Il profumo (fantasy)

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Non avevo mai sentito un profumo così buono, mi piaceva, volevo cercarne a tutti i costi la fonte, crogiolarmi in esso e magari assaggiare un po' di quel delizioso nettare.

Volai, ronzando attorno ad un vaso di fiori, alcuni petali stavano appassendo, l'odore non era male, mi fermai a riposarvi per un poco. Zampettai felice su quella superficie liscia, dai colori brillanti, ma non mi soffermai a lungo, non ero un'ape del resto; i fiori erano solo un punto come un altro dove sostare per far riposare un poco le ali.

Le case degli umani erano interessanti, piene di superfici dove poggiarsi, di cibi da assaggiare, di profumi squisiti da annusare. Dalla mia prospettiva, tutto sembrava enorme, e anche le cose che loro mangiavano o toccavano ai miei mille occhi apparivano sfaccettate e caleidoscopiche, potevo studiarne i dettagli, carezzare la ruvidezza di alcune superfici che a loro dovevano sembrare lisce, gustare il sapore di cose che loro non avrebbero mai mangiato. Che sciocchi che erano, non sapevano cosa si perdevano, quante variazioni di sapori loro non potevano nemmeno immaginare esistessero.

Il mondo degli umani era così fuori misura e nello stesso tempo così semplice, ma forse era giusto così, loro erano così grandi, così sproporzionati.

Mi divertivo a seguirli, a poggiarmi sulla loro pelle, sui loro vestiti, ero molto curiosa di sentirli sotto le zampe e assaggiare il loro sapore con la punta della mia piccola proboscide; gli umani avevano un che di interessante, profumavano molto. Loro però non erano così felici quando mi vedevano, cercavano di scacciarmi, di farmi fuori, usavano tutti i metodi possibili e devo ammettere che molte mie consorelle erano cadute sotto i colpi di qualche paletta di plastica o gasate all'interno di stanze della tortura. Io stessa avevo assistito, impotente, alla morte di alcune amiche con cui ero uscita in perlustrazione. Mi ero salvata per miracolo, ero riuscita a scappare giusto in tempo, attraverso lo spiraglio di una finestra, prima che questa fosse definitivamente chiusa, lasciando intrappolato chi non era stato abbastanza veloce.

Ancora quell'odore, quel meraviglioso aroma che non avevo mai sentito.

Da dove proveniva?

Non riuscivo a capire, ma a costo di rimetterci le ali, l'avrei scoperto e una volta individuata la fonte, mi ci sarei tuffata sopra senza remore.

"Forse, quest'odore così buono, è un nuovo trucco degli umani per farci fuori, " pensai.

"No, non è possibile, un profumo del genere non può essere un trucco, gli umani non possono inventare un'arma tanto potente, non sono poi così intelligenti, non sono mica come noi!"

Seguii la scia profumata, proveniva da un umano, ma non sapevo ancora individuare precisamente da dove, mi affidai all'istinto e lo pedinai, ammaliata, completamente ebbra di quel profumo. Svolazzai attorno all'umano, evitai agilmente le sue mani che cercavano di farmi fuori e attesi paziente che mi portasse in paradiso. Entrò in una grande stanza, lì il profumo era più intenso, lo seguii senza alcuna esitazione, era l'unica occasione che avevo, dovevo afferrarla con le mie zampette, goderne infinitamente, perché la vita, si sa, per noi mosche può essere molto pericolosa e molto breve.

Mi aggirai nella stanza ronzando alla ricerca di quel profumo speciale, vidi l'umano che stava affettando qualcosa, mi avvicinai curiosa, l'odore era buono ma nulla che non avessi mai sentito, non quel profumo così speciale. "Va beh, " mi dissi, "qualcosa dovrò pur mangiare" e mi poggiai sul pomodoro succoso che l'umano aveva appena affettato.

"Buono!" pensai "Forse se fosse stato più maturo..."

L'umano mi notò, cercando di allontanarmi dalla mia cena.

"Che maleducato, non si disturba qualcuno che sta mangiando!" Ronzai lontano, sdegnata e arrabbiata per l'intromissione.

Quel meraviglioso profumo a titillarmi ancora i sensi. Da dove proveniva...

L'umano finì la sua cena, i piatti furono poggiati nel lavello e lasciati lì per un po'.

"Finalmente mangio anch'io qualcosa!" pensai, tuffandomi dapprima su un residuo di insalata poi su degli ossi spolpati poi, finalmente sazia, mi misi alla ricerca della fonte del profumo che mi aveva attratta fin dentro quella stanza.

Mi aggirai attorno all'umano, poggiandomi dapprima sulle sue spalle, poi sui suoi pantaloni e, infine, sulle sue mani. Il profumo era forte ma mischiato ad altro, qualcosa che conoscevo, qualcosa che avevo appena finito di sbocconcellare.

Stavo impazzendo.

Ronzavo da una parte all'altra cercando, ispezionando ogni punto di quella stanza, soffermandomi, dapprima su dei sacchetti chiusi e abbandonati in un angolo, poi di nuovo sulle braccia dell'umano.

Non riuscivo a trovare pace, non finché non mi fossi tuffata in quel profumato paradiso.

L'umano si alzò, lavò le stoviglie abbandonate nell'acquaio e prese i sacchetti lasciati vicino alla porta. Lo inseguii poggiandomi sul retro della sua maglietta. L'avrei pedinato, ovunque avesse voluto portarmi.

L'uomo poggiò i sacchetti nel cofano e poi salì in macchina. Ronzai piano per non farmi sentire, me ne stetti acquattata sul sedile posteriore e aspettai.

L'uomo scese e scaricò i sacchetti assieme a tanti altri, uno di loro, però, si aprì e quel profumo invitante inondò i miei sensi.

Lo sentii borbottare qualcosa, ma non vi feci caso, avevo trovato il mio paradiso.

Ronzai attorno al sacchetto semiaperto, sentendomi completamente inebriata. Sentii un forte rumore e l'umano si allontanò di fretta lasciando finalmente incustodita la fonte di quel meraviglioso profumo.

Mi avvicinai al sacchetto semiaperto, ronzando felice, non sapevo cosa contenesse di preciso, l'unica cosa di cui ero certa era che quella sostanza rossa e appiccicosa che ne usciva copiosa, era la risposta a tutte le mie domande e l'appagamento di tutti i miei sensi.

Mi poggiai su quella che sembrava una mano umana alla quale mancavano delle parti; titubante, spaventata che l'altra mano nel sacchetto potesse scacciarmi via.

Non lo fece, se ne restò gentilmente immobile.

Non avevo mai sentito un profumo così buono.

Volai verso la fonte del mio piacere e finalmente l'assaggiai.

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