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-Qualche mese prima-

Elena era seduta al tavolo insieme ai suoi collaboratori e aspettava che gli sposi finissero il servizio fotografico. «Sapevo che avrei dovuto chiamare un altro fotografo» si lamentò dopo aver guardato l'orologio per la quarta volta nel giro di dieci minuti.
  Viola le mise una mano sulla spalla, «Adesso rilassati. È andato tutto come avevamo programmato, qualche minuto di ritardo non manderà all'aria il ricevimento» le assicurò con un sorriso materno.
  «Non posso permettermi che qualcosa vada storto oggi. Voglio fare bella figura con gli sposi» ammise tenendo lo sguardo basso.
  «Finora è andato tutto bene, a meno che la console del dj non si fulmini nel bel mezzo del ballo degli sposi, il matrimonio sarà favoloso» disse Gio mentre prendeva posto accanto a lei.
  «Sappiamo tutti cos'hai in realtà, Elena» riprese Viola, «Alessandro sarà fiero di te e del lavoro che hai fatto, vedrai che non avrà niente di cui lamentarsi»
  «Sì, lui non avrà niente da dire, ma Sofia? Pur di farmi sembrare sbagliata agli occhi di Alessandro troverebbe anche il minimo errore»
  «Perché ce l'hai a morte con quella donna? È praticamente perfetta»
  Elena guardò Viola e sperò che lei cambiasse idea e dicesse "fa niente, non lo voglio sapere", invece gli occhi dorati della donna non si mossero di un millimetro dal suo viso. «Lasciamo perdere» rispose, non aveva proprio voglia di raccontare i suoi problemi personali ai suoi colleghi, per quanto amici potessero essere.
  Cinque minuti dopo il fotografo entrò nella sala e dietro di lui Sofia ed Alessandro fecero il loro ingresso mano nella mano. Tutti i presenti cominciarono ad applaudire ed esultare e anche Elena si sforzò di fare un sorriso, ma le uscì una smorfia che non somigliava affatto a quello che aveva in mente.
  Alessandro aveva Nina in braccio – dopo la cerimonia aveva insistito affinché facesse delle foto con lui – e la bimba batteva le mani e rideva. Elena si sorprese nel vedere sua figlia così a suo agio in mezzo a tutta quella gente, dato che di solito si nascondeva dietro di lei.
  «La magia del papà» Viola sembrò leggerle nella mente, «Sembra che Nina si senta in qualche modo a suo agio in mezzo a tutta questa gente se è con suo padre». Elena annuì contenta di avere fatto la scelta giusta quando aveva deciso di far conoscere a Nina suo padre.
  Gli sposi presero il loro posto al tavolo coperto dai petali di rosa insieme ai testimoni, come aveva richiesto Sofia. Elena guardò alle loro spalle e vide la famiglia di Alessandro: Chiara parlottava a bassa voce col suo fidanzato, Martino accarezzava il pancione della sua compagna e i loro genitori si guardavano intorno senza posare lo sguardo su qualcosa per più di due secondi. La tensione si sarebbe potuta tagliare con un coltello ed Elena si sentì in colpa per aver causato quegli attriti proprio il giorno più importante per Alessandro; improvvisamente lei si trovò a chiedersi se lui avesse notato quello che stava succedendo alla sua famiglia o se era troppo accecato dalla felicità di essere finalmente sposato.
  «Signora, può spostare il tovagliolo per favore?» i pensieri di Elena vennero spazzati via dalla voce del cameriere che reggeva un piatto fumante tra le mani. La donna fece come le era stato richiesto e sorrise. Di solito non si sedeva mai ad un tavolo durante i matrimoni che organizzava, ma Alessandro l'aveva pregata di farlo per poterla ripagare in qualche modo. «Mi paghi, a me basta questo» aveva risposto freddamente quando lui glielo aveva proposto, ma poi si era resa conto di suonare troppo avara e allora aveva aggiunto: «Cioè, a me basta che tu sia felice e che ti goda il giorno più bello della tua vita». Allora lui aveva insistito e poi Nina l'aveva pregata di rimanere e lei non aveva potuto rifiutare di fronte agli occhioni di sua figlia e aveva ceduto. La bambina, però, aveva deciso di sedersi vicino al suo papà e quindi Elena era rimasta da sola con i suoi colleghi.

