Sento un rumore alla finestra e mi avvicino per aprirla, ovviamente a causa della mia caviglia sembro una vecchia zoppa.
Apro la finestra e il volto chiaro di Edward Posey mi guarda curioso.
«Ehi.» Dice.
«Entra.» Dico spostandomi un po' per farlo passare. Lui in modo impacciato riesce ad entrare senza sbattere la testa. Sorrido senza rendermene conto.
Chiudo la finestra cercando di essere silenziosa. So che mamma è crollata a letto e che il suo sonno non può neanche essere disturbato da un terremoto, però ho sempre paura. Infondo c'è un ragazzo in casa mia e non è Mike, ma Edward Posey.
Lo guardo mentre sta esaminando la mia stanza. Una stanza piuttosto piena di foto e di ricordi, con delle pareti celesti e un letto matrimoniale rosa zucchero filato.
Ha una polo bianca che fascia le sue spalle muscolose e larghe, dei jeans strappati che lo rendono anche più figo.
Si gira per guardarmi e si rende conto che ho gli occhi puntati su di lui, non so se sia imbarazzo quello che vedo o qualcos'altro.
«Sai qualcosa della nostra "scopata" di ieri negli spogliatoi delle femmine?» Chiedo dopo tanti esami mentali.
Lui quasi si strozza. «Scusa?» Chiede.
«Edward non fare il finto tonto. So che praticamente tutta la scuola sa questa cosa.» Dico fissandolo male.
I suoi occhi caramello brillano. «Okay, ho sentito la grande stronzata, ma infondo sono solo voci.» Dice.
«Beh, ci mancherebbe altro!» Dico incazzata. «E tu non hai proprio detto niente contro queste voci?» Chiedo.
Lui mi fissa colpevole. «Non penso che possa sistemarsi una cosa del genere.» Dice.
Mi avvicino a lui zoppicando. «Non dire stronzate, Posey. Non hai detto niente contro perché sembreresti una femminuccia secondo le vostre strane regole maschili. Ma è il contrario. Dio, se non fate sesso siete problematici?» Dico contro di lui.
So che non è solo colpa sua, ma sono così incazzata che non riesco a fermarmi.
«Una persona non può definirsi da una scopata. E poi guarda che cazzo succede. Cinque minuti che stiamo in uno spogliatoio perché mi sono sfasciata una caviglia e tu mi stai aiutando e tutto cambia. Ma per te ovviamente cambia in meglio, tu sei il capitano svergina ragazze. Io sono la sverginata ora troia, pronta ad appagare ogni singolo invertebrato della scuola.»
«Che cazzo stai dicendo Elen, Cristo! Smettila di dire queste coglionate. Non sei la troia che appagherà nessuno.» Dice lui.
«Era un'iperbole.» Dico cercando di difendermi.
Lui sorride. «Avevo recepito.»
Mi guarda e io guardo lui.
Forse siamo troppo vicini.
«Meglio non vedersi per un po'.» Dico per cancellare questo silenzio imbarazzante.
«Seriamente, Elen?» Chiede. Sento il suo profumo e questo non aiuta per niente. «Credi che questo faccia disperdere queste voci?»
Io lo guardo e in realtà tutto mi sembra stupido, anche io sembro stupida.
«Sinceramente, non lo so. Ma tutto questo è così stupido e ...» Lui mi stringe delicatamente le spalle con le sue mani calde.
«Sono solo voci.» Afferma lui.
«Voci a cui credono tutti.» Affermo io.
«Penso proprio di no. E poi, cazzo, fregatene. Io non ci faccio caso da una vita.» Afferma.
«Tutte le voci che parlano di te non saranno tutte false.» Dico seria.
Lui si stacca da me e poi si siede sul mio letto. «Dimmi le voci che hai sentito su di me.» Dice sorridendomi.
Io resto ferma nel punto in cui mi ha lasciato, sento ancora il tocco delle sue mani sulle mie spalle.
«Che in realtà sei un attore.» Affermo.
Lui ride. «Va avanti.»
«Che hai fatto più canestri di Micheal Jordan.» Affermo ancora.
«Mi sembra matematicamente impossibile e anche tecnicamente.» Dice perplesso. Sorrido per la sua faccia.
«E che sei un donnaiolo.» Dico cercando di essere meno esplicita possibile.
«Donnaiolo vuol dire molte cose. Quindi vai più sul dettaglio.» Afferma. Sembra che si stia divertendo.
Io al posto suo vorrei sotterrarmi. «Nel senso che vai a letto, sfrutti le ragazze e poi le lasci sole.» Affermo.
