Capitolo ventuno.

6.1K 408 585
                                    

«Horan, glielo chiedo per l'ennesima volta. È sicuro di aver visto Louis Tomlinson uccidere quel ragazzo?» chiese il poliziotto in piedi con le braccia incrociate e lo sguardo serio puntato sul biondino seduto di fronte a lui.

Niall respirò profondamente e annuì, senza proferire parola. «Utilizza ancora con i gesti? La voce ce l'ha, parli!» urlò l'uomo, sbattendo i palmi sul tavolo di fronte a loro.

Niall sobbalzò, preso in contropiede. Gli avevano fatto quella domanda almeno sette volte, quel giorno. Era chiuso lì dentro da ore, non ricordava nemmeno più quante ne fossero passate e in quella stanza non c'erano neppure finestre, quindi non poteva vedere il cielo farsi sempre più buio, segno che il giorno stava lasciando spazio alla notte.

Il suo avvocato, al suo fianco, si schiarì la voce e gli lanciò un'occhiata, impedendogli così di parlare. «Il mio cliente vi ha più volte fatto capire che si, ha visto Tomlinson compiere un omicidio quella notte. Per quanto tempo ancora dovete tenerlo chiuso qui dentro?!»

Il poliziotto ridacchiò ironicamente, scuotendo la testa e spostando la sedia per sedersi e poggiare le mani unite sul tavolo. Guardò dritto negli occhi azzurri di Niall, cercando un minimo segno di cedimento che sapeva sarebbe arrivato prima o poi.

«Horan, allora? Qual è la verità?»

Niall deglutì e abbassò per un secondo lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. «Non sono sicuro di ciò che ho visto quella notte.»

«Cosa?!» l'avvocato spalancò gli occhi a quella confessione.

«Perché non ne è sicuro?»

«Era buio» si giustificò Niall, scrollando le spalle.

«E pensa sia una giustificazione valida? Siamo qui da ore e lei ha continuato a dire di esserne sicuro, adesso d'un tratto dice di non esserlo più perché era buio? A che gioco sta giocando, Horan?» lo sfidò il poliziotto, inarcando un sopracciglio. Non era la prima volta che gli capitavano tipi come quel Niall, era dunque abbastanza preparato per affrontarli.

«Pensavo di esserlo, okay?! Adesso mi state mandando in palla il cervello e ricordo a tratti cosa è successo quella notte. Quindi non ne sono sicuro» mentì, cercando di risultare credibile.

«Quante persone c'erano lì fuori quella notte? Lei, Tomlinson, il ragazzo morto, poi?»

«Solo noi.»

«Solo voi? Ne è sicuro?»

«Si, ne sono sicuro.»

«Allora dovremmo iniziare a considerarla come un sospettato di omicidio, perché se eravate gli unici tre ad essere presenti in quel momento e se non è stato Tomlinson ad uccidere quel ragazzo, lei rimane l'unica persona che avrebbe potuto farlo. Ha quindi ucciso lei quel ragazzo, Horan?» il poliziotto sorrise, perché sapeva di averlo in pugno.

«Non ho ucciso io quel ragazzo!» disse infatti Niall nel panico, muovendosi poi a disagio sulla sedia e respirando profondamente. «Le ho già detto che era buio. Non so quante persone c'erano, d'accordo?!»

«Continua a cambiare le cose, Horan. Non sarebbe meglio dire la verità?» domandò retoricamente, alzandosi dalla sedia e iniziando a camminare intorno al ragazzo.

«È questa la verità!»

«Okay. Quindi il nome Stan Lucas non le dice nulla?»

«Cosa c'entra Stan?!» Niall andò visibilmente nel panico, spalancando gli occhi e stringendo le mani in due pugni.

«Lo conosce, quindi?»

«No. Non proprio.»

Il poliziotto annuì, sempre col sorrisino sulle labbra. «Bene, quindi non è lei questa persona?» gli mostrò una foto che ritraeva proprio Niall e Stan Lucas la notte dell'omicidio fuori il bar, insieme ad un piccolo gruppo di ragazzi.

A love that consumes them.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora