➷ eighteen ➹

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Finn

Mi getto sul letto, questa giornata è stata incredibilmente noiosa e sono piuttosto turbato.

Millie non si è presentata a scuola, l'avrà saltata all'insaputa dei suoi genitori e sono preoccupato per lei.

Afferro il walkman sperando le ultime ore della giornata passino velocemente, mi alzo solo per prendere  la cassetta che è poggiata sulla scrivania.

Poi, quando è quasi nel lettore, scorgo qualcosa di diverso.

Una scritta in penna rossa.

"Mi piace la terza traccia"

Non so cosa ci facesse quella frase lì, chi l'abbia scritta e quando, ma faccio partire la terza traccia.

Sembra lenta, una di quelle canzoni che partono ai balli scolastici e spingono tutti i ragazzini ad invitare qualcuna a ballare.

Sono stato solo ad un ballo scolastico nella mia vita, l'anno scorso, e sono stato seduto per la maggior parte del tempo, guardando i miei amici che se la spassavano.

Una noia mortale.

Inizio a riconoscere il ritmo, e la prima frase citata dal cantante mi illumina confermando il mio pensiero.

Every breath you take. The Police.

Era una di quelle canzoni che saltavo ogni volta quando partivano automaticamente, una di quelle canzoni che avevo ascoltato si e no un paio di volte, una di quelle canzoni della quale non conoscevo nemmeno il motivo per la quale si trovasse nella cassetta tra tanti brani che preferisco decisamente.

Eppure questa volta la ascolto, la ascolto e la ascolto per intero.

Ascolto tutti i quattro minuti e otto secondi, gettato sul materasso, ad occhi chiusi.

Il mio cuore batte forte, sento una strana sensazione invadermi e impossessarsi di ogni parte del corpo.

Una specie di euforia, una sensazione positiva e negativa allo stesso tempo.

Mi alzo di scatto, passando una mano tra i ricci corvini ed indomabili come per sistemarli.

Poi alliscio la camicia con le dita, e corro in bagno per sciacquare il viso tempestato di lentiggini.

Le piaceranno le lentiggini? Le piaceranno i ricci? Le piacerò?

Spruzzo del deodorante prima di lasciare la casa in corsa, salutando frettolosamente mia madre con un urlo davanti l'uscio.

Riesco a sentire la sua voce urlarmi chiedendomi dove stessi andando, ma la ignoro correndo e chiudendomi la porta alle spalle.

Prendo a correre, conosco la strada, incontro con lo sguardo la casetta di quel giallo sbiadito dove chissà Ayla cosa stava facendo, ma guardo avanti senza soffermarmi troppo su quel pensiero.

Nella mia mente c'è lei, lei con il suo sorriso e la sua naturale freschezza.

Le mie gambe corrono autonomamente, non riesco a controllarmi.

Ed eccomi, sono li, soltanto una porta ci separa.

Il lunedì fa schifo

80's [fillie]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora