Capitolo IV

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Apro gli occhi di scatto a causa della sveglia che mi uccide le orecchie. Schiaccio il tasto di interruzione nel telefono e poi mi rigiro nel letto.
«Elen!» La voce di mia madre giunge alle mie povere orecchie. Mugugno volendo solo dormire. «Elen, su! Devo andare a lavoro.»
Mi tolgo le coperte di dosso con fare triste.
Il freddo della mattina arriva alle mie gambe scoperte e rabbrividisco.
«Maledetta città.» La maledico.
Poi mi alzo e vado verso la cucina. Incontro durante il cammino un Kyle mezzo assonnato come me e ci aiutiamo a scendere le scale senza cadere.
Mamma ci guarda di sbieco. «Ragazzi, sembrate due zombie.»
Io mugugno qualcosa, Kyle va subito a sedersi a tavola per mangiare.
La mamma dopo poco ci lascia da soli a casa e Kyle mi prega di restare a casa.
Lo costringo a lavarsi e mettersi lo zaino sulle spalle, quindi entriamo nella macchina di Mike appena arriva e facciamo il viaggio praticamente scannandoci.
Quando scende per entrare a scuola mi fa la linguaccia e io alzo gli occhi al cielo.
Poi Mike supera la scuola e va verso la nostra.
«Che diamine è successo tra te e Kyle?» Chiede mentre guida.
«È innamorato di una certa Zara. E oggi voleva stare a casa per organizzarle un pranzo romantico dato che mamma non c'è. Io gli ho dato un calcio nel sedere e l'ho mandato a scuola.» Ecco che nervoso.
«Beh, diciamo che sembrava più seria la situazione.» Dice preoccupato.
«È la solita drama queen.» Sbuffo prima di guardare verso il mio finestrino.
«Hai preso tutte le annotazioni per il progetto?» Chiede. Tiro fuori tutto e lo metto nella sua borsa.
«Costi, oggetti che servono, decorazioni, durata dei lavori di creazione, possibili problemi con soluzioni veloci e indolore.» Dico. «Sono o non sono una migliore amica da favola?» Sorrido.
Lui ride e mi spintona un po' prima di parcheggiare. Usciamo dall'auto e c'incamminiamo verso l'ingresso della scuola.
«Che ne dici se stasera studiamo insieme?» Chiede mettendosi lo zaino in spalla.
«Il verbo studiare non esiste quando siamo insieme.» Gli ricordo.
«Sicuramente studiamo più di quella massa di deficienti.» Afferma indicando la squadra di basket. Annuisco schifata e poi lo prendo a braccetto.
«Ho voglia di hamburger ipercalorico.» Dico sognando. Non lo mangio da tre giorni, è molto.
«Bene, ma questa volta paghi tu!» Dice.
Mi scollo da lui e lo guardo male. «Pezzo di merda.»
Appena suona la campanella ci separiamo.
Lui va alla lezione di scienze, io a quella di fisica.
Nel corridoio incontro lo sguardo di Edward Posey. Questa volta non dice niente riguardo ai miei vestiti o a qualsiasi cosa.
Io lo guardo strafottente e lo sorpasso.
Oggi ha una maglietta rossa e dei pantaloni nari strappati con le solite sneakers bianche.
I capelli sono sistemati con del gel e i suoi occhi sono più luminosi del solito.
Porca troia a lui.
Senza farci caso, mentre penso a quel divo imbecille, mi scontro con una figura che deve essere distratta quanto me.
Gli cadono i fogli per terra e allora m'inchino per recuperarli. Quando mi rialzo incontro due occhi grigiastri, tendenti al celeste.
«Grazie.» Dice.
È un ragazzo che non ho mai visto in vita mia.
«Figurati. Sei nuovo?» Chiedo mentre gli passo tutti i suoi fogli.
Sorride. «Già. Scusa se ti sono andato a dosso. Stavo cercando l'aula di fisica.» Dice.
Senza rendermene conto sorrido pure io. «Ci sto andando proprio adesso.» Dico.
Lui sembra sorpreso e alla fine mi segue.
Gli chiedo come si chiama e come mai è venuto in questa scuola schifosa.
Lui è Zach e è venuto perché non sapeva dove altro andare.
In realtà sembra che ci sua qualcos'altro sotto, ma a quanto pare non vuole dirlo.
Entriamo dentro la classe di fisica e ci dobbiamo dividere.
Io vado nel banco con Mary Nancy che mi saluta con il suo solito modo da agente russo.
Il resto della giornata lo passo a spezzettare fogli a caso, cercare di seguire matematica, fingermi intelligente in inglese e poi infine ci sono le due ore strazianti di ginnastica.
Mettiamola così:
Non odio correre, ma preferisco mangiare.
Negli spogliatoi la gang di Martha e lei stessa mi parlano del progetto mio e di Mike e di quanto quest'ultimo si sia fatto un sacco di muscoli quest'estate.
Mentre loro pensano a come sbavargli dietro, io cerco di rendere i pantaloncini da ginnastica dell'anno scorso meno stretti sul sedere.
Alzo gli occhi al cielo.
Non solo Mike è cambiato in un'estate.
