2. Abick's Bar

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Detroit Police Department, 1 Aprile
Ore 16.43

Non aveva la più pallida idea di dove potesse trovarsi Connor Hill. Non lo conosceva, non sapeva che posti frequentasse abitualmente e non sapeva neanche dove abitasse. Avrebbe vagato per la città come un'ebete?
E se non fosse più in città? No, impossibile, Peterson aveva esplicitamente detto che lavorava ancora con loro.

Uscita dall'ufficio del capo, decise di chiamare la segreteria e chiedere dove si trovasse la postazione di Hill, la segretaria, Angela, le disse piano e numero di scrivania, così, salendo di un piano con l'ascensore, si ritrovò in mezzo a quegli uffici, meno frenetici dei suoi.

C'era qualcuno che lavorava al computer, qualcun'altro invece beveva tranquillamente il caffè. Altre postazioni, invece, erano vuote, come quella di Connor. Era l'ultima in fondo alla stanza, accanto alla finestra. Solo a guardarla, a Mya venne una sensazione di solitudine.

Come aveva predetto, non c'era nessuno alla postazione, era lì, abbandonata a sé stessa.

Fece lo slalom tra le altre scrivanie e raggiunse quella del suo nuovo collega.
Era disordinata, piena di documenti e carte di merendine. Il computer era spento e su di esso era attaccata una foto. Mya la sfiorò con l'indice, delicatamente.
Una bambina coi capelli raccolti in due code era rappresentata in essa.
Quando Mya si rese conto di chi fosse, scostò velocemente il dito, come presa da una scossa.

A vedere quel disordine, la donna di casa che c'era in lei prese il sopravvento. Prese tutte le cartacce e le buttò nel secchio vuoto accanto alla scrivania. Mise a posto i plichi dei documenti e aggiustò la foto, mettendola dritta.
Così andava meglio.
Nel spostare la tastiera del computer notò che sotto essa c'era un biglietto.
Sembrava una carta fedeltà.
La prese, rigirandola tra le proprie mani.

Abick's Bar.

Sapeva dove si trovasse quel bar, tra la Dennis e la Gilbert.

E se fosse stato là?
Se possedeva addirittura la carta fedeltà, era perché ci passava molto tempo.
Tentare non costava nulla.

*****

Abick's Bar, 1 Aprile
Ore 19.56


Entrò all'Abick's Bar nell'esatto istante in cui cominciò a tuonare. Le semplici nuvole alla fine avevano portato pioggia.

Le pareti in legno di quel posto facevano sembrare il tutto più tetro di quanto non fosse. In più la luce soffusa e le bottiglie di liquore illuminate, non aiutavano.
Era pieno di gente, la musica le rimbombava nella cassa toracica, manco fosse in discoteca.

Molto tranquillo.

Mya prese il telefono e guardò l'ora sul display. Le 18.00. Avrebbe trovato Connor prima di domani mattina?

Sarebbe stata un'impresa cercarlo in mezzo a tutte quelle persone ubriache e quella luce inesistente.

Sospirò e iniziò a cercare l'uomo.

Il suo sguardo si posò su ogni singola persona dentro quel bar. Un quarto d'ora dopo, si convinse che non era lì.

Magari era a casa, a vedere qualche partita di football e a crogiolarsi nella sua solitudine. Oppure era con qualche suo amico, anche se ne dubitava.
Una cosa che aveva imparato col tempo, era che gli alcolizzati erano persone sole.
Todd lo dimostrava, probabilmente anche Connor lo faceva.

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