➷ epilogo➹

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È così bella, osservo i suoi lineamenti delicati, il suo volto in parte coperto dalle attrezzature che riescono a tenerla in vita.

Ogni giorno fantastico su quegli occhioni socchiusi, chissà di quale colore sono tinti. Magari, sotto quelle palpebre si nascondono un paio di iridi celesti, o indaco. O delle magnetiche iridi grigie. Magari un caldo sguardo color smeraldo. In ogni caso, non credo mi importi più di tanto il colore dei suoi occhi. Credo sia la creatura più bella che io abbia mai visto, indipendentemente da cosa si nasconda sotto quelle palpebre.

Mia madre è ricoverata in questo ospedale da due mesi ormai, e le faccio visita frequentemente. Sullo stesso piano della sua camera c'è lei, ho sentito si chiami Millie.

Da quando ho scoperto questa camera d'ospedale vengo a trovarla ogni giorno, sento un legame con questa ragazza come se la conoscessi da sempre e la adorassi.
La realtà è che io la adoro, e guardandola riesco a capire un milione di cose su di lei.

Sembra strano; è strano, ma credo di provare qualcosa per questa ragazza. Intendo, una specie di legame affettivo.

Risulta piuttosto banale, quasi inquietante, dentro di me risuona la sua vocina dall'accento britannico. Sono sicuro di non aver mai udito la sua voce, ma guardandola riesco a sentirla scherzare, con il suo carattere solare quanto profondo e le sue battute sarcastiche.

Dio, quanto vorrei poterle parlare per davvero, sfiorare il suo viso, accogliere tra le mie braccia il suo corpicino.

Mi chiedo che cosa stia succedendo nella sua mente. È palesemente in coma, non sono molto informato sull'argomento, ma credo stia sognando qualcosa.

Magari percepisce la mia presenza, e lo spero con tutto me stesso.

La sto ancora osservando, meravigliato dalla naturale bellezza che emana, quando l'aggeggio alla sua destra prende a suonare, e sobbalzo. Una schiera di medici entra in camera ed esco con passo veloce, confuso quanto turbato dall'improvvisa interruzione.

Alcune persone entrano nella camera di corsa, due adulti, probabilmente sono i genitori; la signora le somiglia tremendamente.

Cosa sta succedendo?

Perdo un battito quando ipotizzo un suo possibile...decesso.
No, lei è Millie e non lascerà andare tutto così. Lei e forte e sta lottando. Ne sono certo.

La gamba mi inizia a tremare, e mi siedo, con il cuore a mille, su una sedia in plastica posizionata all'esterno delle camere, nel corridoio.

Comprimo una mano sulla fronte, più ansioso che mai. Non sta morendo, no, non può farlo.

Sono Finn Wolfhard ed ho quindici anni, tra un mese mi trasferirò dai miei nonni, in Atlanta. Dobbiamo sostenere le spese per le cure al cancro di mia madre, e la nuova casa sarà vicina all'ospedale.
Cambierò scuola e vita, non posso lasciarmi sfuggire Millie, la mia unica consolazione in un mare di incertezze.

Quando finalmente vedo un medico lasciare la sua camera, balzo in piedi e corro verso di lui.

«É-» le parole di mi strozzano in gola, sono preso dal panico.

«La tua amica sta superando la prima fase del risveglio» mi lancia uno sguardo rassicurante, per poi lasciarmi solo, in quel corridoio, con un sorriso stampato sul volto.

Sento tutta l'ansia abbandonarmi, e trasformarsi in una stupenda sensazione di benessere.

Sono incredibilmente felice, e giuro, giuro con tutto me stesso, che un giorno riuscirò ad udire quella vocina dall'accento britannico, e a scorgere le sue iridi.

Per davvero.

80's [fillie]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora