6. Absolutely not, Mya

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Detroit Police Department, 3 Aprile
Ore 18.00

Era nella sala interrogatoria C, Jackson Paul seduto al tavolo con le mani ammanettata ad esso. Il volto scuro era stanco, a causa dei continui interrogatori e la consapevolezza di dover passare anni in prigione.

«Ho saputo del processo, signor Paul. Ho saputo anche che il prossimo si terrà martedì.»
Lui non rispose, ma lanciò un'occhiata truce a Mya.
«Ha presente le foto che le hanno mostrato in tribunale? Sa, quelle che ho scattato personalmente?» Paul guardò per terra e annuì. «Sa descrivermi il volto di quel ragazzo?»

Lui negò infastidito. «No, cazzo, a quello là non l'ha mai visto in faccia neanche sua madre. Porta sempre una bandana nera sul viso per non farsi riconoscere. - la squadrò con lo sguardo - evidentemente si aspettava di essere sulla bocca degli sbirri.»

Mya si alzò dalla sedia e si avvicinò a Jackson Paul. «Credo che almeno gli occhi fossero scoperti, no?»
Il ragazzo scosse il capo, determinato a non dire neanche una parola.
«Senta, signor Paul - Mya mise le mani accanto a quelle di Jackson e avvicinò il viso, il suo sguardo si fece minaccioso - quel tipo non verrà mai a sapere che è stato lei a rivelarmi queste informazioni, quindi la prego di parlare o staremo qui dentro per le prossime quarantotto ore.»

Gli occhi scuri di Jackson erano rossi, era sudato e continuava a punzecchiare le sue stesse unghie per il nervosismo. Quell'uomo era in astinenza.

«Saprà che sono stato io, le voci girano per la strada. E poi, come ho già detto, non so come si chiama.»

«Le promettiamo la massima protezione, Paul, e su questo può starne certo.» lui non sembrava molto convinto, «Non mi crede? Perché non chiede ai suoi amici già dietro le sbarre come vengono trattati?»
Era vero, quando la polizia di Detroit assicurava la sicurezza, la promessa veniva mantenuta.
«Nessuno la toccherà mai con un solo dito.» gli sussurro Mya a bruciapelo.

Prese la cartella che aveva precedentemente poggiato sul tavolo ed estrasse la foto di quel tipo incappucciato intento a vendere droga a Paul. Successivamente si sedette, pronta a ascoltarlo.

«Be' lui... È nero, e ovviamente ha gli occhi scuri, talmente neri da non vedersi la pupilla» fece schioccare la lingua sul palato, quel rumore riempì la stanza vuota.
«È alto ed esile e, come ho già detto, gira con una bandana sul viso, completamente nera.»

«Si fa chiamare in qualche modo? Ha dei posti comuni in cui si fa beccare?»

Jackson ci pensò su. «Lui.. si fa chiamare in più modi per destare ancora di più i sospetti, per non essere trovato.»

«Dimmi tutti quelli che ricordi.» Mya lanciò un'occhiata allo specchio, sapeva che dall'altra parte ci fosse qualcuno a prendere appunti.

«Ehm.. - incrociò le mani - Head o.. credo Producer, una cosa simile. Per quanto riguarda i luoghi non ce n'è uno specifico, cambia posto ogni volta.»

«Basandoci sulla tua esperienza, hanno qualcosa in comune questi luoghi?»

«Appartamenti, giardini, marciapiedi, discoteche.. Non hanno niente in comune.»
Purtroppo era vero, questo Producer vendeva droga in luoghi puramente casuali.

Mya mise a posto le foto e prese la cartella sotto braccio. «È stato molto utile, la ringrazio signor Paul.»

Uscì dalla stanza C e ritirò gli indizi appuntati da un giovane collega, probabilmente alle prime armi.

Lasciò il corridoio con l'intenzione di dirigersi nell'ufficio di Peterson, voleva continuare col Caso Producer.

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