Epilogo.

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«Ti amo. Me ne sono accorto forse troppo tardi, ma ti amo e neppure mi importa di non essere ricambiato perché è ciò che provo e non me ne pento.»

Troppo tardi.

Era stato troppo tardi.
Era stato il momento sbagliato.
Ma non era stato un errore. Per Louis non sarebbe mai stato un errore l'aver confessato ad Harry i propri sentimenti, anche se il giorno dopo del più piccolo non c'era più traccia ad Holmes Chapel.

La loro casa non sarebbe stata più la stessa.

Per Louis casa non poteva più essere Harry e per quest'ultimo casa non poteva più essere Louis. Adesso per Harry lo era Seattle, lo era Trevor e tutto il futuro che aveva davanti con lui, lontano da Louis.

I giorni passavano, le settimane anche, i mesi pure, ma Louis continuava a non stare bene. Sorrideva molto spesso con i suoi amici, giocava col piccolo Bear facendolo divertire, ma i suoi occhi non riuscivano ad esprimere felicità, una reale felicità, nemmeno in quelle occasioni.

Si teneva occupato col suo vecchio lavoro dalla mattina alla sera, ma nulla sembrava vietare al suo pensiero di correre verso Harry la notte e di immaginarlo felice e spensierato in un appartamento forse troppo enorme ma estremamente luminoso, proprio come lo erano i suoi occhi e il suo sorriso. Proprio come lo era lui, dalla testa ai piedi.

Ed era allora che il suo cuore doleva un po' di più, perché Harry era felice senza di lui, perché qualcuno che non era lui lo stava rendendo felice, perché aveva scelto definitivamente un'altra persona a lui.

E il dolore del suo cuore si tramutava in lacrime lungo le sue guance, difficili da trattenere e difficili da interrompere. Andava quindi avanti per buona parte della notte, riuscendo a dormire solamente un paio d'ore, stremato e distrutto.

I suoi giorni di riposo li spendeva camminando per il paese, fermandosi con le spalle contro ad un muro e rimanendo lì per gran parte della giornata.

Rimaneva fermo nell'esatto punto in cui aveva visto Harry per la prima volta in vita sua. A quando il più piccolo era fermo sulla strada opposta, impegnato a cantare davanti una piccola folla e regalando loro, di tanto in tanto, enormi sorrisi.

Louis ricordava benissimo come osservava con attenzione da quella breve distanza il bellissimo ragazzo che gli sembrava così irraggiungibile e diverso da lui, e ricordava anche come ogni volta si incantava ad osservarlo, beandosi della sua voce prima di andarsene senza avvicinarsi e senza dirgli nulla.

Era inevitabile poi che i ricordi andavano al loro primo incontro da Tesco, dove un Harry completamente impacciato l'aveva già conquistato, fino a proseguire alla loro prima vera conversazione, col più piccolo immobile col petto contro la roulotte mentre un Louis rabbioso alle sue spalle gli chiedeva cosa volesse e perché lo spiasse da giorni.

«Volevo solamente stringere amicizia, sei l'unico che non conosco del quartiere.»

A Louis ancora veniva da ridere nel ripensare a quelle parole. Il maggiore ricordava come aveva cercato in tutti i modi di tenere Harry lontano da lui sin dall'inizio, senza riuscirci.

«Mi dispiace per te ma tornerò. Non ti libererai così tanto facilmente di me.»

E l'aveva fatto davvero. Harry era tornato il giorno dopo nonostante le voci su di lui, nonostante i dubbi. Quel ragazzino tornò da lui per sentire la sua storia, la sua verità. E ciò sorprese Louis non poco.

«Sorpreso?»

«Si. Un bel po' a dire il vero.»

«Perché?»

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