Capitolo diciannove.

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Louis allontanò il panno bagnato dal suo labbro e respirò profondamente nel vedere il suo riflesso nello specchio del bagno della sua cella. Aveva un taglio non tanto profondo, procurato da un detenuto che quel giorno si era divertito a deriderlo alle sue spalle.

Lui non era una persona che lasciava perdere cose del genere, dunque a quella provocazione Louis aveva risposto con un'altra provocazione andando avanti in quel modo fino a quando i due, inevitabilmente, si fiondarono sull'altro sfogando tutta la rabbia repressa causata dallo stare rinchiusi in quel posto così a lungo.

Louis lasciò perdere il panno e si sedette sul suo letto, poggiando la nuca contro il muro e socchiudendo gli occhi. Era rinchiuso lì dentro da venticinque giorni. Erano nettamente pochi rispetto a quelli che tutti gli altri avevano trascorso e stavano trascorrendo, ma per lui erano tantissimi.

La cosa che più desiderava era uscire da lì e abbracciare i suoi amici, ma soprattutto scusarsi ancora una volta con Harry per tutto ciò che gli aveva fatto in passato. E ciò che sperava era che il riccio lo perdonasse così da ricominciare da zero. Louis voleva riconquistare Harry, la sua fiducia, a tutti i costi.

Era l'obiettivo che si era prefissato di raggiungere una volta uscito da lì, ci avrebbe messo tutto se stesso per fare in modo di riprenderselo e di trattarlo, quella volta, come meritava di essere trattato, quindi nel modo migliore possibile.

La situazione in quel carcere stava diventando insostenibile per lui, non abituato a rimanere rinchiuso tra quattro mura per più di un giorno, senza riuscire a vedere la luce del giorno, e della notte, quando voleva e poteva. Inoltre non aiutava il fatto che Zayn e Liam andavano da lui sporadicamente per cercare di convincerlo a dire la verità, a fare i nomi delle persone che avevano causato l'incendio nella sua casa.

La cosa che i due sembravano non capire era che lui non voleva fare i loro nomi, non voleva perché sapeva che la polizia mai gli avrebbe creduto e anche se avessero interrogato quelle persone, se la sarebbero scampata facilmente. E chi finiva nei guai era sempre e solo lui, non immaginando neppure in quali modi quelle persone si sarebbero vendicate, quando un giorno sarebbe uscito da lì.

«Tomlinson vieni, hai visite.»

Louis chiuse gli occhi e sospirò. Non aveva voglia di farsi vedere in quello stato dai suoi amici, con il labbro spaccato e un occhio nero. Non aveva voglia di dare spiegazioni in merito a ciò, e non aveva neppure voglia di sentirli parlare, cercando di convincerlo ancora, ancora e ancora. Louis era stanco di tutto quello. Ma nonostante ciò, non ebbe il coraggio di rifiutare di vedere uno dei suoi amici.

La guardia gli mise le manette e lo trascinò verso la stanza dove si tenevano gli incontri. Lo avvicinò ad uno dei pochi tavolini e quando Louis notò la persona che lo stava aspettando, il cuore prese a battergli più forte. Era Harry.

«Oh mio Dio! Lou, che cosa è successo!?» fu la prima cosa che disse Harry non appena lo vide, alzandosi in piedi e spalancando gli occhi, non dandogli neppure il tempo di avvicinarsi totalmente a lui. Il riccio fece un passo avanti per avvicinarsi a Louis ma la guardia che teneva quest'ultimo allungò un braccio e poggiò il palmo aperto della mano sul petto di Harry, arrestando ogni suo passo.

«Siediti, altrimenti lo porto via» Harry boccheggiò e senza dire nulla si sedette, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, non distogliendo lo sguardo dal volto tumefatto del più grande, che si stava sedendo di fronte a lui, le mani unite poggiate sulle gambe.

«Avete quindici minuti» esordì la guardia, allontanandosi da loro di qualche passo.

«Louis, cosa è successo?» chiese ancora una volta Harry, con più calma ma ugualmente preoccupato.

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