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-Qualche mese prima-

«Manca una settimana al tuo matrimonio e tu non hai provato neanche un completo» si lamentò Elena quel giorno mentre, insieme ad Alessandro e Nina, entrava nel negozio.
«Non posso mettere uno di quelli che ho a casa?» domandò l'uomo guadagnandosi un'occhiata da lei. «Va bene, ho capito» disse alzando le mani.
«Ciao Elena» salutò la commessa da dietro il bancone, una ragazza sulla trentina dal viso dolce, portava i capelli neri a caschetto e gli occhi vispi scrutavano Elena da dietro i grossi occhiali verde bottiglia.
«Ciao» replicò la sua interlocutrice agitando la mano con la quale non teneva quella di Nina.
«Non sapevo ti stessi per sposare» affermò la giovane stringendo la mano ad Alessandro.
«Infatti non mi sposo. Lui è un mio cliente» spiegò cercando di nascondere l'amarezza che provava in quel momento.
«Oh, perdonami. Ho visto che sei venuta da sola con Nina e... lasciamo perdere» farfugliò l'altra spostando una ciocca di capelli dritti come spaghetti dietro le orecchie. «Avevi già in mente un modello preciso?» chiese rivolta ad Alessandro.
«Ehm, no»
«Pensavo ad un tre pezzi nero o grigio. I colori della cerimonia sono bianco e rosa, quindi direi di abbinare una cravatta di questo colore al bouquet della sposa» articolò Elena indicando una serie di modelli appesi alle grucce.
«Perfetto. Mettiamo anche un fazzoletto da taschino?» domandò la commessa.
«No» affermò l'altra, «La cravatta basta, grazie» replicò prima che la ragazza sparisse dietro uno scaffale di legno scuro.
«Di tutto quello che hai detto non ho capito una sola parola» ammise Alessandro quando Elena si girò a guardarlo.
«Non posso pretendere niente da uno che voleva indossare un completo che aveva a casa» lo canzonò lei prendendo posto accanto a Nina sul divanetto verde oliva di fronte al camerino.
«Ho preso alcuni modelli sia grigi che neri, te li appoggio in camerino. Vado a prendere le cravatta» annunciò la commessa arrivando poco dopo tenendo alcuni completi ricoperti dal cellophane. Elena ed Alessandro la ringraziarono e poi lui si alzò controvoglia per infilarsi nel camerino.
«Come sto?» dopo qualche attimo aveva scostato la spessa tenda beige rivelando così la sua figura. Indossava un completo grigio scuro formato da una giacca a due bottoni, pantaloni a sigaretta e una semplice camicia bianca. La commessa, che nel frattempo era arrivata reggendo cravatte di diverse sfumature di rosa, si era avvicinata a lui e gli aveva abbottonato la giacca.
«Non devi mai sbottonarla» gli aveva detto suscitando in lui una smorfia contrariata.
«Non va bene» affermò Elena, «Ti conosco: non resisti più di un'ora con la giacca abbottonata e questa va portata solo così. Silvia,» aggiunse rivolgendosi alla ragazza, «io direi di eliminare le giacche con due bottoni» l'altra annuì e tolse dal camerino un paio di completi per riporli sull'appendiabiti accanto al divanetto.
«Potremmo farlo su misura» suggerì.
«Non abbiamo tempo. Il matrimonio è il 6» rispose Elena guardando con rimprovero il futuro sposo.
«Oh, in questo caso dobbiamo trovarlo per forza oggi» dichiarò Silvia schioccando la lingua sul palato.
«Prova il prossimo» ordinò l'altra rivolta ad Alessandro, che tirò la tenda immediatamente.
«E se provassimo con un gilet?» propose Elena dopo aver bocciato l'ennesimo abito.
«Si potrebbe fare. Vedo che cosa ho in magazzino» la commessa sparì dietro una porta.
«Papà, perché non scegli quello che hai provato prima?» domandò Nina, che fino a quel momento era rimasta in silenzio accanto a sua madre.
«Perché alla mamma non va bene» rispose Alessandro guardando la donna con sguardo accusatorio.
«Non è quello giusto. Non fa per te»
«Come lo sai?» la sfidò l'uomo.
«Lo so e basta. È il mio lavoro, ho più esperienza di te. Quindi sta' zitto e subisci» scherzò lei. In quel momento Silvia ritornò da loro con in mano tre gilet di colori diversi, nero, grigio e grigio più scuro.
«Secondo me quello perla è quello ideale, ti risalta gli occhi» asserì Elena avvicinando il tessuto al viso dell'uomo.
«Non potevi dirmelo appena l'ho provato?» si lamentò questo.
«Volevo vederti con un colore più scuro. Non bisogna scegliere il primo abito» spiegò con ovvietà lei ritornando a sedersi accanto a Nina.
«Vuoi provarlo con il gilet e la cravatta?» chiese Silvia rivolta ad Alessandro. Elena acconsentì per lui.
«Perfetto» disse una volta che fu uscito dal camerino per l'ennesima volta, «Questo è il colore adatto a te e poi la cravatta si abbina alla perfezione coi fiori del bouquet di Sofia» Sempre che non cambi idea di nuovo pensò, ma non c'era bisogno di dirlo a voce alta.
«Fantastico» esultò lui, «Ti piace, Nina?» domandò rivolto a sua figlia.
«Sì!» esclamò la bambina applaudendo felice.
«Vedrai che bello quando accompagnerai papà all'altare» commentò Elena. Giorni prima Alessandro le aveva proposto di percorrere la navata con sua figlia e non con sua madre come da tradizione e lei non aveva potuto fare altro che acconsentire.
«Non vedo l'ora» gioì la bimba correndo ad abbracciare suo padre, il quale la sollevò prontamente stringendosela al petto.

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