Capitolo XI

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Mi risveglio con un grande mal di testa e guardando a destra e a sinistra trovo Zach e Mary addormentati.
Mi alzo cercando di non fare casino e prendo due delle sei pastiglie che ci sono sul comodino affianco al mio letto.
Poi mentre sbando cerco di scendere le scale.
Mia madre deve essere già andata a lavoro, ma quel diavolo di mio fratello sicuramente è sul divano a giocare con la play station.
Mi rinfresco e mi cambio. Quando esco dal bagno vado in cucina per preparare una colazione per tutti.
Non mi ricordo un bel niente di ieri sera e preferirei non ricordarlo fino ai miei vent'anni.
«Ehi furetto!» Brontolo mentre passo nel soggiorno. Lui si gira per guardarmi di sbieco.
«Sembri uno zombie.» Dice.
«Grazie, Kyle.» Sbotto andando in cucina.
Preparo pancake velocemente dato che mamma ha già fatto l'impasto.
Zach e Mary arrivano mezz'ora dopo con facce da morto e una voglia di vivere pari a zero.
Kyle si unisce a noi per la colazione.
Subito famigliarizza con i due e chiede a Zach di sfidarlo su un nuovo videogioco che sta spopolando in questi mesi.
Alla fine loro due vanno a giocare e io e Mary restiamo da sole a finire il cibo.
«Che ne dici se cerchi di ricordarti quello che è successo ieri?» Chiede Mary.
«Dio, non vorrei mai ricordare ciò che ho fatto. Sicuramente ho bevuto troppo.» Affermo disgustata.
«Okay ... e sai perché sei sana e salva?» Chiede Mary.
«Ovviamente perché mi avete portato voi a casa.» Dico sincera.
Lei fa una smorfia. «Ni.»
«In che senso ni?» Chiedo smettendo di mangiare per guardarla.
«Nel senso che ci ha aiutato Edward Posey a metterti sul letto. E ovviamente ci ha accompagnato a casa tua con la sua macchina.» Dice mangiando.
«Cosa?» Chiedo sconvolta.
«Ha detto che conosceva casa tua e tutto il resto.» Dice.
«Tutto il resto cosa?»
«Che vive nella tua stessa via. È stato molto premuroso in realtà. Di solito gli atleti della nostra scuola sono tutti stupidi e stupidi.» Ammette guardandomi con i suoi occhi scuri.
«Mi stai dicendo che mi ha accompagnato a casa dopo una sbronza?» Chiedo.
«Eravamo tutti sbronzi, El.» Dice lei.
«Lo devo ringraziare?» Chiedo ancora.
«Beh, forse sì.» Afferma lei facendo una smorfia di dispiacere.
«Cazzo.» Dico mettendomi le mani sulla faccia. «La prossima volta che mi vedete con un bicchiere tra le mani dovete bloccarmi. Cazzo. Oh, no. Ora devo pure parlare con lui di queste stronzate.» Mi alzo e incomincio a lavare il mio piatto.
«Aspetta ... tu parli già con Edward Posey?» Chiede Mary.
Chiudo gli occhi e impreco sottovoce. Forse ora è meglio dirgliela la verità. «Lo aiuto con un calendario per far si che il campionato vada perfettamente.» Dico girandomi verso di lei.
Sembra scioccata, confusa ma anche non sorpresa. «Cristo!» Dice.
«Mary, ti prego non dirlo a nessuno. Già a scuola si pensa che lui mi abbia tolto la verginità o roba simile ...» Affermo esasperata.
«Ma questo non è successo, giusto?» Chiede lei allarmata.
«No, non è successo.» Dico e lei sospira ritornando calma. «Preferirei non ringraziarlo.» Affermo ritornando al discorso  fatto in precedenza.
«Beh, sarà facile. Se va male puoi sempre scappare.» Afferma lei.
«Ah! Divertente.» Sbuffo prima di lavare il piatto di Kyle. Zach se l'è lavato da solo.
«Hai sentito Mike?» Chiede Mary dopo qualche minuto di silenzio.
Mi giro verso di lei mentre asciugo il piatto. «In realtà no. Strano, di solito è mattiniero.» Dico rendendomi conto che forse Mike è morto.
«Sarà ancora a letto con la Barbie.» Dice Mary facendo una smorfia di disgusto.
Ma io conosco bene Mike e se non mi ha mandato messaggi vuol dire che qualcosa non va. «Bah, non credo.» Dico io.
Mary lava il suo piatto e poi ci uniamo ai due maschi della casa. Dopo un po' dico ai ragazzi che sto andando in bagno.
Salgo fino alla camera e poi mi chiudo dentro.
Chiamo velocemente Mike che mi risponde quasi subito.
"Mike!" Dico sorpresa.
"El voglio sotterrarmi. Anzi no! Meglio spararsi oppure affondare in un lago con un mattone di cemento legato alla caviglia." Dice con tono drammatico.
"Che diamine è successo?" Chiedo.
"Okay. Sai nei rapporti sessuali quando il maschio è eccitato e ..."
"Mike conosco come si fa sesso. Ricordati che abbiamo educazione sessuale ogni settimana." Dico.
"Ah! Giusto. Dicevo ... Ecco ero stra eccitato eppure ... non si è alzato." Dice.
"Beh, vuol dire che non ti piaceva seriamente." Dico io. Non mi sembra una cosa molto brutta.
"El! Ragiona! Ora sapranno tutti che il mio cazzo non si eccita davanti a Martha! A Martha cristo!" Ulula lui.
Alzo gli occhi al cielo. "Solo perché Martha ha un culo e delle tette non vuol dire che ti devi eccitare per forza. Per esempio io non mi eccito di fronte a un Brad Pitt nudo come quando è nato." Dico serenamente.
"Pensi che sia normale?" Chiede.
"Certo che sì! E ora vieni qui che ci siamo tutti. Poi ti devo raccontare tante cose." Dico.
"Tipo?"
"Ti do un indizio: Posey."
"Arrivo."
Ritorno giù ma ritrovo solo due persone delle tre che ho lasciato. Zach e Mary mi avvisano che Kyle è stato chiamato da un suo amico e che quindi è dovuto scappare in camera.
Subito dopo arriva anche Mike e alla fine sputo il rospo e dico tutto per filo e per segno a tutti e tre.
«Sei come una schiava.» Dice Mary contraria.
«Beh, no. Lui aveva bisogno e così adesso lo aiuto.»
«Io credo che non ci sia niente di male nell'aiutarlo, ma diciamo che non deve andare oltre. Nel senso che poi non ti fa fare altro.» Dice Zach.
«Ma certo che no!» Dico sorridendo come una colpevole. «Capisco ovviamente quando si supera il limite.»
Mike mi fissa come se stessi dicendo la cazzata più grande della mia vita. «Io lo spero.» Dice lui.
«Quindi adesso devo andare a ringraziarlo.» Dico.
«Penso proprio di sì. Noi tanto adesso dobbiamo andare.» Sorride Zach.
«Io resto a controllare la peste.» Dice Mike riferendosi a Kyle.
«Grazie ragazzi.» Affermo dolcemente.
Tutti i loro pareri mi hanno aiutata e adesso sto molto meglio.
Saluto Zach e Mary e poi cerco nella via la casa dei Posey. Quando la trovo mi viene l'ansia.
Guardo l'affacciata perfetta, se non fosse che l'intonaco si sta un po' staccando nella parte superiore.
Il giardino è poco curato ma una volta doveva essere una meraviglia.
Mi faccio coraggio e suono al campanello. Aspetto qualche minuto e poi, dato che non mi apre nessuno, mi giro e sto per andarmene se non fosse che la porta si apre e una voce femminile, un po' roca, mi chiede chi sono.
Mi giro per vedere una donna con i lineamenti orientali che mi guarda con un'espressione dolce.
«Sono Elen Trainor.» Dico avvicinandomi all'entrata.
«Trainor? Oh, ma certo! Tuo mama è Ophelia?» Chiede sorridendomi.
«Sì.» Dico un po' a disagio.
«Ti serve qualcosa, Elen?» Chiede.
«Sono venuta per parlare con Edward.» Dico e a queste parole le si illumina lo sguardo.
«Entra dentro, Elen. Arriva subito.» Dice.
Entro dentro la casa e posso notare che ci sono un sacco di oggetti antichi, penso di tradizione orientale.
