La punizione

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Il giudice, la cui lieve  pancetta riempiva bene un elegante completo di sartoria, guardava il  suo telefono vibrare sulla  scrivania. Davanti si era appena seduta la  giovane avvocato  Stracquadanio, minuta ma avvenente, grandi occhi e un  sorriso timido.

Era il numero di sua  moglie, e avrebbe vibrato a lungo finché non avesse risposto. L'avvocato  sembrava un'adolescente, ma indossava un tailleur serio rosso scuro e  un foulard di seta dai  disegni paisley. Lui si diceva di guardarla  negli occhi, ma intanto provava a indovinarne le forme sotto la mise  professionale.

Il cellulare s'era  fermato, poi aveva inesorabilmente ripreso: la moglie, brava e santa  donna, non avrebbe mollato. La ragazza avvocato sorrise, ma non proferì  parola, lasciando alla vibrazione tutto lo spazio possibile nel silenzio  dello studio stracolmo di libri senza trama.

  "Mi rispondi?" apparve un sms. Poi prima che lui si muovesse, riprese a vibrare. Gli toccava  decidere come gestire la cosa, aveva convocato  l'avvocato per proporle  un accordo e doveva mantenere la sua posizione di potere.

Aveva lavorato molto per tenere immacolata la sua  immagine pubblica e la moglie ne era il  giusto complemento: si dava da fare in organizzazioni parrocchiali e in  centri giovanili laici, mai  stanca, con un sorriso per tutti, sempre  pronta ad aiutare. Per lui era fin troppo utile, gli piaceva esporla  nelle occasioni istituzionali e nelle feste come un vessillo della sua  probità e del suo appartenere alla creme della società. Però in quel  momento il suo interesse era insanamente attirato dalla fanciulla lì  davanti. L'aveva vista in aula,  turbata e intimorita dal grande e  famoso giudice. Le sue gote prendevano un leggero rossore tutte le volte  che le rivolgeva la parola e questa cosa gli aveva fatto girare la  testa.

Prese il telefono e per   qualche secondo sperò finisse di vibrare. Ma niente. Sorrise a mò di  scusa, allargando un po' le braccia. Lei rispose con un altro sorriso,  abbassando un po'  gli occhi. Questo lo rese ancora più attratto da lei:  gli ricordava una thailandese che aveva comprato tempo fa e tenuta nel  piccolo pied-a-terre per tre mesi. Poi sua moglie aveva iniziato a  lamentarsi delle troppe serate al lavoro e aveva dovuto rivenderla.  Anche lei era piccola e magra, dai grandi occhi e soprattutto molto  obbediente.

Digitò velocemente: "adesso non posso" e intanto chiese:
-Mi scusi, Signorina Avvocatessa Strad... Stran...
-Stracquadanio. Ma solo Avvocato va bene.

"Ricordati la cena di solidarietà"
"Stasera non riesco"

- L'ho convocata perché per il suo cliente non c'è molta speranza.
-Dice?- fece lei piegando la testa.

"È l'associazione che aiuta le ragazze maltrattate"
"Troppo preso. Tu non mancare"

- Avete iniziato una guerra contro una grande multinazionale.
- Ma abbiamo ragione, quel medicinale è pericoloso per tutti.

"Ci sono pochi uomini, se venissi faresti una bella figura"
"Mi spiace. Impegno inderogabile"

- Sarò schietto: ci sono un paio di cose che potrebbero aiutarla.
- Dica...

"Vado da sola?"
"Si, hai le tue amiche"

  - Le dò il nome di un  amico giornalista che potrebbe fare uno scoop contro di loro. Così  l'opinione pubblica sarebbe di supporto di  una eventuale sentenza tecnicamente non perfetta
- E la seconda?

"Ti amo, caro, non fare tardi"
"Anch'io, ci sentiamo dopo" e mise finalmente giù il telefono.

  - È semplice: io ho  molte responsabilità e arrivo a fine giornata  sempre molto stressato. È  libera stasera? - e propose un falso sorriso.
Lei non distolse gli occhi e rispose netta:
- Non se ne parla.

  Lui si appoggiò sulle  braccia, in avanti: il suo sguardo divenne  feroce, le sopracciglia  persero la pettinatura e divennero cespugliose,  le guance cascanti, i  capelli folti e ben sistemati apparvero quasi plastificati. Il bel  vestito non bastò più a renderlo una bella persona. 

- Cara Avvocatessa, se  lei mi contrasta non riuscirà più a entrare in un'aula di tribunale. I  suoi clienti perderanno esattamente  nel momento in cui la sceglieranno  come avvocato.

Si alzò, girò attorno alla scrivania e le si mise dietro:
- Se invece fosse carina con me, potrebbe diventare la regina dei tribunali.

Le mise le mani sulle spalle. Lei rimase ferma, senza rispondere.
   -Mi servirà solo qualche massaggio, un momento di relax, qualcosa che  potrebbe piacere anche a lei, che mi sembra ancora inesperta.

  Ruotò la sedia a  rotelle e se la trovò di fronte. Poi iniziò a sganciare la cintura dei  pantaloni, continuando a parlare con voce leggermente  rotta  dall'eccitazione:
- Servirà poco, solo dimostrare di essere gentile e fare quello che tutte le donne vorrebbero fare.

  Si abbassò i  pantaloni, mostrando i boxer a righe regimental. Lei alzò  le mani ai  suoi fianchi e glieli abbassò giù, sotto le ginocchia. Poi si  tirò  indietro scorrendo sulle rotelle, mentre la doppia porta  dell'ufficio  si spalancò e apparve un cespuglio di flash e obiettivi.  Sotto la  tempesta silenziosa di lampi, come in un temporale di agosto, a  illuminarne le bianche terga, lui si girò mostrandosi a brache calate e  faccia sorpresa, viso bianco pallido come il sedere.

E a chiudere lo  spettacolo inverecondo  l'avvocato Stracquadanio si alzò spegnendo il  cellulare rimasto acceso tutto il tempo, poi dietro ai giornalisti  apparve lo sguardo triste della moglie, quello serio di alcuni giudici suoi colleghi e quello ufficiale di diversi carabinieri.

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