  Alla fine del pranzo, il dj – un ragazzo sulla ventina con i capelli rosso fuoco, piercing più o meno su tutta la faccia e un grosso tatuaggio sulla parte sinistra del collo – aveva acceso la console e gli invitati avevano iniziato ad andare sulla pista da ballo.
  «Non balli?» Elena alzò lo sguardo per trovarsi faccia a faccia col viso sorridente del testimone di Alessandro, un amico che conosceva dai tempi delle superiori, ma il suo nome le sfuggiva in quel momento.
  «Ehm, non fa per me. Non so ballare»
  «A me è stato riferito il contrario» disse lui prima di afferrarle la mano e portarla in mezzo alla marea di persone che saltellavano a destra e a manca di fronte al dj.
  «Non sono capace» si lamentò di nuovo lei mentre l'uomo le faceva fare una giravolta.
  «Devi solo scioglierti»
  «Questo è il problema» replicò con una risatina. Elena osservò meglio il viso del suo compagno di ballo cercando di rammentare il nome: i ricci capelli castano-chiaro erano leggermente più lunghi rispetto all'ultima volta che l'aveva visto, ovvero quando ancora stava con Alessandro, ma gli occhi ambrati erano esattamente come se li ricordava. Simone! esclamò mentalmente quando si ricordò il suo nome.
  «Stai andando bene» si complimentò lui prendendole i fianchi. Le si mozzò il fiato a quel contatto: non veniva toccata in quel modo da un uomo da un sacco di tempo e le sembrò di essere tornata ai suoi sedici anni, quando un ragazzo l'aveva invitata a ballare per la prima volta e le aveva preso la vita in quel modo. Erano passati un sacco di anni da quella volta, ma improvvisamente quello che aveva provato allora si era riacceso in lei.
  «Non ci vediamo da un po'» commentò Elena quando pregò Simone di andare a sedersi.
  «Già, saranno quattro anni almeno. Come vanno le cose?» e quando fece quella domanda ad Elena sembrò che gli interessasse davvero.
  «Bhè, la mia vita si divide tra il lavoro e mia figlia. Sette giorni su sette senza interruzione» rispose con un'alzata di spalle.
  «Hai una figlia?» da come pronunciò quella frase, era palese che Alessandro non aveva detto niente a nessuno di Nina se non ai suoi genitori e ai suoi fratelli.
  Elena annuì imbarazzata e indicò Nina che ballava sui piedi di Alessandro. Sorrise nel vedere quella scena perché era quello che sua figlia aveva sempre desiderato.
  «Quella è tua figlia? Cioè, la figlia di Alessandro è anche tua figlia?». Lei annuì di nuovo. «Santo cielo! Che notizia!»
  «È una storia lunga» mormorò facendo un gesto con la mano come a dire "lasciamo perdere".
  «Prima o poi me la dovrete spiegare» affermò Simone poggiando il gomito sul ginocchio.
  «Mamma! Mamma!» Nina arrivò correndo verso di loro, «Hai visto che sto ballando sui piedi di papà?»
  «Ho visto, tesoro. Sei proprio brava» Elena le accarezzò i riccioli corvini e poi diresse il suo sguardo verso Alessandro, che si trovava poco distante da loro. I loro occhi rimasero incollati per istanti eterni fino a quando il dj cominciò a parlare, «E ora il primo ballo degli sposi» disse, la voce amplificata dal microfono che teneva nella mano sinistra.
  Tutti gli invitati si spostarono dalla pista da ballo per lasciare posto ai due protagonisti della festa. Sofia ed Alessandro avanzarono al centro del cerchio di persone tenendosi per mano, persi l'uno negli occhi dell'altra. Sorridevano, erano così felici che Elena si sentì male nel pensare che al posto di Sofia ci sarebbe dovuta essere lei – sarà stata la centesima volta che quell'idea le compariva nella mente quel giorno.
  Le note di un lento che Elena non aveva mai sentito cominciarono a propagarsi nella la sala e gli sposi iniziarono a danzare.
