Mia mamma mi ha dato tre antidolorifici in meno di sette ore. Non penso sia legale.
Ora sono nella vasca da bagno mentre mi godo il silenzio della casa. Sono appena passate le dieci di mattina e io e la mia caviglia stiamo festeggiando insieme.
Thirteen di Elliot Smith è al massimo del volume nella cassa portatile.
Sospiro godendomi il profumo di rose della bomba presa un mese fa con Mike a Seattle.
Sorrido. Eravamo così stupidi e liberi.
Mentre mi rilasso controllo anche la mia caviglia ancora un po' gonfia.
In realtà adesso non mi fa tanto male, ieri non riuscivo proprio a poggiarla.
Ieri.
Sento ancora la sua pelle che sfiora la mia, i miei polpastrelli sui suoi muscoli. Chiudo gli occhi ricordandomi di lui e della sua stupida faccia.
Mi convinco che quello che dicono di lui non è vero, che le ragazze dicono ma in realtà non è così. E quelle foto non possono dire niente, perché le foto non raccontano tutto.
Un'ora dopo, con fatica, esco dalla vasca e zoppicando mi ritrovo a guardare il mio riflesso su un vetro quasi tutto appannato.
Occhi lucidi mi guardano.
Mi vesto lentamente e poi vado ad asciugarmi i capelli.
Il resto della giornata lo passo a guardare serie TV e make-up tutorial su Youtube.
Quando mia madre rientra e si affaccia nella mia camera vede la depressione: busta di popcorn vuota, caramelle e computer.
«Santo Cielo, Elen!» Afferma avvicinandosi. Mi controlla la caviglia e poi sorride.
È bella. Una bellissima donna.
«Domani forse riuscirai a camminare bene.» Dice. Poi mi da' un bacio sulla fronte. «Hai sentito Kyle?» Chiede.
«Mi ha chiamato dicendo che la gita stava andando bene. Almeno lui si diverte.» Sbuffo.
Lei sorride. «Ma smettila, El. Domani è sabato e uscirai con Mike e vi divertirete. Ora vado a fare la cena.»
«Okay.» Sorrido.
Poi suonano al campanello e mamma deve andare ad aprire. Nello stesso momento in cui apre la porta so già di chi si tratta.
«Ciao Mike!» Dice felice mia madre.
Alzo gli occhi al cielo. «Mike!» Urlo.
Lui saluta mia madre e poi immediatamente si presenta in camera mia. Si butta nel letto vicino a me e guarda in che condizioni sono.
«Sembri una zitella.» Dice.
«Grazie, coglione.» Affermo io. «Com'è andata la giornata?» Chiedo.
Lui si rannicchia praticamente su di me e guarda cosa sto guardando sul computer. Fa una smorfia vedendo che è una commedia d'amore. «Sicuramente meglio della tua.» Mi prende in giro.
«Dai! Raccontami delle novità che mi sto annoiando.» Lo prego.
«La solita pacchia.» Afferma. Ma guardandolo ha gli occhi che brillano e quando succede così vuol dire che mi sta nascondendo qualcosa.
«Mike ...!» Lo rimprovero. Lui si alza e si mette di fronte a me, ha una faccia pessima. «Tutto okay?» Chiedo preoccupata.
«Diciamo che ho sentito una cosa mentre andavo in classe.» Dice.
Lo guardo di sbieco. «Magari completa tutta la frase, così non restiamo due anni qui ad aspettare che tu finisca.» Gli faccio notare.
«Okay. Bene, stavo andando nell'aula di fisica quando ho sentito Matt Douglas parlare di te e Edward.» Dice. La mia faccia si sta già accartocciando. «Diceva che vi ha visto insieme mentre entravate nello spogliatoio delle femmine e che ci siete restati per svariati minuti. Quindi immagina ...» Afferma.
«Mi stai dicendo che ora tutta la scuola pensa che io sia la troia di Edward Posey?» Chiedo. Lui annuisce. «Io sono vergine!» Strillo.
Mia madre passa davanti alla camera proprio mentre sto parlando di ciò e si ferma di botto.
«Wow!» Dice fissandoci, poi corre via.
Mike è il primo a scoppiare a ridere, io lo accompagno poco dopo.
Dieci minuti dopo, tra un cazzeggio e l'altro, facciamo le persone serie.
«Secondo te cosa dovrei fare?» Chiedo.
«Prima cosa rimetterti a posto. Questa caviglia non è tanto carina.» Dice indicando la mia caviglia gonfia. «E poi parli con Edward Posey.» Dice.
«Okay.» Dico.
Un'ora dopo Mike se ne va e dopo aver mangiato mi rinchiudo in camera a pensare.
Okay, prima la caviglia poi Posey. Prima la caviglia poi Posey. Prima Posey, poi la caviglia.
Aspetta ...
Resto immobile a guardare il soffitto.
Infondo è qui vicino, abita nella mia stessa via e ...
Prendo il computer e cerco il suo nome su Instagram. Anche senza cercarlo so già che il suo profilo non è privato e che la maggior parte delle foto sono quelle con la sua squadra.
Ecco.
Alzo gli occhi al cielo e poi entro nei direct.
Incomincio a scrivere ma tutti i messaggi sembrano stupidi. Poi mi rendo conto che l'unica cosa intelligente da scrivere è una.
Sei libero sta sera?
Aspetto che mi risponda.
Passa un'ora prima che il suo nome accenda lo schermo del mio telefono.
Potrei esserlo.
Scrive. Alzo gli occhi al cielo dalla sua risposta.
Bene, se lo sei vieni a casa mia. C'è una scala anti incendio che porta alla mia camera sul retro della casa. Magari non farti scoprire da mia madre. Grazie.
Aspetto una sua risposta che non tarda ad arrivare.
Per quale ragione?
Non so se ucciderlo subito o aspettare.
Muoviti, Posey.*Spazio Stellare*
Penso di non aver mai amato così tanto una protagonista dei miei libri. Voi come vedete Elen?
Un bacio alieno
Wakanda per sempre🖤
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Perché sono qui
Ficção AdolescenteElen Trainor vive a Santa Barbara, ha un amico fantastico e una mamma e un fratello che la supportano in tutto ciò che fa. Nella sua scuola tutto è ingarbugliato in un unico nodo pieno di cuffiette da cui esce un sacco di musica di diverso genere...