Superheroes (commedia)

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Libreria del cappellaio matto:  prova n. 13 superpoteri nel buco della serratura

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Stavo tornando a casa dopo una lunga, estenuante giornata di lavoro. Nella mia mente, solo tanta voglia di fare una doccia, sgranocchiare qualcosa e buttarmi in poltrona a rivedermi le repliche di Game of Thrones. Per l'ennesima volta.

Le buste della spesa pesavano parecchio, perché avevo preso la decisione di andare in negozio una volta a settimana: un bel risparmio per le mie tasche, a conti fatti, ma una sfacchinata per le mie braccia stanche.

Mancavano solo pochi metri all'agognato portone del mio palazzo e al mio adorato divano, quando notai qualcosa d'insolito: decine di scatoloni invadevano l'ingresso all'atrio condominiale, impedendomi il passaggio. Imprecai mentalmente contro tutte le agenzie di traslochi del mondo, perché avevano deciso di complicarmi la fine di una giornata già di per sé difficile.

Sbuffai, cercando di fare uno slalom tra pacchi e pacchetti quando, inavvertitamente ne urtai uno rovesciando a terra parte del contenuto.

Sbuffando come una locomotiva a vapore, poggiai le buste a terra cercando di porre rimedio al disastro e sperando, in cuor mio, che i nuovi inquilini fossero persone tolleranti (soprattutto se avevo rotto qualche cristalleria o qualche soprammobile pregiato). In ogni caso, pregai che loro non fossero i miei nuovi vicini.

Persa in queste riflessioni di ordine pratico, e con la vaschetta del gelato prossima a fare la stessa fine dei ghiacci dell'antartico, non mi accorsi subito di quanto fosse insolito il contenuto dello scatolone; c'erano oggetti che non avevo mai pensato di vedere, se non in un film fantasy: alcune attrezzature non ben identificate, che emettevano un tenue bagliore, un tessuto quasi impalpabile e boccette in vetro contenenti strani liquidi.

Altro che Game of Thrones, qui sono cascata dritta dentro un film di Harry Potter! Pensai, mentre una strana curiosità s'impadroniva della mia mente.

Dovevo conoscere i miei vicini!

Sollevai di nuovo le buste della spesa, dopo essermi accertata di non aver lasciato segni del mio sbadato passaggio, e mi diressi al mio appartamento. La porta affianco alla mia era aperta e altre scatole facevano bella mostra di loro nel corridoio.

La mia curiosità era ai massimi livelli.

"Non vi preoccupate di aprire le scatole, sono cose delicate, provvederò io dopo!"

La voce del mio vicino era calda e ipnotica. Me lo immaginai giovane, bello e single.

Dannata astinenza!

Aprii uno spiraglio del portoncino d'ingresso e spiai nel corridoio, dovevo vederlo, la curiosità aveva preso il sopravvento su ogni pudore.

Una mano, pallida e affusolata, precedette un corpo slanciato e magro e un viso dai lineamenti decisi ma belli: non mi sbagliavo; il corpo del mio vicino rendeva giustizia alla sua voce.

Lo stomaco brontolava, rientrai per cenare, e mi apprestai a godermi la mia meritata "serata serie TV".

Rividi distrattamente il nascere dell'amore tra Jon Snow e Ygritte, la mia mente era impegnata altrove, al mio sconosciuto, bellissimo nuovo vicino e agli oggetti misteriosi contenuti negli altri scatoloni.

Magari è un mago! Pensai, lasciandomi trasportare dalla mia fantasia sfrenata; magari negli altri scatoloni troviamo: un pentolone di peltro misura standard e una gabbia con una civetta delle nevi!

Ok, ero ufficialmente precipitata nel magico boschetto della mia fantasia, dove c'è un fottio di animaletti un po' matti... (No. No. Non è tempo di citazioni da Elio e le Storie Tese).

Mi riscossi dai voli pindarici della mia fantasia e decisi di indagare più a fondo. Uscii in silenzio nel corridoio, gli scatoloni erano scomparsi e l'ordine era tornato a regnare; mi avvicinai al suo portoncino e cercai invano di spiare dal buco della serratura, purtroppo non riuscii a vedere nulla, la chiave doveva essere nella toppa.

"Ok, buco nell'acqua", mi dissi, apprestandomi mogia mogia a rientrare a casa, la stessa casa il cui portoncino avevo chiuso dietro di me lasciando le chiavi sul tavolo.

Cazzo!

Non potevo farmi prendere dal panico, sapevo cosa fare, la stessa cosa che facevo ogni singola volta.

Uscii dalla finestra del corridoio e m'incamminai sul cornicione marcapiano, diretta al mio balcone, poi bastava solo un piccolo salto e...

Era diventata quasi un'abitudine ormai, ero brava e il mio equilibrio perfetto, quasi perfetto.

Distratta da un rumore, misi un piede in fallo, rischiando di precipitare dal secondo piano, quando una mano forte e una voce inconfondibile, mi tirarono su aiutandomi a mettere entrambi i piedi su qualcosa di solido.

"Sei forse impazzita! Che vuoi fare, suicidarti?" Una voce preoccupata e sensuale mi fece fremere: il mio vicino di casa mi aveva salvato la vita.

"Grazie!" Sussurrai arrossendo e guardandolo per la prima volta in viso.

Da vicino era di una bellezza devastante, con occhi di ghiaccio e capelli castano dorati.

Troppo bello perché sia di questo mondo. Constatai.

"Che ti è saltato in mente!" Bevve un sorso d'acqua. Continuava a sbraitare, evidentemente scioccato da ciò che per me era un'abitudine, ma lui non poteva saperlo. Mi aveva portata nel suo appartamento e ora sedeva sfinito sul divano.

"E' tutto così in ordine" dissi "hai fatto in fretta, quasi avessi la bacchetta magica!" Buttai lì.

"Magari l'avessi!" rispose semplicemente, "se così fosse, non avrei sgabuzzino e camera da letto piena di scatoloni!"

Sembra una persona ordinaria, pur essendo straordinariamente interessante, pensai, mentre mi guardavo attorno.

Solo allora, notai che il contenuto dello scatolone che avevo inavvertitamente rovesciato, era in bella mostra sul tavolo che fungeva da scrivania.

"Cos'è?" chiesi curiosa, indicando gli oggetti misteriosi.

"Lavoro!" rispose lapidario. "Ho portato un po' di lavoro a casa, non ce la faccio più a stare chiuso in quel laboratorio" continuò, evidentemente desideroso di raccontarsi.

"Qual è il tuo lavoro?"

"Sono un ricercatore, studio gli effetti del Covid19 sugli anziani; vorrei evitare loro lo stress del ricovero in terapia intensiva..." gli occhi brillanti di determinazione.

Ci avevo preso! Quell'uomo era davvero un supereroe...

Il mio cicalino suonò, questa non ci voleva. Sbuffai e lo salutai in fretta, lui era stanco ed io in ritardo: la città mi aspettava e i malvagi, non avrebbero avuto scampo.

Infilai tuta superaccessoriata e maschera e con balzo felino saltai giù dalla finestra.

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