Questa casa sembra un viaggio nel passato.
Resto ferma nell'entrata mentre sento che la madre di Edward lo sta chiamando.
Quando le risponde sembra essersi appena svegliato. Poi sento che stanno parlando di qualcosa e infine lei ricompare dalle scale.
«Elen, accomodati pure in salotto. Edward arriva subito.» Dice la donna accompagnandomi in salotto. «Ti dispiace se mi allontano?» Chiede.
«Certo che no. La ringrazio per l'ospitalità.» Sorrido dolcemente.
«Ma figurati!» Sorride prima di uscire dal salotto.
Mentre aspetto osservo le foto sul tavolo di fronte a me. Le foto raffigurano una famiglia felice e vera. Il padre deve avere origini europee. Edward in tutte le foto è piccolo e sorride con qualche buco nel sorriso a causa della mancanza di denti da latte.
Sorrido senza rendermene subito conto.
«Sembro un pomodoro in quelle foto.» Mi giro e lo trovo con un sorriso sulle sue labbra carnose.
«Sei dolce e carino.» Lo correggo io.
«Mah, a me non sembra così.» Dice avvicinandosi. Si siede sul tavolino pieno di foto e mi guarda con occhi curiosi.
Sa di menta e vaniglia.
Le nostre ginocchia si sfiorano a causa della poca distanza tra il divano e il tavolino.
«Allora perché mi onori della tua presenza?» Chiede.
Lo guardo dritto nei suoi occhi caramello e sorrido. «Prima cosa: sei irritante come sempre. Seconda cosa: grazie per avermi salvato dall'umiliazione certa ieri notte.» Affermo.
Lui sorride divertito. «Sono irritante tanto da mancarti. Ed è stato un piacere salvarti da quella piscina piena di squali.» Afferma.
«Piscina?» Chiedo non ricordandomi un bel niente.
«Già. Hai cavalcato un ragazzo e lui si è buttato in piscina con te. Stavi per affogare ma in qualche modo sei sopravvissuta.» Dice divertito.
Faccio una smorfia disgustata. «Ah.» Affermo.
«Sì, esatto. Ah. Non è stato un bello spettacolo vedere di nuovo le tue mutandine.» Afferma lui.
Io mi sento così a disagio che vorrei vomitare da un momento all'altro. Mi alzo dal divano e mi avvio all'entrata della casa.
«Grazie comunque. Spero che tu non veda più le mie mutande per il resto dell'anno.» Dico fredda.
Lui mi rincorre per tutto il tempo anche quando apro la porta della sua casa e gliela sto per sbattere in faccia.
«Ehi, Elen! Stavo scherzando. Sul serio.» Dice bloccandomi sul marciapiede della via.
Io mi giro e lo fulmino con lo sguardo. «Beh, potevi risparmiartelo. Cazzo, Edward!» Strillo isterica.
Ho ancora il mal di testa lancinante e vorrei smetterla di urlare ma Posey mi fa sempre questo effetto del cazzo.
Lui mi prende tra le braccia e mi stringe.
Resto sorpresa da questo suo gesto.
«Che diamine fai?» Chiedo.
«Ti abbraccio. E mi scuso.» Afferma. «Parlo senza pensare a volte.»
«Sei patetico.» Dico esasperata.
«Lo so che lo sono. Sono pure un bambino e un troglodita. Purtroppo mi devi sopportare per quello che sono.» Dice.
Io mi stacco dal suo abbraccio e gli stringo le spalle tra le mie mani. «Prova di nuovo a parlare delle mie mutande e finisci senza cazzo.» Dico sincera.
Lui scoppia a ridere. «Fantastico, Diavolo. Ci vediamo martedì per gli allenamenti.»
Si stacca da me e poi come per sfidarmi mi scompiglia i capelli.
Lo fulmino con lo sguardo prima di girarmi e camminare mentre gli do le spalle.
«E smettila di guardarmi il culo!» Urlo.
Lui scoppia in una delle sue belle risate.
Suonano come una melodia che non potresti mai dimenticarti. La sua risata sa di nuovo e misterioso.
E chissà perché il mio cuore anziché venire con me è ancora appiccicato a lui da quando mi ha stretto a se.

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