
"No, no! È colpa mia, tu non sai come sono fatto io. Se voglio una cosa la prendo, ma con te NON posso farlo!" Mi interruppe lui.
"Dylan, lo volevo anch'io" Dissi quasi senza fiato, sovrastando le sue scuse nei miei confronti.
A quelle parole sembrò bloccarsi, gli occhi rossi e spalancati dallo stupore puntati nei miei con ogni muscolo teso.
"Volevi che ti baciassi?" Mi domandò con voce spezzata e incredula.
Annuì e abbassai lo sguardo. Lo vorrei anche adesso, pensai, ma mi proibì di dirlo e di pensarlo un'altra volta. Non potevo lasciarmi andare a questi impulsi dovuti alla mancanza della persona che mi amava e che amavo. Anche se era a milioni di kilometri da me. Perché si, era questo il motivo per cui mi comportavo così. Mi sentivo forse solo e soprattutto confuso.
La ruota panoramica si fermò di nuovo ed arrivò il nostro turno di scendere. Mi sentivo arrabbiato con me stesso, contro i miei pensieri da ragazzino in pieno sviluppo ormonale.
Dylan mi camminava accanto con lo sguardo basso, non potei far a meno di sentirmi in colpa per quello che avevo detto, per avergli dato magari una falsa speranza e per averlo fatto stare in quelle condizioni; in silenzio e magari anche confuso.
Una volta rientrati in macchina Dylan pronunciò di nuovo parola "Cosa ti va di fare adesso?" Era chiaramente intuibile dal suo tono di voce fintamente tranquillo e dal suo sguardo evasivo nei miei confronti che sperava di tornare a casa.
"Voglio.... voglio tornare" Risposi a voce bassa, lui annuì ed accese l'auto.
Il viaggio di ritorno fu come mi aspettavo: silenzioso. Io non potei fare a meno ancora una volta di maledirmi e arrabbiarmi con me stesso. Mi odiavo per quello che avevo fatto anche se una parte di me era soddisfatta per quello che era successo e non aspettava altro che un'altra occasione per rifarlo.
Rientrati in casa di Dylan mi precipitai subito verso le scale quando sentì di nuovo la sua voce "Sta sera vengono Edward e Stefani. Vogliono andare in discoteca, a te va?" Mi chiese.
Non avevo molta voglia in quel momento di uscire ma avevo bisogno di distrarmi o mi sarei divorato dal sento di colpa. Acconsentì e feci qualche altro scalino quando mi dovetti fermare un'altra volta.
"Hai fame?" Chiese questa volta.
"No, penso che andrò a dormire" Risponsi a malincuore.
Era la verità, non avevo affatto fame ma mi sentivo tremendamente in colpa per averlo lasciato solo.
Lo vidi annuire più volte e poi abbassare la testa andando verso la cucina mentre io salivo le scale dirigendomi verso la mia stanza.
Aperta la porta la richiusi subito dietro di me e mi lanciai sul letto, ed in pochi secondi mi addormentai scacciando i sensi di colpa per quello che era successo.

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DISTANZA
Romance[ Completa - Ripubblicazione ] -STORIA A TEMA GAY- Un'amicizia nata a distanza, un amore coltivato con il tempo ma mai sbocciato fin quando non si incontreranno per la prima volta. A quel punto succederanno molte cose e i personaggi capiranno molto...