Capitolo ventiquattro.

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Guidare nuovamente l'Impala, rientrarci dopo anni, sentire il profumo che solo i suoi sedili emanavano, per Louis erano emozioni che non avevano alcun paragone. Provava gioia e felicità nel tornare a sedersi al posto del guidatore, ma provava anche tristezza quando numerosi ricordi affiorarono nella sua mente e solo in quel momento poteva capire le parole di Harry. Anche per lui era difficile voltarsi dalla parte del passeggero e trovare il sedile vuoto, non più occupato da una figura alta, coi capelli ricci e un paio di occhi verdi, con una mano poggiata sulle sue, entrambe sul cambio.

Louis prese un respiro profondo e tentò in tutti i modi di allontanare quei pensieri. Aveva un obiettivo in mente, uno che sapeva non sarebbe mai riuscito ad ottenere ma lui ugualmente avrebbe usato tutto ciò che era in suo potere per fare in modo di uscirne vincitore. Anche se non era una gara, non ci sarebbe stato nessun vincitore, nessun perdente, ci sarebbe stato solamente un cuore distrutto e Louis sapeva già a chi sarebbe appartenuto quel cuore.

Controllò l'orario dal telefono e non perse altro tempo. Mise in moto, procedendo per una strada che conosceva poco ma sapeva che era uno di quei quartieri dove ci vivevano le persone benestanti, coloro con la puzza sotto al naso che guardavano con disprezzo qualsiasi soggetto inferiore a loro. Insomma, era un quartiere dove Louis, se avesse potuto, non ci avrebbe mai messo piede, ma quel giorno doveva.

Era il compleanno di Harry, il riccio avrebbe festeggiato a casa del poliziotto, che in realtà era anche sua da qualche mese ma Louis non aveva alcuna voglia di ammetterlo nemmeno nella sua mente. Louis non era stato invitato, dato che dopo la discussione avuta con Harry quattro giorni prima, nessuno dei due aveva messo l'orgoglio da parte e aveva chiamato l'altro per chiarire le cose. Quel giorno, però, Louis non poteva rimanersene con le mani in mano.

Il giorno prima era andato a comprare un regalo per il più piccolo e si era persino vestito bene per lui. Harry non avrebbe potuto sbatterlo fuori. Ma il punto era che Louis non voleva partecipare ai festeggiamenti, non voleva assolutamente mettere piede in quella casa per vedere coi propri occhi Harry e il poliziotto in atteggiamenti intimi, gli bastavano le continue immagini di loro due insieme che la sua mente si divertiva a mostrargli nei momenti meno opportuni.

Louis voleva solamente consegnare il suo regalo ad Harry, augurargli buon compleanno e magari scusarsi per come aveva reagito giorni prima. Gli avrebbe persino chiesto di parlarne in un altro momento, se lui avesse voluto. E solo allora, da soli, avrebbe confessato ciò che provava ad Harry, senza aspettarsi assolutamente nulla da lui.

Era riuscito ad estorcere l'informazione della festa da Liam, che proprio non riusciva a starsene zitto, in nessuna occasione. Dunque arrivò non in perfetto orario ma non era importante, non era lì per restare, e prima di uscire dalla macchina si guardò allo specchio retrovisore e si acconciò meglio che poteva il ciuffo di capelli che sempre più spesso gli ricadeva davanti gli occhi. Poi respirò profondamente e finalmente uscì, recuperando il regalo dai sedili posteriori, prima di avvicinarsi al portico della casa e suonare il campanello, trepidante.

Aveva il cuore a mille e non sapeva neppure lui il perché. Probabilmente era perché non era a suo agio in quei vestiti. Le camicie non facevano per lui e i pantaloni erano decisamente troppo stretti.

«Louis» talmente perso nei suoi pensieri e nel suo disagio che Louis non si era accorto della porta d'ingresso aprirsi e rivelare un bellissimo Harry, vestito molto meglio di lui e sicuramente molto più a suo agio. Louis si perse nuovamente, ma questa volta nell'osservare la camicia di seta rossa e abbottonata a metà e i pantaloni bianchi, stretti molto più dei suoi. Come diavolo faceva il suo uccello a respirare? era ciò che più gli premeva sapere.

«Non sono così stretti come sembrano» Louis non si accorse neppure che aveva espresso quei pensieri a voce alta, e della risatina che scaturì in Harry, che adesso lo guardava con divertimento e con le guance leggermente arrossate per i suoi sguardi indagatori, forse fin troppo indagatori.

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