CAPITOLO 12

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Quando mi svegliai erano già le sette di pomeriggio. Avevo dormito tanto e mi sentivo un po' stordito, perciò prima mi diedi una rinfrescata e poi scesi al piano inferiore.
"Ehy, bell addormentato!" Mi salutò Stefani dalla cucina.
"Ciao" Risposi ancora un po' assonnato.
"Dylan ed Edward sono nella sala giochi" Disse rispondendo già alla mia prossima domanda.
Mi avvicinai al frigorifero e presi una bottiglietta d'acqua e un bicchiere.
"Posso chiederti una cosa?" Mi domandò Stefani.
Annuì e continuai a bere.
"Avete fatto qualcosa tu e Dylan?" Chiese un po' accigliata.
Mi andò di traverso l'acqua ed iniziai a tossire scuotendo la testa in senso di negazione.
"Ne sei sicuro?" Continuò a chiedermi con sguardo penetrante.
Poggiai il bicchiere sul tavolo di marmo e la guardai completamente rosso in viso e con le lacrime agli occhi per il soffocamento.
"No, non è successo nulla" Dissi tra un colpo di tosse e l'altro.
Stefani mi lanciò un ultimo sguardo identificativo per poi cambiare argomento facendomi un'altra domanda"Come ti vestirai sta sera?" Domandò poggiandosi al tavolo e facendo in modo che notassi il suo vestito attillato nero e oro.
La guardai stupito dalla sua bellezza e sensualità per poi guardarmi nel riflesso del vetro, ero ancora vestito con le robe dell'uscita disastrosa.
"Non lo so, forse dovrei avere qualcosa in valigia" Dissi e subito lei si esaltò.
"Bene! Andiamo di sopra e vediamo cos'hai, se no andiamo a rubare qualcosa da Dylan" E così dicendo mi prense per il polso e mi trascinò di sopra.
Entrati in camera incominciò a rovistare nella mia valigia mettendo sottosopra il mio ordine durato per settimane.
"Questo no" E lanciò sul letto una camicia blu a quadretti.
"Questa neanche" E lanciò in aria una maglia con sopra un fenicottero blu.
"Uh, questo si può fare" Disse infine tirando dal punto più basso della valigia un paio di skinny jeans neri.
"Ma sono super attillati, a mala pena mi entrano" Dissi cercando di convincerla all'idea di non farmeli mettere.
"Allora perché li hai portati? Forza, mettili o te li metto io" Presi il paio di jeans sbuffando e andai in bagno a cambiarmi.
"Potevi cambiarti qui, sono abituata a vedere i genitali maschili" Disse lei dall'altra parte della porta.
Scoppiai a ridere e per poco non inciampavo e andavo a sbattere contro il lavandino.
"Oddio, suona davvero male detta così! Non intendevo in quel senso!" Si poteva vedere il suo imbarazzo anche da dietro la porta.
Continuai a ridere e finalmente riesci ad infilarmi i pantaloni, mi guardai allo specchio e pensai che infondo mi fanno un bel sedere.
Aprì la porta e lei stava seduta sul letto che mi guardava "Uau, stai benissimo! E ti fanno un culo...!" Esclamò guardandomi e dandomi una pacca sulla chiappa.
"Sei molesta" Dissi ridacchiando.
"Lo so, me lo dicono in tanti" Fece una pausa mettendosi una mano sotto il mento con fare pensieroso.
"Andiamo nella stanza di Dylan" Disse dopo qualche secondo di pausa.
"Ma non possiamo!" Esclamai mentre mi tirava vicino alla porta della stanza di Dylan.
"Io sono sua sorella, quindi posso. E poi gli ho preso un sacco di cose e lui non se ne mai accorto" Ed aprì la porta della stanza.
È più grande della mia e anche più bella, il letto dallo stile molto moderno era coperto da una federa rossa, la parete era bianca e con due quadri astratti appesi, sotto di essi una scrivania, e appoggiato al muro una enorme armadio specchiato.
"Si, lo so. È molto egocentrico" Disse guardandosi allo specchio mettendosi in posa.
La guardai trattenendomi dal ridere e mi avvicinai a lei "Bene!" Disse emozionata ed aprendo un'anta dell'armadio
"Non credi che si arrabbierebbe se vede che indosso qualcosa di suo?" Chiesi guardando le sue mani sfrecciare tra una camicia e l'altra.
"Nah, secondo me gli piacerà" E mi lanciò uno sguardo malizioso.
"Eccola!" Disse alla fine, tirando una gruccia con appesa una camicia bianca.
"Ti piace?" Disse ed io annuì.
"Guarda dietro!" Sulla schiena era disegnata una rosa rossa ed io non potei fare a meno di pensare che sia eccessivo per me.
"Non è un po' troppo eccessivo per me?" Domandai prendendo in mano la camicia al tatto liscia e fresca.
"Certo che no! Ti starà benissimo! Adesso vai a farti una doccia e ci vediamo giù tra quaranta minuti. Mi raccomando, devi essere PER-FET-TO"
Dopo esser rientrato nella mia stanza accompagnato dagli spintoni di Stefani, dopo essermi spogliato mi infilo nella doccia lasciandomi trasportare dall'acqua tiepida.
L'acqua tiepida scorreva sulla mia pelle, sotto il rumore dell'acqua mi era quasi impossibile non pensare.
Molte immagini e pensieri su come mi sarei dovuto comportare quella sera con Dylan, tra noi due si era creato un ovvio imbarazzo (di nuovo) a causa dell'attrazione reciproca anche se non volevo ammetterlo a me stesso, quella volta lo feci. Dylan mi attraeva, mi aveva sempre attratto sin dal primo giorno in cui lo conobbi ed in quel momento, averlo davanti a se in tutta la sua bellezza, provare i suoi baci e le sue mani sul mio corpo mi faceva impazzire e non poteva andare peggio.

DISTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora