Erica viola (storia d'amore)

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Racconto ispirato al brano degli "The Irish Rovers": Star of the Country Down per il concorso Festival Book



Il bosco era rigoglioso e verde, in quella luminosa mattina d'estate: botton d'oro fiorivano ai bordi delle strade, occhieggiando, brillanti, tra l'erba color smeraldo; capelvenere e muschi si aggrappavano agli ombrosi tronchi rivolti a nord; l'aria era tersa e profumata di rododendri e di mare. Le onde lambivano dolcemente le spiagge di sassi rossicci e le rocce scure, levigate dal lento lavorio delle maree. Nel cielo, le nubi si muovevano lente, come a passeggiare in quell'azzurro limpido, in quell'aria pulita, giocando a rincorrersi, come ragazzini dispettosi, divertendosi a oscurare a tratti il sole quasi cocente.

Fu in quel gioco di chiaroscuri e di profumi, forti e delicati insieme, che lui la vide.

Lei era lì, ad ammirare le onde battagliare con le rocce, a godersi i rinfrescanti schizzi che bagnavano il suo vestito verde smeraldo.

Nei capelli, di un nocciola caldo, quasi come quello del bronzo fuso, una semplice coroncina di fiori, tra le braccia, un mazzo di margherite e campanule rosa, a rendere la visione quasi fiabesca.

Il ragazzo era lì, immobile, a fissare quell'immagine irreale, in un paesaggio che aveva assunto tonalità iridescenti. A guardare quel miraggio di fanciulla, talmente bella da apparirgli come una visione ultraterrena.

Forse era una fata, di cui le leggende della sua terra erano piene; o un elfo dei boschi; o una sirena, che per magia era stata dotata di un paio di gambe, così da poter correre e danzare; forse era una fanciulla del vicino paese, dotata di straordinaria bellezza; o la regina d'Irlanda, la gemma più verde della sua corona.

Lei si voltò.

Per un istante i loro sguardi s'incontrarono: prato e terra, in un abbraccio indissolubilmente naturale; poi gli sorrise, e a lui sembrò che il cuore perdesse un battito, tanto il volto della fanciulla era delicatamente bello. Dolce il suo sguardo, tenero il sorriso che lei gli rivolse.

Il ragazzo avrebbe voluto parlarle, ma le parole rifiutavano di lasciare le sue labbra.

Che cosa avrebbe potuto dirle lui, un suonatore di violino, un vagabondo, un bevitore di birra nelle lunghe notti d'inverno?

Quali parole non avrebbero rovinato la magia del momento?

Avrebbe voluto sfiorarla, quella fanciulla dalla pelle di perla, ma le sue mani non sembravano adatte per toccare una simile delicatezza.

Allungò una mano, una muta richiesta di attenzione, ma la ragazza, stella cadente nella notte d'estate, non si avvide più di lui, né dei suoi occhi dolci e colmi di amore per lei; provò allora a tracciarne il contorno nella mente, così da comporre un brano che narrasse della fanciulla eterea, come la nebbia, che si alza dai prati nelle mattine di primavera.

Lei, una fata d'acqua, danzava e danzava, rincorrendo le onde con un sorriso giocoso ad aleggiarle sul volto.

E allora lui restò lì, immobile, ad ammirarla, come si fa con un'opera d'arte, mentre, leggiadra, passava improvvisa al suo fianco, lasciando nell'aria un profumo di lamponi maturi e di fragoline di bosco.

Un battito di ciglia, e lei era sparita.

Chi era quella creatura? Poteva credere davvero nelle leggende della sua terra?

Lui era un sognatore a giorni alterni, ma nei suoi sogni, non c'era spazio per la magia. Non aveva mai creduto alle leggende, né alle storie che raccontavano nella sua famiglia; storie che parlavano di splendide fanciulle, figlie del bosco e della pioggia, e degli sfortunati uomini che le incontravano sulla loro strada.

***

Secondo le storie che suo nonno gli raccontava da bambino, queste fanciulle, che apparivano ai viandanti solitari che si fermavano presso fonti, ruscelli o stagni, erano bellissime; con capelli color castagna e occhi verdi come smeraldi. Gli uomini, che restavano immediatamente affascinati dal loro splendore e dalla magia che emanava dalla loro aura, sarebbero stati destinati a cercarle, invano, per tutta la vita. Non avrebbero mai potuto sposarsi, poiché nessuna donna sarebbe stata in grado reggere il confronto con una creatura fatata; in nessuna avrebbero trovato la stessa perfezione, la stessa bellezza. L'uomo, che si fosse trovato a incrociare la sua strada con una di queste creature, avrebbe legato per sempre la sua vita a quella di lei, e l'impossibilità di vivere assieme e di condividere la stessa casa e lo stesso focolare, avrebbe fatto di lui un uomo solo. Poiché, queste fanciulle dall'aria innocua, erano realtà delle collezioniste di cuori, ladre di anime, che rubavano e usavano per rimanere eternamente giovani e bellissime. Bastava un solo sguardo, fugace come scia di stelle cadenti...

***

Il ragazzo si scrollò di dosso questi pensieri irrazionali e malsani. Non poteva crederci, non doveva. E allora la seguì, cercandola invano per monti e per valli, nelle baie e nei boschi, nelle città e nelle campagne, ma di lei nessuna traccia.

Solo dei fiori di erica viola a segnare il suo cammino.

*Nel linguaggio dei fiori, l'erica viola significa solitudine

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*Nel linguaggio dei fiori, l'erica viola significa solitudine.

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