Prologo

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Guardava il suo riflesso nello specchio e sorrideva. Sfiorava il raso del suo vestito bianco candido senza perdere il sorriso.
Ripensava a tutto ciò che aveva passato insieme a lui e non poteva fare altro che sorridere. Sorrideva sempre.
Si sedette sul letto, prese in mano una fotografia e sorrise. Ritraeva loro due insieme: i capelli di lui erano scompigliati dal vento, come quelli di lei. A quell'epoca portava i capelli più lunghi rispetto ad ora, ma rimaneva comunque bello per lei. Lo sarebbe sempre rimasto. Sorridevano alla telecamera e si abbracciavano, i loro occhi brillavano di felicità. Quella felicità che non avevano mai perso.
L'aveva scattata la madre di lui, quella fotografia, poco prima di ammalarsi di quella malattia che gliel'avrebbe portata via per sempre. Sorrise ripensando alla donna. Sarebbe stata molto orgogliosa di ciò che era diventato suo figlio. Lei l'aveva considerata sempre come una seconda mamma e la donna la considerava come la figlia che non aveva mai avuto.
Sentì una lacrima rigarle il viso e si sbrigò ad asciugarla: non voleva essere triste quel giorno.
Bussarono alla porta. Lei scattò in piedi come una molla. «Avanti!» disse debolmente lisciandosi la gonna del vestito.
«Tesoro, è ora di andare» l'avvisò sua madre.
Annuì. «Arrivo subito, dammi solo un minuto» le rispose.
La donna chiuse la porta, capendo le esigenze della figlia.
Andò in bagno e si guardò riflessa nello specchio. Vide la sé stessa di sempre, forse solo un po' meno goffa. Quel giorno si sentiva bella.
Dopo essersi sistemata il trucco, uscì dalla sua stanza e scese di sotto. C'erano tutti: i suoi genitori, suo fratello e persino sua sorella.
«Sei pronta?» domandò quest'ultima raggiante.
Sorrise in segno di assenso e seguì la sua famiglia in macchina, che era stata lucidata per l'occasione.
Il viaggio non fu molto lungo. Sua madre non smise un secondo di parlare, troppo felice per tenere i suoi pensieri per sé.
Arrivarono davanti alla chiesa e scesero tutti insieme. Fuori dall'edificio c'erano parenti e amici che dialogavano allegramente tra di loro. Lei riconobbe tutti e li salutò.
Dopo essersi trattenuta qualche minuto, arrivò il momento di entrare. Era rimasta da sola sul porticato e si guardava intorno con la tensione scritta in volto. Si decise a varcare la soglia.
Aprì la porta e se lo ritrovò davanti, più bello e radioso che mai. La guardava con un sorriso a trentadue denti. Lei aveva la stessa espressione.
Mentre camminava per la navata si sentiva addosso gli occhi di tutti, ma a lei non importava.
Arrivò ai piedi dell'altare e lui le si avvicinò per prenderle la mano e aiutarla a salire i gradini. Arrivati in cima, la strinse forte a sé.
«Sono contento che tu abbia accettato» le sussurrò all'orecchio.
«Sono contenta che tu me l'abbia chiesto» rispose lei con lo stesso tono di voce.
All'improvviso, l'organo cominciò a suonare e i presenti si alzarono in piedi. Lei si andò a mettere alle spalle di lui e sorrise. Si guardarono per secondi che sembrarono infiniti, quando lui si girò di nuovo verso il sacerdote.
Ed ecco la sposa fare il suo ingresso. Più bella che mai, quella che spiccava tra tutte le ragazze presenti. Il suo vestito avorio le cingeva i fianchi alla perfezione, i capelli biondi semi-raccolti le davano un'aria sbarazzina, da teenager. Le sue mani curate stringevano un bellissimo bouquet di rose e gigli. Il trucco perfetto la rendeva ancora più bella. La cosa che più sorprendeva, però, era il sorriso dipinto in volto mentre avanzava verso l'altare, mentre si avvicinava all'uomo che amava.
Lui le si avvicinò e le prese la mano dolcemente. La ragazza rimaneva in disparte ad osservare la scena senza fare a meno di pensare "Al suo posto ci sarei potuta essere io". Sorrideva, sì, ma chi ha mai detto che era un sorriso sincero?

***

Angolo autrice:

Ciao a tutti! Vi lascio il prologo della nuova storia, spero che vi piaccia. Un bacio

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