Nancy Whiskey Pub, 10 Aprile
Ore 00.03Sapeva per certo che la gang che cercavano era proprio davanti ai loro occhi, ad adocchiare una ragazza, la prossima vittima.
Mya prese il telefono, pronta a chiamare i rinforzi. Sarebbe tutto finito in pochi minuti.
Ma Connor mise una mano sopra lo schermo del telefono, lo prese buttandolo sul divanetto.
«Connor, ma che fai? Dobbiamo chiamare i rinforzi.»«No.»
Mya non capiva. «Sono lì, proprio davanti a noi, a qualche metro di distanza!» protestò.
Quali erano le sue intenzioni? Voleva per caso fare tutto da solo? Non ci sarebbe riuscito, neanche il miglior agente del mondo saprebbe arrestare cinque ragazzi solamente a mani nude.
Forse un agente della CIA sì, ma non un semplice agente di Detroit.«Voglio coglierli sul fatto.» disse semplicemente lui.
«Io credo vada bene così.»
Lui non la ascoltò, testardo.
Si alzò, pronto ad andare in contro a quei ragazzi.Mya si sporse prendendogli il polso, lo tirò verso di sé. Era completamente impazzito.
«Connor, no.» rispose secca.«Ho bisogno di una minima prova per essere certo che siano loro.» ribattè lui.
A lei andava bene così, Jackson Paul aveva esplicitamente detto che si riunivano in quel pub nel fine settimana, e non c'era un altro gruppo di ragazzi per potersi confondere.
Era chiaro come la luna che fosse quella la gang che cercavano.
Connor osservò lo sguardo contrariato di Mya e decise di rassicurarla.
«Ascolta, andrà tutto bene, davvero. Voglio solo vedere come agiscono. Più prove abbiamo, peggiore sarà la loro pena.»Sembrava essere diventato il suo unico scopo nella vita, per come gli luccicassero gli occhi quando parlava e per la grinta con cui uscivano quelle parole. Mya credeva l'avesse presa sul personale.
«Ma è pericoloso» sussurrò lei.
Connor le si avvicinò piegandosi alla sua altezza. Le prese una ciocca di capelli ribelli spostandola dietro l'orecchino destro. Fu un gesto delicato, talmente tanto da non aver quasi sentito il contatto.«Fa parte del mestiere. Lo sai.»
Non disse altro e si incamminò verso la gang, seduta nell'altra sala.«No, aspetta!» le proteste di Mya furono inutili. Si alzò inseguendo Connor che, ormai, era in prossimità del tavolo.
Stupido!
Okay, andrà bene. Non succederà niente. Andrà bene.
Continuava a rassicurarsi.
Il più tozzo dei cinque alzò il capo spostando il suo sguardo su Connor.
Aveva indosso una canottiera verde scuro, i muscoli erano così pompati che sembravano uscire da sotto la pelle da un momento all'altro. Portava una collana al collo laccata in oro.Fece un cenno agli altri quattro, compreso Head-Procurer. Presto tutti gli occhi furono su Connor.
Il più tozzo dei cinque si alzò, fece due passi ritrovandosi faccia a faccia con Connor che, fino a quel momento, era rimasto serio.
I borbottii si erano conclusi, pure la ragazza poggiata al petto del lenone alzò il capo.
Mya non capiva perché avesse quello sguardo così tranquillo. Era una prostituta, così come le altre, veniva maltrattata da tutti quegli uomini con cui parlava. Cosa aveva da sorridere?
«Ti serve qualcosa?» chiese l'uomo in tono provocatorio.
Era letteralmente grosso come un armadio, metteva soggezione al solo guardarlo. Se mai ci fosse stato uno scontro, Connor avrebbe perso, sarebbe stato senza chance.
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Sugarcoat
AcciónDetroit, 2016. Mya Price, un'agente di polizia di Detroit con un'infanzia che preferirebbe tener nascosta al mondo, si ritroverà a lavorare a un caso che sta preoccupando l'intera città. Al suo fianco, l'astuto e premiato Connor Hill che, dopo la st...