Costruttori di Pace (storico )

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Rimettere insieme una pietra dopo l'altra, questo era il compito che mi era stato affidato, questo era quanto avevo detto alla mia squadra.

Trovarle tutte, le maledette pietre annerite dal fumo, i tronchi di colonne, rimasti ancora in piedi, i capitelli dal volto umano, caduti nella furia incendiaria dei romani.

Trovarle tutte dunque e riassemblarle, ricostruendo così l'edificio distrutto, rendendo evidente a tutto il mondo conosciuto, che Alessandria poteva anche essersi inginocchiata, ma che non si era spezzata.

Io non mi ero spezzato.

Nell'incendio avevo perso tutto: la mia famiglia era perita in quell'inferno di fuoco. Mia moglie, la mia amata, la mia ancora; i miei gemelli, mio fratello.

Carbonizzati, come la mia vita senza di loro, una vita, di cui non restavano altro che frammenti colmi di fuliggine.

Quando il mio re mi aveva affidato l'incarico di ricostruire la grandezza di Alessandria attraverso la sua biblioteca, la mia anima aveva esultato.

Attraverso l'architettura, la mia architettura, avrei ricostruito un pezzo del mio cuore bruciato.

Lo avrei fatto in loro onore, avrei donato il sacrificio della mia famiglia alle pietre che avrebbero ricostruito quell'opificio del sapere.

Ero un architetto, che aveva studiato all'accademia di Atene, avevo viaggiato ed ero giunto fino a Roma, una città di distruttori, ma anche di grandissimi costruttori.

Ero rimasto impressionato dagli imponenti acquedotti dalle grandi arcate a tutto sesto, dalle terme, con i vasti saloni semicircolari coperti con cupole intarsiate di mosaici, dai templi di travertino, le cui pietre si accendevano ai dorati colori del tramonto. Ero affascinato dalla poesia non scritta, ma rappresentata attraverso la forma; attratto dai maestosi affreschi di leggiadre, nude fanciulle, sorprese nell'atto del lavarsi, incuriosito dagli enormi mosaici policromi.

Il mio progetto sarebbe stato così, un incontro di culture, di stili, di lingue.

Sarebbe stato diverso, sarebbe stato grandioso, avrebbe sfidato le leggi della fisica e del sentire comune, lasciando tutti senza parole.

Avrei ricostruito la biblioteca e il museo con tecniche innovative, mai viste prima ad Alessandria, e l'avrei fatto per tutti coloro che avevano immolato la loro vita.

Attraverso la ricostruzione avrei gettato un nuovo ponte di pace e di sapere.

Perché la pace passa sempre attraverso la conoscenza dell'altro diverso da noi, perché la pace e la bellezza superano il dolore della distruzione.

Lo Credevo.

Lo speravo.


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