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Detroit Police Department, 2 Aprile
Ore 7:04

Il giorno dopo, Mya si presentò a lavoro con largo anticipo, non c'era praticamente nessuno se non Angela, la donna delle pulizie e qualche suo collega mezzo addormentato che lavorava a casi che lasciavano svegli tutta la notte.

In quel momento, Mya era intenta a bere la sua tazza di caffè nella sala comune. Quella mattina avrebbe cominciato a collaborare con uno dei più grandi agenti di Detroit. Doveva ammetterlo, era nervosa, non solo per la sua importanza e bravura, ma anche per quel carattere che si ritrovava, non sarebbe stata una convivenza facile, ma doveva sopportarlo. 

Diede un sorso al suo caffè e si sedette sul divanetto.
Connor Hill.. 
Aveva passato un periodo così brutto che Mya non lo avrebbe augurato neanche al suo peggior nemico. Ne stava pagando ancora le conseguenze, a distanza di anni. 

«Oh, Mya, ciao!» uno dei suoi colleghi, Lucas, fece capolino in stanza. Quei capelli biondi erano perfettamente acconciati, ogni volta che lo vedeva, Mya riceveva un pugno in un occhio per tutta quella brillantezza emanata. Quel sorriso bianchissimo e quegli occhi azzurri, lo facevano sembrare proprio ad Azzurro di Shrek. «Che piacere vederti. Come mai così presto questa mattina?» chiese lui sedendosi accanto alla ragazza. 

«Lucas, ehm» non era il classico tipo dei suoi sogni, quel ragazzo.
In effetti, Mya non aveva un tipo da sogni, non ci aveva mai pensato, troppo presa dal suo lavoro. Ma sapeva per certo che Lucas era classificabile come "irritante", non come "futuro marito". «Peterson mi ha assegnata a un caso e sono venuta qui presto per iniziare subito a lavorarci, niente di che.» disse lei facendola breve.

Il braccio di Lucas raggiunse la spalliera del divano e si posò dietro la testa di Mya, accavallò le gambe, mettendosi comodo. Mya trovò tutta quella scompostezza assai invadente. Non aveva tutta quella confidenza con Lucas da poter invadere il suo spazio vitale. 
Così si spostò poggiandosi contro il bracciolo del divano. «Da quanto sei qua?»

Fece spallucce. «Qualche minuto.»
Un'ora.
Lo guardò negli occhi, così beffardi e sicuri di sé da risultare irritanti. Quella insignificante chiacchierata iniziava a stancarla. Si alzò dal divano e strinse la tazza tra le mani, avrebbe finito di bere alla sua scrivania. «Torno a lavorare, ci vediamo.» disse sbrigativa.

«Sicuro!» fu l'ultima cosa che Azzurro disse prima che Mya prendesse l'ascensore e tornasse al suo piano.

*****

Ore 12:12

Aveva passato tutta la mattinata ad aspettare che Connor Hill facesse il suo ingresso al Detroit Police Department, ma niente, era ormai mezzogiorno e di lui neanche l'ombra. 

Si sarà ubriacato e sarà svenuto sul divano di casa sua. Pensò Mya tamburellando le dita sulla sua scrivania, aveva passato la mattinata a sfogliare i documenti del nuovo caso. Aveva individuato tutti i punti in cui era stato scritto "Help!" sulla cartina ma niente, quei luoghi non avevano niente in comune. 

Sbuffò per la frustrazione e fece una coda di cavallo ai suoi lunghi capelli neri per tenerli più in ordine.
Ma dove diavolo è...

Improvvisamente, un rumore sordo provenienti dal piano superiore fece sobbalzare tutti sul posto. 

«Chi cazzo è stato!?» l'urlo arrabbiato di un uomo echeggiò per tutta la struttura, facendo rabbrividire Mya. 

Tutti si guardarono, chiedendosi l'un l'altro che problemi avesse quel tipo. 
Lucas poggiò un braccio sul divisore trasparente della postazione di Mya, non curante di ciò che stesse accadendo.
«Quel tipo è tornato e crede di poter fare tutto ciò che gli pare.»

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