13. Wrong Choices

42 8 1
                                    

Detroit Police Department, 7 Aprile
Ore 14:12

«È stato un ottimo pranzo, Mya» nell'ascensore si respirava aria di imbarazzo. Tra Lucas rosso in viso e Mya che si torturava le mani facevano a gara tra chi fosse più impicciato.
«Grazie.»

«No Lucas, grazie a te!» le sembrava assurdo che il ragazzo affianco a lei dovesse ringraziarla dopo aver dubitato di quel pranzo e dopo aver interrotto il tutto con una chiamata.
Grazie a te per non avermi mandato al diavolo.

Le porte dell'ascensore si aprirono, Mya uscì siccome era giunta a destinazione, Lucas invece dovette fare ancora un piano.
«Allora.. Buon lavoro» gli occhi di lui, così chiari da farti gelare sul posto, la inchiodarono.

«Anche tu, Lucas.»
Le porte dell'ascensore si chiusero.

Mya si voltò e, con un sorriso stampato sulle labbra, camminò verso la sua postazione. Ma a metà tragitto si bloccò, una sensazione di terrore la pervase.

Connor era seduto alla sua scrivania ad aspettarla. Tamburellava le dita sul legno, impaziente, la mascella stretta in una morsa ferrea. Quello sguardo rivolto verso lo schermo del computer - così cruce da poter stendere due pugili con un solo sguardo - fece perdere il sorriso a Mya.

In quel momento si pentì della scelta che aveva fatto, se le conseguenze erano un Connor arrabbiato che avrebbe urlato da un momento all'altro al solo vederla e un ritardo sull'indagine avrebbe di sicuro abbandonato il ristorante italiano alla prima richiesta.

Dovevo aspettarmelo.

In prossimità della scrivania, Mya si fermò e Connor alzò il capo verso di lei.
Si alzò in uno scatto, nero dalla rabbia.
«Connor, senti..»

«Senti un cazzo!» tuonò coi pugni serrati all'altezza dei fianchi.
Tutti gli occhi dei presenti si girarono verso di loro, pronti ad assistere al nuovo spettacolino di Connor Hill.
In un passo la raggiunse, a due centimetri di distanza, la incenerì con lo sguardo.
«Ti rendi conto di cosa hai fatto!?»

Avevo appena mandato in fumo un piano valido?

«Abbassa la voce, per favore» chiese lei gentilmente. Provò a toccargli un braccio, ma per la seconda volta le ricordò che non poteva, scansando il suo, violentemente.
«Connor, mi spiace..»

«No, ora tu mi ascolti!»
La indicò, dritta al petto. Quel gesto le fece male, anche se concretamente non l'aveva toccata. «Non ho intenzione di lavorare con una ragazzina che se ne frega altamente di questo caso, pensando solo al suo bel cazzo di pranzo all'italiana!»

Come faceva a sapere che aveva mangiato italiano?
Solo in quel momento si ricordò di aver attaccato un post-it sul computer con su scritto "7 Aprile, pranzo con Lucas da Gianni's".

«Connor, mi spiace!» lo stava implorando di smetterla di urlare e di perdonarla.
Aveva scelto il momento sbagliato per vivere un poco.

Mya raggirò Connor sedendosi alla scrivania, prese il post-it, strappandolo dal computer, gli lanciò una breve occhiata.

'Fanculo.

Lo fece in mille pezzi per poi buttarlo nel cestino.

Si poggiò allo schienale della sedia, sospirando pesantemente.
Connor si avvicinò a lei, mise le mani sulla scrivania e si sporse.
«Senti Price, lavoriamo assieme a questo caso. Fidati che, se potessi fare tutto da solo, lo farei.»

Mya non ci vide più. Si alzò scostando la sedia. «Ah davvero? Perché a me sembra che qui faccia sempre tutto tu!»

«Ma cosa dici?» chiese lui perplesso.

SugarcoatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora