15. Broken And Tired (2)

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Detroit, 8 Aprile
Ore 1:45

La temperatura era calata ancor di più, la felpa che Mya si era messa indosso non bastava, tant'è che Connor le porse la sua giacca, e lei esitate se la mise sulle spalle. Era completamente coperta.

Avevano intrapreso una lunga camminata dopo lo sfogo di Connor e la risposta che Mya attendeva da troppo tempo.
Camminavano uno accanto all'altra, lui con le mani in tasca, lei che abbracciava se stessa per ripararsi dal freddo.
Non avevano parlato molto, lui aveva solo accennato al fatto che nel pomeriggio avrebbe ricercato gli spostamenti della gang durante la domenica cambiando completamente discorso. Mya aveva annuito senza dire nulla.

«Posso chiederti una cosa, Connor?»
Lui annuì. «Perché tu e la mamma di Iris vi siete lasciati? O forse, non siete mai stati insieme.»
I giornali non avevano mai accennato a quella donna che aveva dato alla luce la bimba morta in un incidente stradale.

«Ah - Connor emise un verso di disapprovazione - Jeanette. Non siamo mai stati insieme, in realtà. Io ero un ragazzino e andavo in cerca di solo sesso, senza impegno. Però Jeanette è stata quella con cui son visto con più tempo.»

«Quindi l'aver un figlio non è stata una vostra scelta.»

Connor scosse il capo. «No, esatto. Successe e basta. Sapevo che Jeanette volete qualcosa di più da me, qualcosa che io non riuscivo a darle perché troppo ragazzo o.. Non so, volevo divertirmi e basta. Avere un figlio sembrava una scusa perfetta per tenermi con sé.»
Fece una piccola pausa prima di continuare.

Svoltarono l'angolo trovandosi davanti a un casinò, le mille luci non lo facevano passare inosservato.
C'era gente in giro, chi entrava e usciva dal casinò, o chi faceva semplicemente una passeggiata.

«E poi?» Mya lo incitò a continuare.

Lui fece un sorriso amaro. «Poi le sono sono stato accanto, ma solo per il figlio che avremmo avuto. È nata Iris e la mia vita sembrava come... Come avere un senso, giravo meno spesso e se uscivo era per fare spese la piccola; sono entrato nella polizia di Detroit e avevo sempre meno tempo per vederla, ma la sera, quando tornavo a casa, lei.. Lei era là a sorridermi con quei suoi piccoli dentini.»
Gli occhi di Connor si illumonarono al solo ricordo.
Mya pensò alla figlia di Sarah Spitz, al suo faccino e allo sguardo della madre quando parlava di lei. I figli ti cambiavano veramente la vita.
«Poi è cresciuta e una sera... Una sera Jeanette l'aveva portata al compleanno di una sua amica, tornando al prenderla sul tardi. È... È lì che è successo l'incidente. Jeanette si è addormentata al volante, ha sbandato andando contro a un'altra macchina. Il lato destro della sua macchina si fece in poltiglia, esattamente dove era seduta Iris.»
Non poteva minimamente immaginare come si sentisse Connor, e anche Jeanette. Aveva incastrato Connor con un figlio, ma c'era pur sempre l'amore materno, anche lei soffrirà tantissimo, ne era certa.
«Jeanette finì in ospedale solo con qualche lesione, Iris invece morì sul colpo.»

Connor abbassò il capo, afflitto.

Si trovavano davanti alla facciata di un muro. La scritta Help! troneggia, sempre con le linee calcate, insistenti.

«Poi io me la sono presa con lei, e... poi il resto venne da sé, litigammo e ci perdemmo di vista. O meglio, non la voglio più vedere, non so che fine ha fatto.»
Connor finì quel racconto, ancora più rotto di prima.
Mya si sentì in colpa ad avergli fatto quella domanda, ma lui sembrava senza più alcuna lacrima. Per quella notte le aveva esaurite tutte.

Lui tirò su col naso e si voltò completamente verso Mya, guardandola.

«Non posso parlare solo io» disse sorridendo, ma non per davvero.

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