Capitolo undici.

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Era quella la cosa giusta da fare? Scappare mettendo non solo Harry in pericolo, ma anche lui stesso, perché così stava aggravando ancor di più la sua situazione. Quello era ciò che si chiedeva costantemente Louis, seduto sul cofano anteriore della macchina, alle cinque del mattino. Harry stava dormendo, in casa, e lui era riuscito a sgusciare fuori dal groviglio delle loro gambe e braccia senza svegliarlo.

Non l'aveva detto al riccio, ma quella mattina era arrivata una lettera da parte dei suoi amici, e non erano buone notizie. Zayn gli aveva scritto che la polizia lo stava cercando ovunque, che aveva interrogato entrambi senza però riuscire a scovare nulla, e che stavano per setacciare l'intero Regno Unito per trovarlo.

La polizia era certa che lui fosse un assassino, e voleva sbatterlo in galera il prima possibile e scappando Louis aveva solamente aggravato le cose. Gli anni di prigione sarebbero aumentati, e non poteva scappare per sempre, ma poteva provarci.

L'unica cosa che lo spingeva a farlo, a scappare lontano per vivere una vita tranquilla, serena, era la persona che dormiva in quella casa a lui estranea, su un letto a lui estraneo ma che dopo qualche giorno già sapeva di loro due.

Louis aveva in mente di recarsi, con Harry, all'aeroporto di Glasgow, quello più vicino a loro in quel momento. Avrebbero preso così due biglietti per la meta più lontana e sarebbero andati via, lasciandosi il Regno Unito alle spalle. Doveva solo convincersi che mettere nella merda insieme a lui anche il riccio fosse la cosa giusta.

«Che ci fai qui fuori con questo freddo?» una voce assonnata arrivò alle orecchie di Louis dalla porta d'ingresso, e quando si voltò vide Harry con le braccia incrociate al petto infreddolito e tremante, guardarlo con gli occhi semichiusi e il labbro imbronciato.

Louis sorrise e scrollò le spalle, senza rispondergli. Allora Harry si avvicinò. Gli si pose di fronte e gli allargò le gambe, così da intrufolarsi nel mezzo ed essergli più vicino.

«Che succede?» gli chiese, intrecciando le braccia intorno al suo busto.

«Niente» sussurrò in risposta Louis, lasciandogli un bacio sulla fronte. Harry per quella risposta era alquanto scettico, e lo guardò con la fronte corrugata, non credendo per niente a quelle parole. «E' tutto okay» continuò il liscio, prendendogli il volto tra le mani per scostargli i capelli dalla fronte, prima di poggiare le labbra sulle sue e baciarlo dolcemente.

Harry non ci mise molto a schiudere le sue labbra per lasciarci entrare la lingua di Louis, che nel mentre portò le mani tra i ricci capelli del più piccolo e gli inclinò la testa per avere un maggiore accesso.

Il minore si staccò qualche secondo dopo, guardandolo negli occhi e introducendo le mani al di sotto della felpa che Louis stava indossando, accarezzandogli la schiena.

«Tra un paio d'ore dobbiamo partire.»

Harry annuì, avvicinandosi ancor di più al corpo del maggiore e nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, stringendolo più forte. Louis lo racchiuse con le gambe intorno ai suoi fianchi e le braccia intorno al suo collo.

«Dove andiamo?»

«Lo decideremo poi» ribatté Louis, socchiudendo gli occhi. Stettero in quel modo per qualche minuto, poi il maggiore notò il corpo del più piccolo tremare contro il suo e si scostò leggermente.

«Stai tremando, rientriamo.»

«Aspetta» Harry lo bloccò quando tentò di allontanarlo per scendere dal cofano. «Io non ti lascerò mai da solo» disse deciso, guardandolo dritto negli occhi. «Ti è chiaro questo?»

Louis scrutò quei due occhi verdi per un paio di minuto, poi annuì, sospirando. «Mi è chiaro» affermò, prendendogli ancora una volta il volto tra le mani per lasciargli, però, solo un bacio a stampo.

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