Martedì pomeriggio mi sento in ansia mentre ritorno a casa dopo aver parlato per due ore intere del progetto con Zach, Mary, Mike e i rappresentanti d'istituto.
Abbandono le mie cose sua scrivania della camera e poi mi cambio per andare ad incontrare Edward.
Non ci parlo seriamente da venerdì e oggi ho provato a non incontrarlo per poter sopravvivere alla giornata scolastica.
Adesso però sto male il doppio.
Ho un grande malumore e vedo ancora la sua faccia derisoria quando l'ho salutotato ieri a lezione di arte.
Non so se voglio vederlo, solo che scappare è da bambine.
Mary me lo sta ripetendo da sette ore piene.
Lo so anche io che scappare è da bambine, ma non voglio soffrire. Ho una paura assurda per il dolore, sia quello fisico che quello mentale.
Sbuffo ed esco fuori dalla camera. Passo davanti a quella di Kyle per avvisarlo che tra mezz'ora dovró uscire.
«Ehi, peste.» Dico entrando nella sua camera. Lui sta leggendo un fumetto con il suo amico.
«Mi chiamo Kyle.» Sbuffa contrario.
Sorrido. «Senti io tra mezz'ora devo uscire. Cosa vuoi per cena? Compro sushi?» Chiedo.
«Sì!» Esclama tutto felice.
«Allora a dopo.»
Chiudo la porta alle mie spalle e poi prendo tutto quello che mi serve per sopravvivere, tra cui i soldi.
Il mio telefono squilla e devo rispondere.
"Tesoro!" La voce di mia mamma mi avvisa che la chiamata è iniziata.
"Ehi ma'!" Dico.
"Che cosa compro per cena? Sono al market." Mi avvisa.
"Devo andare io a prendere sushi, tranquilla. Tu rientra a casa che Mike è da solo con il suo amico. Non vorrei che facessero casini." Affermo scendendo le scale.
Mangio uno dei toast che ha lasciato mia madre ed esco fuori di casa.
"Ah, okay! Grazie tesoro, poi ti do i soldi." Afferka.
"Sopravvivo anche senza." Dico ridendo.
"Voi giovani non potete vivere senza soldi." Afferma quasi esasperata. "Sebtu, stai uscendo?"
"Sì, vado ad aiutare Edward Posey." Dico quasi contro voglia.
"Immagino la tua voglia." Ride lei. "Allora ci vediamo tra due ore."
Chiudo la chiamata dopo averla salutata e poi esco fuori casa.
La giornata non è delle migliori e infatti mi sono munita di una felpa gigantesca che ho comprato per qualsiasi evenienza.
Con tranquillità arrivo al campo e mi meravoglio quando trovo Edward proprio sulla panchina che mi aspetta.
Quando sono a pochi metri da lui, si alza e mi sorride.
«Ehi.» Dice con una voce piuttosto dolce.
Cazzuta. «Ciao, Posey. Come vanno i muscoli oggi?» Chiedo mentre appoggio la mia borsa.
So che mi sta fissando male, ormai percepisco ogni suo sguardo ed è anche per questo che lo odio.
«Non ho dolore.» Dice con un tono insicuro. «Ma sei incazzata?» Chiede. Mentre mi infilo la felpa perché c'è abbastanza vento. Mi giro a fissarlo e cerco di sembrare il più rilassata possibile.
«Per quale motivo dovrei esserlo?» Gli sorrido.
Lui curruga la fronte e sembra un cane abbandonato. Mi fissa con i suoi occhi caramello e so che vede che sono incazzata, perché io non so mentire, ma cerco di sembrare il più serena possibile.
«Forse perché ho fatto lo stronzo ieri quando eravamo nell'aula di arte.» Ammette. Almeno capisce dove sbaglia.
«Infondo lo capisco: vuoi la popolarità e ha un costo, come quello di deridere chi conosci e chi ti sta aiutando. Lo fanno in molti, non sei l'unico.» Mi giro per dirigermi verso la metà campo ma lui mi prende il braccio e mi blocca.
Io mi giro innervosita. «Che cavolo fai?» Chiedo cercando di divincolarmi.
«Non essere indifferente, non compiacermi. Ti prego. Dimmelo che sono un coglione, perché lo sono.» Dice.
Io lo guardo male. «Siamo venuti qua per qualcosa, non per stare a parlare. Quindi muoviti. Avrai il mio aiuto fino a giovedì poi sarà tutto nelle tue mani.» Dico.
«Beh, adesso mi sto preoccupando di te. Me ne frego degli allenamenti. Dimmi che hai, dimmi tutto.» Afferma incazzato.
«Vuoi davvero sapere tutto?» Chiedo deridendolo.
So che scapperà.
«Sì.»
«Bene.» Prendo un respiro profondo e poi lo fisso dritto negli occhi. Verde su caramello, nient'altro. «Non sono un giocattolo che puoi usare a tuo piacimento senza pensare alle conseguenze; non puoi fare finta di esserci per me ma scappi appena c'è qualcuno della tua squadra o della scuola; non puoi baciarmi se poi sai che non andrà a finire bene. Perché poi arrivano le conseguenze e tutto il resto Edward. Arrivano i sentimenti che superano i giochi e il piacere. Si arriva a stare male.» Affermo sul punto di piangere.
«Elen, calmati...» Dice lui preoccupato cercando di toccarmi.
Io scappo dal suo tocco e respiro affannosamente. «No, Edward, non mi calmo! Sono innamorata di te.» Urlo. Lui si blocca e mi fissa spaventato e sorpreso. Sembra incapace di rispondere ai miei sentimenti. «Sono innamorata di te.» Ripeto con una voce più fiebile.
«Elen, io non credo che tu stia davvero dicendo sul serio. Non puoi essere innamorata di me.» Dice lui incredulo.
Rido isterica alle sue parole. «Succede, Edward. Le persone si innamorano.»
Lui mi guarda spiazzato, è muto.
«Forza facciamo questo allenamento. Non ho voglia di parlare ancora di questa storia.» Dico arrivando finalmente a metà campo.
L'allenamento finisce alle otto e quando prendo la borsa Edward è seduto sulla panchina mentre beve dalla sua bottiglia.
«Ci vediamo domani.» Dico guardandolo.
Lui non dice niente e allora mi giro e me ne vado.
Mi faccio un pianto liberatorio mentre faccio la strada verso il ristorante di sushi.
Il resto della settimana lo passo a sopportare gli ultimi allenamenti ed a piangere con Mary che mi sopporta.
Faccio una playlist sulla mia sfiga e la mia tristezza e poi finisco per addormentarmi alle nove di sera, stremata dallo sforzo di essere triste e sola.
Il venerdì mattina la prof di fisica manca e per questo il gruppo si riunisce al bar vicino a scuola.
«Io prendo una ciambella, un cappuccino e un succo di arancia.» Dice Mary al cameriere. Tutti noi la fissiamo divertiti.
«Voi?» Chiede il cameriere.
«Io un cornetto e un tè.» Affermo.
«Io una cioccolata e una pizzetta sfoglia.» Afferma Zach.
«Caffè lungo.» Afferma Mike.
Mentre aspettiamo gli ordini parliamo delle ultime news della scuola. Una di queste mi prende alla sprovvista.
«Sapete con chi sta uscendo Martha?» Chiede Mike facendo un mezzo sorriso.
«Forza, spara. Siamo pronti.» Sbuffa Mary.
Mary odia profondamente Martha. Come odia il resto della scuola.
«Edward Posey.» Afferma Mike.
Per poco non cado dalla sedia.
Mike scuote la testa e se la ride con Zach. Ovviamente loro sono ignari di tutto ciò che è successo in questi giorni.
E infatti l'unica a rendersi conto che sto crollando è Mary.
«Che ne dite di passare ad un altro argomento? Tipo... Che facciamo stasera?» Chiede.
«C'è un faló in spiaggia. Possiamo andarci.» Afferma Zach.
«Altro?» Chiedo cercando di togliermi dalla testa tutte le scene di Edward e Martha.
«Beh...» Mike guarda Zach come a chiedere il suo consenso. Io guardo Mary di sbieco, lei guarda me. «C'è lo scontro tra Steed e Kings stasera.»
«Ma il campionato non è iniziato.» Affermo sicura di quel che sto dicendo.
«Infatti è una partita un po'... fuori dalle regole.» Afferma Zach.
«Beh, ci andiamo.» Dice Mary.
Quando io e lei ci stacchiamo dagli altri due, quasi l'attacco.
«Mary io non voglio vederlo anche il venerdì sera.»
«Elen, lascia fare a me.»
E porca puttana a me che mi fido di lei.
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Perché sono qui
Fiksi RemajaElen Trainor vive a Santa Barbara, ha un amico fantastico e una mamma e un fratello che la supportano in tutto ciò che fa. Nella sua scuola tutto è ingarbugliato in un unico nodo pieno di cuffiette da cui esce un sacco di musica di diverso genere...