Noto che il gruppo di Martha cambia discorso in meno di due minuti, tanto che molte ragazze che sono negli spogliatoi si cambiano velocemente per non sentire tutto quello che dicono.
Da Mike passano a Anne Cooper, dal diabete di Bethany Sullivan alla squadra di football.
Mi metto la maglietta larga che meno male copre metà del mio sedere scoperto e poi esco fuori dagli spogliatoi.
La professoressa McTaison fischia con le dita per avere un po' d'attenzione. Io la fisso scettica. Non sopravviverà ad un'altra insolazione da quanto è rossa.
Mentre lei parla sui tanti giri di corsa che dobbiamo fare, mi guardo intorno.
Tutte le squadre della scuola si stanno allenando. Nei campi da basket affianco a quelli di atletica c'è Posey con la sua squadra che fa canestri, rincorre qualcuno, saltella.
Il fatto che sia figo pure tutto sudato mi fa creare tanti complessi.
«Bene incominciate!» E poi il fisco della prof s'innalza nei cieli.
Incomincio a correre come tutti gli altri e chiedo informazioni a chi mi capita vicino per sapere quanti giri dobbiamo fare.
La notizia dei venti giri di campo mi fa inciampare interiormente.
Fottuta ginnastica del cazzo!
Mi faccio la coda mentre corro e non ragiono sul fatto che il mio culo è praticamente nudo.
Quando sento dei fischi da parte di Henry Richards dal campo di Basket abbasso la maglietta nera e lo corro più veloce.
Al decimo giro finisco nel gruppo degli sfigati che stanno per stramazzare a terra.
Al dodicesimo giro i piedi e i polmoni non vanno a pari passo.
Al quattordicesimo per sbaglio scivolo sulla sabbia del salto in lungo e finisco impanata, sudata e con una caviglia che pulsa e fa un male cane.
La professoressa di ginnastica mi raggiunge e mentre mi controlla la caviglia mi chiama con tanti sinonimi che indicano tutti la parola "nullità".
Nel frattempo tutte le squadre della scuola hanno finito i loro allenamenti mattutini e la squadra di basket mi passa affianco per andare negli spogliatoi. La prof continua ad insultarmi mentre tocca la caviglia.
L'ultimo che passa della squadra di basket è Edward Posey che mi fissa divertito. Lo fulmino con lo sguardo, lui sorride.
«Oh, Edward! Guarda un po' questa caviglia.» Dice la prof. Sposto lo sguardo verso di lei allarmata.
Posey s'inchina e tocca la mia caviglia, la racchiude nella sua stretta e la muove.
Strillo dal dolore mentre lo fa.
«Penso che sia slogata.» Dice lui.
Io guardo il suo profilo un po' rosso e sudato a causa degli allenamenti.
La prof mi guarda arrabbiata. «Questo è perché non guardi dove metti i piedi, Elen.» Afferma. «Senti, Edward, potresti portarla in infermieria? Io ho la classe da guardare.» Dice lei. La fisso di sbieco, poi cerco di mimarle tanti no.
«Certo, tanto dovevo andarci comunque.» Afferma Posey. Lo guardo allibita.
«Bene, allora occupatene tu.» Dice la prof e poi se ne va.
Io la guardo rimpiangendo gli altri sei giri di corsa e poi ritorno a guardare il diavolo davanti a me.
«Vuoi vendicarti per come ti ho trattato ieri?» Chiedo quasi impaurita. Infondo ora non posso neanche difendermi.
Lui mi fissa con una faccia tranquilla. «Smettila di farti strane paranoie.» Afferma. Si mette di fronte a me, poi mi tira su mettendo le mani sulla vita e infine mi carica sulla sua spalla come un sacco di patate.
E in tutto ciò mette anche la sua felpa sulle mie natiche. Fantastico.
La sua schiena è sudaticcia. «Sei appiccicoso.» Dico schifata.
«E tu sembri una fettina impanata.» Dice lui.
Non ha tutti i torti.
Entra dentro il lungo corridoio che porta agli spogliatoi e poi mi lascia sedere su una sedia poco più avanti degli spogliatoi dei maschi.
«Che fai?» Chiedo mentre lui mi sistema bene sulla sedia, facendo attenzione a dove toccarmi.
«Prima di andare in infermieria devo lavarmi.» Dice guardandomi dritto negli occhi.
«E io devo stare qui da sola ...» Mi guardo intorno. Forse ho guardato troppi film horror in questi anni.
«Non avevi detto che ti rovinavo le giornate appena mi vedevi?» Chiede ritornando alla conversazione di ieri.
«Questa è una situazione speciale.» Dico.
Lui sbuffa e poi si dirige verso lo spogliatoio maschile. «Stai attenta ai topi.» Dice.
Io guardo la sua schiena muscolosa fino a quando non scompare dietro la porta.
Deglutisco e mi guardo intorno.
Sembra il posto dove la gente scompare nel nulla.

*Spazio Stellare*

Ciao aliens,
siete anche voi così imbranati da cadere come Elen? Io sì. Ecco perché preferisco fare sport in posti isolati. 😁
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Bye bye👽

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