Capitolo I

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Mi chiamo Elen Trainor, ho sedici anni e odio la mia vita, in particolare la gente che vedo nella mia vita. Ovviamente togliendo quei poveri sciagurati di mia madre, Kyle e Mike che mi sopportano da tanto tempo.
Oggi è un giorno fondamentale perché è finita l'estate e il mio seno è aumentato di ben una taglia. Da una seconda è diventata una terza!
Ragazzi che splendore!
Mi guardo il seno soddisfatta.
Farò schifo in tutto il resto, ma almeno ho delle belle tette.
Infondo la voglia che mia madre ha avuto di correre tutta l'estate con me mi ha aiutato ad avere anche due chiappe sode.
Finirò per ingrassare di mille chili quest'anno, lo prevedo. Quasi ci spero.
Sento il motore della macchina di Mike che ruggisce nel viale di casa mia.
M'infilo la mia maglietta bianca della divisa e i pantaloni grigi corti al ginocchio.
Li fisso schifata e poi mi metto velocemente le scarpe.
Mike comincia a suonare il suo maledetto clacson e allora mi tocca correre dalla camera alla cucina. Baciare mamma e poi scarmigliare i capelli di Kyle, infine prendere la borsa e sperare che ci sia tutto dentro.
Mi ritrovo dentro la vecchia macchina di Mike dopo ben due minuti. Record.
«La smetti di suonare il clacson con il ritmo di Rockstar?» Chiedo infastidita.
Lui mi sorride. I suoi occhi blu oggi sono più tendenti all'azzurro e i capelli sono ancora più lunghi di quanto ricordavo.
Ci siamo visti ieri.
«Sempre meglio di dover aspettare sotto il sole cocente mentre tu ti fissi allo specchio.» Afferma lui prendendomi in giro.
«Senti bello, io sono quella meno vanitosa dei due.» Gli ricordo.
«Beh, ricordati che io sono Mike Jackson.» Sorride vantandosene mentre parte verso la scuola.
Siamo a Santa Barbara, in California. Oggi ci sono ventiquattro gradi e lui si lamenta.
Si sta bene. Ma sicuramente tra qualche giorno pioverà e finiremo per essere annegati mentre dormiamo.
Ecco perché odio questo posto. È più indeciso di me.
«Sai che quest'anno è quello decisivo per prendere la proposta di Martha e fare un progetto con raccolta fondi per la scuola?» Mi ricorda lui.
Faccio una smorfia di disgusto. «Martha con la sua sifilide potrebbe decimare la scuola.»
Lui se la ride mentre io sto ancora pensando a tutte le volte che l'ho trovata attaccata a qualcuno.
«Quindi mi stai dicendo di no?» Chiede Mike lanciandomi un'occhiata assassina.
«Senti, sono le sette del mattino e il mio cervello si sta sforzando di non uccidere qualcuno. Puoi parlarmene all'intervallo quando la mia sete di sangue sarà saziata?» Chiedo sbuffando.
«Okay vampira.» Sbuffa anche lui.
Finiamo per romperci le palle dandoci colpi alternati da pizzicotti. Lui sbanda diverse volte e io me la rido perché fa sempre una faccia da film horror.
Arrivati davanti a scuola scendo prima che possa anche solo ricordarmi della raccolta fondi e corro all'armadietto per lasciare tutto lì.
Il primo giorno di scuola resta sempre quello in cui mi perdo nei corridoi perché non mi ricordo dove si trova il mio armadietto.
Mi fermo per cercare di ricordarmelo ma io sono una schiappa in queste cose e mi tocca andare a cercarlo sperando in un miracolo.
Il primo corridoio è quello sbagliato, il secondo pure.
Al terzo mi ritrovo davanti la squadra di football con il loro fascino da schifo e muscoli che creano formicolii strani alle cheerleaders.
Alzo gli occhi al cielo e cerco di passare di fronte a loro senza dare molta attenzione.
Ovviamente quelle galline si risvegliano quando sentono dei passi.
Madonna.
«Ehilà! Signorinella!» Urla uno dei tanti.
Io alzo gli occhi al cielo e rabbrividisco schifata prima di continuare il mio percorso.
Poi dal fondo del corridoio arriva la star della scuola: Edward Posey.
Alto un metro e novanta, con spalle troppo larghe e fisico che mette invidia pure a me, capelli neri corvini e occhi caramello roventi.
Nessun tuffo al cuore, solo tanta invidia.
Io sono una nana e ho capelli stoppisi e occhi verde cacca di gabbiano.
Una cosa giusta potevano farla, no? Tipo darmi l'altezza.
Lo guardo di sottecchi sapendo che non si renderà conto di me. È tutto preso dalla sua bellezza e dall'essere capitano della squadra di basket.
Certo, anche io se fossi così figa sicuramente non mi preoccuperei della plebe. Quella che sta in basso, tipo me.
«Ehi bro!» Urla qualcuno a lui.
«Siete sopravvissuti alla festa eh?» Se la ride lui. Alzo gli occhi al cielo sentendo per la prima volta la sua voce e capendo che anche lui è un rincoglionito.
Alla fine, dopo una lunga ricerca, trovo il mio armadietto pasticciato da mille generazioni di studenti e quando lo apro ritrovo il mio beauty emergenze e i miei assorbenti.
Ah ... che bello!
Dopo qualche minuto mi tocca andare in classe e le ore successive fino alla pausa pranzo sono noiose e mortali per me e per gli altri quindici studenti che incontro in ogni aula.
Alla fine sedermi sulla panchina a mensa davanti ad un Mike felice è l'unica cosa che posso sopportare in questo momento.
«Hai deciso sulla beneficienza?» Chiede sorridendomi.
Mike è la persona più felice che possa esistere in questo mondo. Ha riso anche quando era caduto dalla bici schiantandosi con un masso.
Non so cosa possa esserci di così poco rassicurante come questo.
Ho un amico felice che sorride anche mentre piange.
Dio che ansia!
«Facciamolo.» Sbuffo sapendo che se continuo a rimandare la nostra amicizia si spezzerà.
«Sì!» Esulta felice.
«Puoi smetterla di essere così felice?» Chiedo facendo una smorfia disgustata.
«Ah no! Non posso. Posso finalmente parlare con Martha.» Che è la sua prima ed eterna cotta.
Non che Martha sia brutta, ma diciamo che preferirei una nonnetta vergine rispetto a lei.
«Okay. Forza. Non andare in escandescenza.» Dico vedendo che sta diventando sempre più rosso.
«È solo che ...» Non riesce neanche a parlare da quanto è emozionato.
Alzo gli occhi al cielo. Mi sporgo verso di lui e gli do uno schiaffo in faccia per svegliarlo.
Lui si rianima subito e io sospiro soddisfatta. «Pericolo scampato.» Dico.
Lui si massaggia la guancia ancora felice.
E poi girando lo sguardo vedo che la squadra di basket con quella di football stanno entrando nella sala pranzo e si stanno mettendo a scherzare come trogloditi. Qualcuno ha già il cibo con se e mentre qualcuno passa dietro di me succede qualcosa.
Oh sì, perché in pochi istanti mi ritrovo bagnata e sporca di una cosa rossa che bagna le mie spalle e che cade sulla mia maglietta bianca.
E poi la furia si impossessa di me, tanto che mi giro, e senza rendermene conto do un pugno in faccia a Edward Posey.
Il resto ve lo potere immaginare.
Io che vengo bloccata dai trogloditi, io che minaccio la morte a qualcuno, il professore di educazione sessuale che urla contro tutti.
Io dal preside con affianco a me quel capitano di basket che deve finire sotto terra tra pochi istanti, altrimenti ci finisco io.
Mia madre mi ammazzerà.

*Spazio Stellare*

Ciao mangiatori di libri, sono ritornata con una storia.
Sembra una trama come le altre, ripetuta e ripetuta migliaia di volte... Ma spesso l'inizio inganna.
Volevo oltretutto dirvi che pubblicherò ogni Lunedì, Mercoledì e Sabato, così che voi possiate leggere la storia senza aspettare più di tanto.
Spero che Elen Trainor possa esservi d'aiuto nella vostra vita.

💥Un bacio da alieno da Margaret💥

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