Capitolo tredici.

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Un anno e mezzo dopo.

Anne guardò suo figlio emettendo un profondo sospiro, non tanto sicura della sua scelta. «Mamma, starò bene» disse Harry, notando lo scetticismo sul volto della madre.

«Non mi fido di quei tuoi due amici» ammise sottovoce, dando un'occhiata ai due ragazzi fermi accanto al taxi parcheggiato fuori casa.

Harry roteò gli occhi. «Liam e Zayn sono due bravi ragazzi, puoi fidarti di me, per favore? Non frequento brutte persone» cercò di rassicurarla, inutilmente.

«Chiamami appena atterri, okay?» Harry annuì, trascinandosi la valigia fuori dalla casa. «E mandami un messaggio appena sali sull'aereo» il minore annuì nuovamente. «Stai attento» ancora un segno di assenso da parte di Harry. «Dammi un abbraccio, prima di andare» il ragazzo lasciò andare la valigia e si avvicinò alla madre, stringendola in un forte abbraccio.

«Starò via soltanto un mese, mamma» le ricordì, ridacchiando.

«Lo so, tesoro» sospirò Anne, lasciandolo andare. «Mi raccomando, non combinate casini e tienimi aggiornata sulle tue vacanze. Mandami miliardi di foto, okay?»

«Certo» Harry le lasciò un bacio sulla guancia, prima di riprendere la valigia e avvicinarsi alla macchina. Il tassista mise la sua valigia nel bagagliaio, per poi salire in fretta al posto del guidatore.

«Arrivederci signora» Liam salutò la donna con un sorriso sereno, mentre Zayn fece solamente un cenno del capo. Quest'ultimo gesto probabilmente non dovette aiutare la madre a cambiare idea su di loro, dato che la donna si portò una mano tra i capelli, sospirando profondamente con fate preoccupato.

Harry si morse il labbro inferiore cercando di trattenere le risate, mentre entrava in macchina, sedendosi nel sedile posteriore, accanto a Zayn. Salutò con una mano la madre dal finestrino, prima che la macchina si allontanasse del tutto da casa sua.

Zayn sospirò di sollievo, rilassandosi contro lo schienale del sedile. «Amico, tua madre è alquanto insopportabile» Harry scoppiò a ridere, annuendo in accordo. Anne era diventata ancor più protettiva nei suoi confronti, dopo ciò che era successo un anno e mezzo prima.

Harry non poteva di certo biasimarla, anche se molte volte voleva metterla al corrente del fatto che non fosse più un bambino, e non doveva stargli addosso ventiquattro ore su ventiquattro.

Però Harry ricordava come lo avesse sgridato, con le lacrime agli occhi, quando era tornato a casa. Come gli avesse urlato contro di essersi spaventata a morte quando non l'aveva trovato in camera sua, quando non l'aveva visto tornare per due giorni consecutivi, quando continuava a non rispondere alle sue chiamate, ai suoi messaggi.

Ricordava anche l'abbraccio che gli diede una volta terminato il lungo rimprovero, come era scoppiata a piangere e come l'aveva stretto fortemente a sé, facendogli giurare di non fare mai più una cosa del genere.

«Sicuro di essere pronto a tutto questo?» Zayn lo riscosse dai suoi pensieri, facendogli distogliere lo sguardo dal finestrino e sospirare rumorosamente.

«Lo sono.»

Era pronto a cercare Louis, era pronto a trovarlo e a urlargli di essere stato un grandissimo stronzo, per poi baciarlo fino a far perdere il fiato ad entrambi. Era pronto a riprenderselo e a non lasciarlo mai più.

Lui, Zayn e Liam erano riusciti in quell'anno e mezzo a racimolare i soldi necessari per fare quei viaggi. Harry aveva fatto i lavori più disparati, aveva lavorato giorno e notte, senza arrendersi mai. La stessa identica cosa avevano fatto Zayn e Liam, incapaci di lasciargli fare tutto ciò da solo, ormai l'avevano preso sotto la loro ala.

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