Zara

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Rachel P. O. V.

La mattina seguente quando mi svegliai mi trovai stretta fra le braccia di Zack, poi mi ricordai cos'era successo la notte prima. Sorrisi e mi sedetti sul letto stiracchiando le braccia. Ripensai per un attimo alla scenata di ieri sera ma decisi di metterla da parte.

Sarà stato solo stanco

Mi ripetei mentre mi alzavo. Andai in cucina per preparare la colazione, il sole ancora non era sorto ma non sembrava tanto presto. Aprii il frigo e notai che mancava sia il latte sia i cereali. << E ora...? >> Avevo già notato i giorni precedenti che le scorte stessero finendo e mi ero anche ripromessa di andare a fare la spesa il prima possibile ma a quanto pare me n'ero dimenticata. Guardai l'orologio, erano passate da poco le sette.

Se mi sbrigo forse riesco a fare una fuga al negozio e comprare almeno il latte...

Richiusi il frigo e analizzai la situazione, il tempo minimo per andare e tornare era di circa trenta minuti, se mi fossi sbrigata forse avrei fatto in tempo per prendere l'autobus per la scuola.

Decisi di fare così, almeno Zack avrebbe avuto qualcosa da mangiare al mio ritorno, io avrei preso qualcosa al bar.

Senza perdere tempo corsi in camera per vestirmi, infilai la gonnellina azzurra e la magliettina bianca della divisa. Spazzolai velocemente i capelli legandoli con un codino, presi qualche yen dal portafoglio di Zack e uscii di casa.

Mentre mi avviavo per la strada tenevo sotto controllo l'ora, anche se i professori si erano fatti una buona idea di me non volevo fare tardi a scuola. Avevo promesso a Zack che mi sarei impegnata negli studi per poi aiutarlo ad approfondire le sue conoscenze.

Il negozio più vicino si trovava a circa un kilometro dal nostro palazzo, tenevo il passo svelto, se avessi corso mi sarei soltanto stancata e il ritorno sarebbe risultato più pesante ma soprattutto lungo.

Arrivata a destinazione trovai un conbini aperto ventiquattro ore su ventiquattro.

Proprio quello che cercavo

Entrai e presi un litro di latte e qualche ramen inscatolato giusto per avere il pranzo pronto quel pomeriggio, pagai con i contanti e subito ripresi a camminare verso casa. Il ritorno fu abbastanza semplice, avevo impiegato poco più di venti minuti per fare quel servizietto ed ero molto soddisfatta. Rientrai immediatamente a casa per posare il latte in frigo ma incautamente sbattei la testa contro il porta abiti facendo cadere a terra una giacca di Zack. << Ahi... >> Mi massaggiai la testa per poi rialzarmi, guardai la giacca a terra e notai delle macchie rosse sparse su di essa. Mi abbassai per guardare meglio...era del sangue, provai a toccarlo ma era secco. << Sangue? >> Iniziaromo a salirmi i brividi << Non dirmi che...non l'hai fatto Zack vero! Ti prego dimmi che non l'hai fatto! >> Mi morsi il labbro. Girai la testa e vidi qualcosa che fuoriuciva dalla tasca destra della giacca. Sembrava essere un biglietto; lo tirai fuori e lo aprii.

Zack, ti prego chiamami, fidati di me

00 81 453 849 756

- Zara

<< "Zara" >> Lessi. << Chi è Zara...e perché Zack ha il suo numero...? >> Rilessi più volte quel messaggio misterioso sempre più sconvolta. La mia testa iniziò a porsi le domande più strane.

Possibile che Zack ha incontrato questa ragazza? E poi perché c'è del sangue sopra la sua giacca? Si è ferito? Ha ucciso qualcuno? E' stata questa ragazza?

Strinsi il fogliettino al petto. Mi sentivo arrabbiata, quasi tradita ma non capivo. Forse ero gelosa, gelosa di cosa? Di Zack? Ma noi non eravamo intimi, vivevamo insieme si ma solo perché tenevamo l'uno all'altra. Non avevo il diritto di sentirmi così.

Dei passi alle mie spalle mi risvegliarono dai miei pensieri. << Rachel, che cazzo stai facendo? >> Era la voce di Zack, sentivo il suo sguardo furioso addosso, mi stava fissando. Mi diedi due secondi per raccogliere il coraggio e mi alzai da terra; lo guardai diritto negli occhi. << Chi è Zara, Zack? E perché la tua giacca è sporca di sangue?! >> Facevo fatica a sostenere il suo sguardo, detestavo litigare con lui. Zack fece un passo in avanti verso di me, mi scrutò dalla testa ai piedi, avevo le gambe che tremavano dalla paura ma continuai a guardarlo. Gli occhi del ragazzo si spostarono sul bigliettino che stringevo. In quel momento capii quanto si stesse scaldando, mi prese violentemente per il braccio tirandomi verso di lui. Con la mano libera prese il bigliettino << Queste non sono cose che ti riguardano. >> Strappò il foglio a metà e lo gettò nel secchio. Mi mollò il braccio facendomi quasi cadere. Per miracolo ripresi l'equilibrio.

Il ragazzo mi sorpassò e andò in cucina senza dire niente. Per lui avrei dovuto solo tacere e dimenticare tutto, ma non era quello che volevo io. Lo raggiunsi e questa volta gli urlai con determinazione << Hai ucciso qualcuno non è cosi?! Ieri ti comportavi in modo strano e lo stai facendo anche ora! >>

Zack sbattè il pugno sul tavolo. << Ti ho già detto che queste non sono cose che ti riguardano! Quindi taci! >> Mi rispose con il tono duro << No! Non finché non avrò una risposta che mi soddisfi! >> Ribattei io seccata.

Zack P. O. V.

Ero furioso. Non sapevo come farmi ascoltare da Ray senza usare la violenza. Lei se ne stava lì davanti a me con lo sguardo fermo, ma non potevo risponderle. Lei non doveva entrare in questa faccenda. << Ray sono già arrabbiato non farmi passare alle maniere forti. Vai in camera! >> Le urlai per spaventarla ma quella ragazzina scosse la testa. Non si voleva schiodare da quel punto. << Sei proprio una mocciosa viziata lo sai?! >> Stava diventando sempre più arduo non ricorrere alla forza << E tu un serial killer che non sa mantenere la calma! >> Arrivato a quel punto non riuscii più a trattenermi. << Ray cazzo smettila! >> Presi la bionda per il colletto e le diedi una sberla. Ray caddé a terra sbattendo la testa. Il suo codino si sciolse coprendole totalmente il viso. Ritirai la mano mentre lei rimase immobile per un paio di secondi, rialzò lo sguardo verso di me con aria spaventata, il volto era solcato dalle lacrime e la sua guancia macchiata da una chiazza rossa bella evidente. Sapevo di aver esagerato e non mi sentivo minimamente in colpa, era stata lei a rendermi nervoso e ne aveva visto il risultato. La guardai con distacco e dissi soltanto << E sono stato buono. La prossima volta non sarà così poco doloroso! >> Sorpassai il corpicino esile della ragazzina e andai in camera mia lasciandola da sola a piangere.

Segreti. Angels of Death. (IN CORREZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora