CAPITOLO 9

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Passò una settimana, negli ultimi giorni Dylan era stato molto impegnato con il lavoro -a me ancora sconosciuto- ed ad ogni mia domanda da cui io potessi ricavare indizzi su ciò che faceva per vivere, o cambiava discorso, o scappava dicendo che aveva ancora molto lavoro da fare e mi lasciava con Edward e Stefani.
I due erano sempre disponibili a portarmi in qualsiasi posto ed erano sempre molto simpatici, ma non nego che avrei preferito avere anche Dylan mentre facevo un giro sulla ruota panoramica a Santa Monica o mentre prendevo un frappè da Starbucks.
Ma nonostante la sua mancanza riuscivo a divertirmi e a passare il tempo in compagnia.
Negli ultimi giorni non ero nemmeno riuscito a parlare molto con Francesco, poiché tornavo molto tardi a casa e mi svegliavo di conseguenza tardi.
"Dylan mi ha scritto" Esordì Stefani dal suo lettino nel giardino del fratello.
"Che dice?" Chiese Edward poggiandosi sul bordo piscina.
Lo raggiunsi e mi misi accanto a lui che mi sorrise portando il braccio attorno alle mie spalle.
"Dice che sta per tornare. Uh! Rimanete così, vi scatto una foto!" E così dopo dieci scatti ripetitivi del suo cellulare vidi la foto.
Entrambi bagnati e sorridenti ed il braccio di Edward mi teneva stretto a sé come se non volesse che mi allontanassi o ancora più probabile; affogassi.
"Mi piace! Inviamela" Disse Edward passando il telefono a Stefani.
"La invio ad entrambi" e dopo pochi sencondi sentì il mio telefono squillare.
"L'ho inviata anche a Dylan, così capisce che si deve muovere"
Uscì dalla piscina e mi stesi sul lettino di fianco a Stefani.
Ero deciso a fare la domanda su che lavoro facesse Dylan a lei, così mi voltai e la guardai un po' indeciso sul da farsi.
Feci un respiro profondo "Stefani" lei si voltò.
"Dimmi"
"Che lavoro fa Dylan?" Chiesi quasi alla stessa velocità della luce.
"Non te l'ha detto?" Domandò lanciando uno sguardo indecifrabile ad Edward che era rimasto sul bordo piscina.
"No. Evita sempre la domanda e non capisco il perché" Dissi rigirandomi un po' le mani in imbarazzo.
"Dylan è sempre molto riservato. Però non capisco perché non te lo voglia dire" Disse Stefani, e subito dopo dall'interno della casa esce Dylan già senza maglia e con il costume.
"Da quanto tempo sei in casa?" Domandò Stefani dopo aver sussultato per lo spavento.
"Da nemmeno due minuti, il tempo di togliermi i pantaloni, salire in camera e mettermi il costume" Risponse Dylan abbassandosi per salutarmi con un insolito bacio sulla guancia e lanciarsi nella piscina con un tuffo a delfino.
Stefani mi guardò sorpresa ed io non capì il perché, poi parlò una volta che Dylan fu riemerso dall'acqua cristallina della piscina.
"Dylan, perché non hai detto -e non dici- che lavoro fai a Raffaele?" Sentì di colpo le guance avvampare.
Dylan guardò prima la sorella e poi me con lo stesso sguardo sorpreso, e ormai messo all'angolo "Sono direttore di una agenzia per modelli" Disse senza aggiungere alcun dettaglio.
Lo guardai sorpreso "Oddio! Che cosa figa!"
"E anche di fotografi..." Aggiunse dopo con voce molto più bassa.
"Oh..." Dissi non sapendo cos'altro aggiungere.
Conosceva la mia passione per la fotografia, forse è proprio questo ad indurlo a non volermi dire di che lavoro si trattasse? Forse temeva che gli chiedessi un posto di lavoro?
Non aggiunsi altro e presi il mio libro, continuando a leggere un po' distrattamente a causa di domande che mi facevo sul perché era così riservato con me.
Dopo quella rivelazione tra me e Dylan si creò una specie di freddo muro che nessuno dei due cercava di abbatere proferendo parola, finché, non arrivò la sera dopo che Stefani ed Edward se ne furono andati.
"Perché non volevi dirmelo?" Chiesi dalla cucina mentre lui stava per salire il primo gradino.
Si bloccò qualche secondo e poi si voltò verso di me senza dire nulla.
Odiavo quel silenzio, ero venuto da lui dall'altra parte del mondo per stare in sua compagnia, parlargli da vicino e poterlo abbracciare, e invece negli ultimi giorni lui era sempre meno presente e anche silenzioso.
"Allora?" Insisto stringendo il bicchiere di vetro con ancora un po' d'acqua al suo interno.
"Perché..." Non riusciva a trovare le parole e si vede chiaramente il suo disagio.
Erano rare le volte in cui litigavamo per qualcosa di serio, anche se c'erano kilometri di distanza, se a qualcuno dei due non andava a genio qualcosa era dovere dell'interessato dirlo perché tanto finiva sempre allo stesso modo: ci si arrendeva all'idea che essendo distanti non si poteva pretendere di influenzare le decisioni dell'altro ma si cercava di far ragionare.
"Perché...?" Dissi alzando le sopracciglia e aspettando una sua risposta.
"Perché avevo paura te ne approfittassi" Disse tutto d'un fiato.
Rimasi basito, non mi sarei mai aspettato una frase del genere da lui dopo quattro anni di conoscenza, ma forse non lo conoscevo così bene come credevo.
"Cosa?" Riuscì a dire ancora sbigottito dalla sua ultima frase.
"Pensavo che dicendoti di essere il direttore di un agenzia per modelli e fotografi e di una rivista -Si, perché mi occupo anche di quello- saresti venuto qui per approfittare della mia posizione, e non per stare con me" Aggiunse con le guance rosse e le mani strette a pugno forse dal disagio, o dalla rabbia?
"Hai pensato davvero questo di me? Tu mi conosci! O almeno pensavo mi conoscessi, ma dopo una cosa del genere..." Mi sentivo davvero offeso e ferito.
Se la frase di prima mi aveva offeso, non era nulla in confronto alla sua ultima dichiarazione.
Mi ha paragonato ad un approfittatore solo perché ho una passione per uno dei lavori che lui gestisce.
"Scusami, ma non sapevo che fare. Sono molto riservato su ciò che faccio, non dico quasi mai a nessuno di che lavoro mi occupo, non prima che sia passato molto tempo" Cercò di scusarsi ma non funzionava. Ero troppo deluso e arrabbiato.
"Quattro anni! Quattro anni che mi conosci Dylan!" Sbottai avvicinandomi a lui a pugni stretti.
"Mi sarebbe andato bene se me l'avessi detto durante la mia permanenza qui, ma non che debba venire a saperlo perché sei stato messo alle strette da tua sorella! E poi venire accusata di essere un' approfittatatore!" Sentì la rabbia e la delusione ribollirmi nelle vene.
"Non ho detto che sei un' approfittatore!" Disse in sua difesa alzando la voce a sua volta.
"Ma l'hai pensato!" Alzai di più la voce ed alzandomi in punta di piedi cercando di essere alla sua altezza ma rimanendo comunque più basso.  Era più rosso in viso e uno strano bagliore sembra uscirgli dagli occhi che tanto avevo sognato di incrociare ma che adesso mi facenno soltanto arrabbiare.
"Allora!? Parla o pensi ancora che..." Ma non finì la frase.
Un bacio. Un bacio sulle labbra e tutta la delusione e la rabbia scomparvero.
Un bacio e mi sentì come trasportato da una nuvola soffice nel cielo limpido e tiepido come le sue labbra.
"Scusami..." Mormorò contro le mie labbra staccandosi "Scusami se non mi sono fidato di te, scusami se ti ho dato dell'approfittatore..."
Non riuscí a dire nulla e così mi limitai ad annuire mentre lentamente lui mi lascia il volto ed io abbassai i piedi.
Alzai lo sguardo ed incrociai i suoi occhi celesti e limpidi con i miei verdi e cupi in quel momento.
"Scusami" Disse ancora una volta per poi scappare di sopra lasciandomi da solo e fermo come una statua.

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