La partita non è ancora finita ma i Kings sono piuttosto aggressivi.
Ma a quanto pare non hanno le strategie degli Steeds. Alzo lo sguardo verso il tabellone.
60 a 58 per gli Steeds.
Stringo la mano di Martin non sapendo che altro fare. Uno dei Kings cade mentre sta attaccando ma nessuno fa fermare il gioco.
Guardo quel ragazzo che si lamenta in un angolo del campo.
Santo cielo, penso.
Poi in un silenzio tombale si sente una sirena. Molti senza pensarci due volte corrono via, io resto un po' sconvolta ma poi cerco di scendere giù. Perdo il gruppo e anche Martin nella confusione.
Mi guardo intorno e chiamo il nome dei miei amici ma nessuno mi risponde.
Poi sento qualcuno prendermi per il braccio e trascinarmi a se.
In un primo momento mi spavento ma alzando lo sguardo vedo due occhi caramello che mi fissano preoccupati.
Prende tutte le sue cose e poi mi trascina con se. La sua mano stringe la mia e faccio fatica a seguirlo. Quando usciamo dal capanno siamo nel retro di esso.
Riconosco dietro ad un albero la macchina di Edward. Lui corre fino ad entrarci e poi con la macchina mk raggiunge. Io entro velocemente e poi fa tutto lui.
Cambia la marcia e poi spinge sull'acceleratore. Finiamo per arrivare in una stradina in mezzo alla campagna. A un chilometro in lontananza c'è una casa con le luci spente. Lui continua a guidare fino a quella casa.
Poi parcheggia davanti ed esce fuori senza parlare.
Nel frattempo nel mio telefono sta succedendk un casino.
Zach, Mike e Mary scrivono messaggi a tutti di trovare qualcuno per ritornare a casa. Mike è scappato con Mary, Zach con Martin.
Io li avviso che sono viva e vegeta e che arriveró presto a casa.
La chat si calma e posso chiudere il telefono.
«Restiamo qui finché le acque non si calmano.» Dice Edward sporgendosi dentro la macchina. Io lo guardo allarmata. «Tranquilla non c'è nessuno e a quanto pare non c'è neanche l'allarme. Deve essere una casa abbandonata.» Afferma.
«Di bene in meglio.» Affermo io uscendo dalla macchina. Guardo la casa con diffidenza. Non sembra tanto abbandonata.
Edward prende il suo borsone dalla macchina per poi chiuderla e venire verso di me. Mi fissa con uno sguardo incazzato e poi mi supera.
Controlla tutto il perimetro e poi scompare dietro ad un albero.
Sento un botto e sussulto per lo spavento.
«Cazzo. Porca troia.» Sento.
Mi avvicino e vedo Edward che cerca di non far cadere l'anta della finestra che si deve essere staccata. Non posso fare a meno di ridere. Lui si gira e mi fissa di sbieco.
«Vuoi aiuto?» Chiedo divertita.
«Tieni questo.» Dice lanciandomi il suo borsone. Mentre lui entra sento la sirena della polizia lontano. Edward spunta dal buio dell'edificio. «Vieni qua.» Dice.
Io mi avvicino. Prima prende dalle mie mani il borsone e poi mi prende la mano.
«Soffro di vertigini.» Dico seria.
Lui mi fissa divertito. «è poco più di un metro, Elen. E poi ti tengo io.»
Mi aggrappo alla cornice della finestra e poi per sbaglio il mio sedere scivola e in poco tempo mi ritrovo con il sedere dentro la casa e le gambe per aria.
«Ahia.» Mugugno.
Sento un sibilo e poi una risata riempire tutto il silenzio della notte. Punto lo sguardo verso l'alto e noto il sorriso di Edward che viene illuminato dalla luna.
«Stronzo, aiutami.» Affermo mentre sono incastrata. Lui mi afferra per la schiena e poi mi tira su.
Il mio sedere combacia perfettamente con le sue coscie e devo fare un passo avanti per non creare troppo imbarazzo.
«Adesso che cosa vuoi fare?» Chiedo mentre lui sistema la finestra e poi accendendo la torcia del telefono si avvia verso l'interno della casa.
Io faccio lo stesso con la mia e lo seguo.
«Penso che passeremo la notte qua dentro. La polizia cercherà qualcuno fino a luce, l'hanno già fatto.» Afferma come per tranquillizzarmi.
Ah! Non ci riuscirà mai.
Guardo i mobili pieni di polvere e curioso dentro i vetri di essi. Sicuramente questa casa deve essere appartenuta a una vecchia coppia, oppure a una vecchietta.
È tutta piena di oggetti antichi e foto in bianco e nero.
Sorrido vedendone una di un gatto con un bambino.
Nel frattempo ho perso Edward e dato che non voglio restare da sola lo cerco.
Lo ritrovo mentre fa le scale per andare al piano di sopra.
«Provo a vedere se trovo un letto e delle coperte, fa un cazzo di freddo qua.» Dice guardandomi. Annuisco e lo aspetto seduta sul gradino.
Controllo il telefono e vedo un messaggio di Kyle.
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Perché sono qui
Teen FictionElen Trainor vive a Santa Barbara, ha un amico fantastico e una mamma e un fratello che la supportano in tutto ciò che fa. Nella sua scuola tutto è ingarbugliato in un unico nodo pieno di cuffiette da cui esce un sacco di musica di diverso genere...