  Sofia ed Alessandro nelle settimane precedenti avevano preso lezioni di ballo da sala, ma secondo Elena avrebbero potuto benissimo evitarlo: la prima volta che li vide danzare sembrava che non avessero fatto altro nella vita, Sofia in particolare. Quel giorno le era tornato in mente un episodio avvenuto tempo prima: «Mia madre mi ha iscritto a delle lezioni di ballo con mia sorella». Un Alessandro diciannovenne era entrato in camera sua senza bussare, si era seduto sul letto dove lei era sdraiata a leggere e aveva preso a lamentarsi. «Perché mai dovrei prendere lezioni di ballo? A cosa mi serviranno nella vita? Stamattina sono entrato in cucina e Chiara mi ha detto che sarò il suo partner per quest'anno perché quello che aveva prima si è rotto il ginocchio»
  «Secondo me è una cosa carina che tua sorella ti voglia al suo fianco. È un modo per diventare più uniti» gli aveva detto Elena dopo aver poggiato il libro sulla mensola dietro di lei.
  «Perché mai uno stupido passo a due dovrebbe aiutarmi a legare con mia sorella?»
  «La danza è coordinazione, armonia, fiducia. Nella danza è l'uomo a guidare nella maggior parte dei casi: è un modo per dirti che lei si fida di te al cento per cento, Alessandro. La danza è il linguaggio più bello che l'uomo potesse inventare» spiegò lei mettendosi a sedere accanto a lui.
  «Io preferisco un altro tipo di linguaggio» disse lui prima di baciarle le labbra coperte di burrocacao al miele.
  Elena aveva ridacchiato a quel ricordo e poi si era messa di nuovo a guardare le coppie che ballavano in pista. Quel giorno, però, non ci trovava nulla di divertente in quella vicenda, solo tristezza e rammarico per aver fatto le cose sbagliate cinque anni prima.
  Continuò ad osservare Alessandro e Sofia che danzavano leggiadri e si guardavano negli occhi facendo capire alle persone da cui erano circondati che il loro era un amore vero e solido, che il loro legame non si sarebbe spezzato molto facilmente.
  «Chissà perché Alessandro non ha mai parlato di quella bambina». L'attenzione di Elena venne catturata dal discorso di due signore sui sessant'anni poco distanti da dove si trovava lei. Continuò ad ascoltare senza farsi notare, dopotutto stavano parlando di sua figlia.
  «Probabilmente si vergognava» disse l'altra ravvivandosi i capelli resi rigidi dalla lacca.
  «Vergognarsi di cosa?» domandò la prima.
  «Magari la madre della bambina è una poveraccia senza un lavoro. Immagina che figura avrebbe fatto se l'avesse presentata alla sua famiglia: sono così ricchi»
  «Tu pensi troppo ai soldi, Rita!» esclamò l'interlocutrice, «Magari non è in buoni rapporti con la madre»
  «Ma allora perché tenerlo nascosto anche a Sofia? Povera ragazza! Chissà come si sente messa in disparte adesso che Alessandro ha anche una figlia a cui pensare»
  Elena chiuse i pugni per la rabbia e faticava a rimanere immobile e non rispondere alle due donne.
  «Hai ragione: Sofia è una così brava ragazza e non si merita tutto questo. La madre di quella bambina dovrebbe vergognarsi. Una donna per bene non farebbe mai una cosa del genere a una povera ragazza innocente»
  Cominciò a sentire gli occhi riempirsi di lacrime, ma non riusciva a smettere di ascoltare quella conversazione.
  «Esatto. Che razza di madre non fa conoscere alla propria figlia suo padre?»
  «Dovrebbero toglierle la custodia»
  A quel punto Elena non resistette più e corse fuori dal ristorante senza neanche preoccuparsi di prendere il cappotto, diretta su una delle panchine dello stupendo giardino di fronte al castello. Si lasciò cadere a peso morto sul marmo freddo e cominciò a piangere. Sono una madre e una persona orribile continuava a ripetere quell'odiosa vocina nella sua testa, Dovrebbero togliermi la custodia di mia figlia, io non sono in grado di crescerla come si deve. Le lacrime scendevano ormai copiose lungo le sue guance quando una voce famigliare giunse alle sue orecchie.
  «Elena! Finalmente ti ho trovata» Alessandro correva verso di lei con il fiato corto. Imprecò mentalmente: lui non doveva assolutamente vederla in quello stato. Come avrebbe spiegato cosa stava succedendo? Non gli poteva di certo dire la verità.