Lui ora mi fissa serio. «Sinceramente? Sono andato a letto con tre ragazze in quattro anni. Con due ci sono andato solo una volta e la terza per quanto è durata la nostra non - relazione. Non ho scopato con venti ragazze, non ho il cazzo sempre duro e non vado in palla se vedo una squadra di cheerleaders.» Afferma sincero.
«Beh, a quanto pare quelle tre ragazze non volevano essere lasciate.» Dico sedendomi vicino a lui dato che non riesco più a stare in piedi. Lui guarda davanti a se come se stesse cercando di focalizzare lo sguardo su qualcosa.
«Sicuramente, ma io non avevo un bel niente per loro.» Afferma ora del tutto fuori dal mondo.
Lo guardo preoccupata. Ha la faccia accartocciata e il colorito della pelle più chiaro, sembra quasi un fantasma.
«Non hai un bella cera, Edward.» Dico avvicinandomi per guardarlo meglio. E sicuramente non sta neanche tanto bene.
Lui si gira per lanciarmi uno dei suoi sguardi rassicuranti, questa volta però non fa effetto. Non siamo in una partita o in una festa, siamo nella mia casa e qui va tutto bene. Beh, a quanto pare prima andava tutto bene.
«Ho litigato con Greg e la squadra e diciamo che non sto così bene.» Afferma scarmigliandosi i capelli neri.
«Se vuoi possiamo parlarne.» Dico insicura su quello che sto dicendo.
«Ti annoierei tanto da farti addormentare.» Afferma cercando di andare sul divertente.
Io sorrido ma continuo a guardarlo. Edward Posey è un imbecille ma questo non mi consente di non aiutarlo se ne ha bisogno. «Sputa il rospo, Posey.»
Lui mi guarda con un mezzo sorriso, mi esamina come se fossi il suo predatore.
Forse non ha ancora capito che qui la preda sono io, non lui. E ci sto cascando proprio in pieno nella sua trappola.
«Greg mi ha rinfacciato che non sto più facendo il mio lavoro nel campo, così aveva deciso di chiamare gli altri della squadra per cambiare capitano. Se succede non potrò avere la mia borsa di studio e non penso che riuscirò ad uscire da Santa Barbara. No ho più le prestazioni fisiche dell'anno scorso a causa dei miei stupidi muscoli, ma mettermi in panchina ... Non riuscirei mai ad immaginarmelo.» Afferma preoccupato.
«Cazzo ... » Dico fissandolo. Mi sento di merda solo al pensiero che debba restare qui. Abbasso lo sguardo e vedo che si sta torturando le mani, che sono rosse e rotte nelle nocche. Prendo le sue mani tra le mie e le stringo, poi gli sorrido. « Andrà tutto bene.» Gli prometto.
«Come?» Chiede con gli occhi lucidi.
«Crea un calendario prima della stagione, prima cosa. Seconda cosa, potrei aiutarti io.» Dico senza pensarci due volte. Forse sto dicendo una cazzata dietro l'altra, ne sono quasi sicura. Lui mi guarda incredulo. «Okay diciamo che non sono il massimo come personal trainer, ma posso migliorare.» Affermo.
«E faresti questo per il bambinetto che non sopporti?» Chiede divertito.
«Il giorno che ho detto quello cose ero piuttosto incazzata.» Dico vergognandomene. «E poi mi da' fastidio non aiutare chi ha problemi.» Ammetto facendogli un bel sorriso.
«Fantastico! Quindi sono nelle tue mani. Perché ho una certa paura?» Chiede facendo finta di tremare. Mi scappa una risata che non posso che lasciar e andare.
Lo guardo mentre si alza dal mio letto e si dirige verso la finestra senza che io gli dica niente. «È tardi, sicuramente ti devi riposare.» Afferma fissandomi con uno strano sguardo.
«Beh, hai ragione. Allora ... A Lunedì.» Dico.
«Informami sul nostro calendario.» Mi fa l'occhiolino mentre apre la finestra.
«In realtà dovresti farlo tu.» Dico guardandolo di sbieco. Lui mi fa un bel sorriso. «Ricevuto, scansa fatiche.»
Mi saluta e poi scompare dietro la tenda bianco semi trasparente. Io mi alzo per chiudere la finestra e poi crollo sul letto e mi addormento.
Non penso, ecco perché dormo bene.*Spazio Stellare*
Secondo voi bisogna fidarsi di Edward? Ma soprattutto, Elen fa bene ad aiutarlo?
Un bacio a voi alieni🍑
STAI LEGGENDO
Perché sono qui
Ficção AdolescenteElen Trainor vive a Santa Barbara, ha un amico fantastico e una mamma e un fratello che la supportano in tutto ciò che fa. Nella sua scuola tutto è ingarbugliato in un unico nodo pieno di cuffiette da cui esce un sacco di musica di diverso genere...