  «Dove sei stata? Ti ho cercata per un sacco di tempo» lui la raggiunse e si sedette accanto a lei. «Quello che hai organizzato, la cerimonia e il ricevimento, è...» si bloccò subito dopo aver notato il viso rigato dalle lacrime di lei alla fioca luce del lampione sopra di loro. «Cos'è successo, Elena?» domandò preoccupato afferrandole una spalla. Lei scosse la testa e si sforzò di sorridere.
  «Nie... Niente» rispose passandosi il dorso della mano sugli zigomi bagnati. «Va tutto bene là dentro?» chiese ignorando completamente la domanda che le aveva fatto lui.
  «Elena» disse autorevolmente Alessandro, «Dimmi cosa ti è successo» le intimò. Una punta di dolcezza e preoccupazione tradì il suo tono severo.
  «Non preoccuparti, è tutto a posto. I matrimoni mi fanno piangere» mentì.
  «Nena» pronunciò quel nomignolo con delicatezza e lei pensò che quel soprannome non le era mai piaciuto così tanto come quando lo diceva lui, «Ti conosco fin troppo bene. È successo qualcosa sicuramente, raccontami tutto, di me ti puoi fidare, lo sai» la pregò con lo sguardo.
  Lei lo guardò negli occhi azzurri che brillavano sotto la luce artificiale e si domandò se fosse giusto raccontare ciò che la turbava – e quindi rovinargli il matrimonio – oppure fare finta di niente e tornare a festeggiare – sapendo, però, che lui non si sarebbe dato pace fin quando non lo avesse scoperto. Decise di non scegliere né una né l'altra opzione e guardò l'orologio che portava al polso. «Oh!» esclamò, «È ora del dolce» annunciò prima di alzarsi dalla panchina. Alessandro la fermò prendendole il polso.
  «Tu lo sai che di me ti puoi fidare, vero?» le chiese. Lei annuì. «E allora perché non mi vuoi dire cos'è successo?» insistette mettendosi in piedi a sua volta. Ad Elena si mozzò il respiro per l'emozione che la sua vicinanza ancora le provocava dopo tutti quegli anni.
  «Io mi fido di te, Alessandro. Però non voglio raccontare a te i miei problemi, semplice» rispose.
  «Però tu sai che mi potrai sempre dire tutto, giusto?» le afferrò la mano.
  «Lo so e lo stesso vale per te»
  «Adesso ti senti meglio?» Elena sorrise ed annuì, poi lui la attirò a sé in un abbraccio di conforto. «So che non è vero» le sussurrò all'orecchio mentre le scendeva una lacrima solitaria.
  «Non ti ho chiesto dove andrete in luna di miele» disse lei mentre camminavano lungo il sentiero di ghiaia che attraversava il parco.
  «In Jamaica» rispose Alessandro. Elena annuì, contenta che non avessero scelto uno dei luoghi dove avevano progettato di andare loro due insieme.
  «Elena!» Viola le venne incontro appena mise piede all'interno del ristorante, «Dove sei... cosa è successo?» domandò quando vide gli occhi gonfi della collega.
  La donna guardò prima lei e poi l'uomo al suo fianco e gli sorrise. «Niente... Vado un attimo in bagno», e senza dare a nessuno dei due il tempo di replicare corse giù per le scale di legno che portavano ai servizi.
  Si sciacquò il viso e tolse il mascara che le era colato provocandole un alone scuro sotto gli occhi. Guardò la sua immagine riflessa nello specchio: i capelli scuri erano più spettinati rispetto a quella mattina, gli occhi gonfi e le chiazze rosse sulla faccia tradivano il sorriso finto che si sforzava di fare.
  Prese qualche respiro profondo prima di tornare al piano di sopra dove la festa continuava nonostante tutto.
  «Mamma!» Nina le corse incontro appena la vide varcare la soglia della sala dove si teneva il ricevimento. «Posso mangiare un po' di dolce?» chiese implorandola con gli occhi.
  «Ne hai già mangiato?» La bimba assentì con il capo. «Allora no, tesoro. Non voglio che ti senta male. Potrai mangiare un pezzo della torta di papà più tardi»
  «Va bene» prese sua madre per mano e la trascinò in mezzo alla pista da ballo, «Sai che lo zio Martino è proprio bravo a ballare? E anche la zia Chiara. Mi ha insegnato a fare la giravolta» disse roteando su se stessa rischiando di urtare un bambino che era dietro di lei.
  «Attenta!» Elena la afferrò appena in tempo, «Sei proprio brava»
  Dopo dieci minuti Nina disse di essere stanca ed Elena la portò al tavolo. «Mamma?» la chiamò la bimba tra le sue braccia. La donna la guardò, «Adesso il papà se ne andrà e non mi vorrà più, vero?»  
  La domanda di sua figlia la lasciò di sasso e si rese conto che la sua bambina era molto più intelligente di quanto pensasse. «Il papà ti vorrà sempre, Nina» le assicurò, «Se si è sposato non vuol dire che ti dimenticherà»
  «Ma Sofia mi ha detto che quando torneranno dalla vacanza andranno ad abitare lontano» disse mestamente.
  «Te lo ha detto Sofia?» domandò Elena sentendo la rabbia crescere in lei. Nina annuì. «Ha detto qualcosa di brutto, mamma?» la donna scosse la testa con un sorriso. «Ti voglio bene, mamma. Non ti lascerò mai» mormorò la bimba, le parole soffocate dalla spalla di Elena contro la quale si era appoggiata per abbracciarla.
  «Anche io» replicò sua madre stringendola.

***

«Sofia le ha detto questo?» domandò Mary più tardi mentre era al telefono con Elena.
  «Sì» rispose questa. Appena Nina aveva detto di essersi riposata abbastanza, era ritornata a ballare con i suoi zii e lei aveva approfittato di quel momento di solitudine per fare un giro e controllare se fosse tutto come aveva programmato, alla fine del suo sopralluogo aveva deciso di uscire a chiamare la sua amica per raccontarle quello che era successo.
  «Come si è permessa di dire una cosa del genere a una bambina di quattro anni?» esclamò Maria dall'altro capo della cornetta.
  «È una vipera, Mary»
  «Fa di tutto per escluderti dalla vita di Alessandro, Nena» sentenziò.
  «Ma perché dire quelle cose a Nina e offenderla così? Se non vuole che faccia parte della vita di suo marito me lo deve semplicemente dire e mi farò da parte. Ha paura che glielo porti via? Non vedo perché: lui è innamoratissimo di lei, noi due siamo acqua passata»
  «Sì, ma sa che se Nina si sentirà messa in disparte da suo padre non lo vorrà più vedere e allora l'avrà vinta ancora lei»
  Elena scosse la testa incredula a quanto meschina una donna potesse arrivare ad essere quando era gelosa. «Io... parlerò con Alessandro. Gli dirò di parlare con Nina e...»
  «Nena» Mary la interruppe, «Se Sofia ti vuole fuori dalla sua vita non ti lascerà mai stare da sola con lui»
  «Che idiozia!»
  «Elena!» Gio la chiamò dalla porta del ristorante e le fece cenno di entrare. Guardò l'orologio al suo polso e si accorse di essere in ritardo per la torta.
  «Mary, ci sentiamo domani. Adesso devo andare. Salutami Mike» disse prima di riattaccare e riporre il cellulare nella tasca del cappotto.
  «Scusami, stavo parlando con la mia amica e...» ammise una volta raggiunto il suo collega, «Vado in cucina a vedere se è tutto in ordine» e schizzò verso la porta in acciaio in fondo al corridoio. Dopo essersi assicurata che la torta corrispondesse esattamente allo schizzo che aveva dato al cuoco, ritornò nella sala per invitare gli invitati a portarsi in giardino per il taglio, come aveva espressamente chiesto Sofia.
  Si fece strada in mezzo alla folla radunata attorno al tavolo di fronte agli sposi per raggiungere sua figlia. Le afferrò la mano proprio nel momento in cui i camerieri portarono fuori il dolce. Un ragazzo porse il coltello ad Alessandro e Sofia poggiò la mano sopra quella di suo marito, dopodiché si guardarono negli occhi e affondarono il coltello nella torta. Uno scroscio di applausi si liberò attorno a loro mentre si baciavano. una volta allontanatosi, Alessandro infilò l'indice nella panna montata e la spalmò sul naso di sua moglie, che rise.
  In quel momento Elena non ebbe più dubbi:quei due erano fatti l'uno per l'altra.

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