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-Qualche mese prima-

Elena si alzò dal letto ancora sconvolta da ciò che era appena successo, quello che a lei sembrava la realtà, era invece un sogno. Avrebbe dovuto capirlo subito: Alessandro non le avrebbe mai scritto una lettera per dirle quanto l'amava perché lui non l'amava più come una volta. Adesso il suo cuore apparteneva a un'altra donna, una donna che avrebbe sposato quel giorno. Eppure aver rivisto Chiara e Martino nel sogno le aveva provocato una gioia talmente grande che le aveva causato un dolore al petto, però neanche quello era reale. Scosse la testa mentre entrava in cucina. Avrebbe dovuto capirlo. Quelle tre parole continuavano a frullarle in testa tormentandola mentre faceva scaldare il caffè. Intanto che aspettava che venisse pronto, guardò l'orologio che segnava le sei e mezza. Perché si era svegliata così presto? Non aveva poi così tante cose da fare, però, dando un'occhiata alla lista che aveva scritto la sera prima – e di cui gran parte delle mansioni erano state segnate come svolte –, si rese conto che non sapeva neanche se quel tempo le sarebbe bastato.
  Dopo aver fatto colazione riprese il lavoro cominciando da dove si era interrotta la sera prima, ovvero sistemare i fiori per i centrotavola. Dopo aver sistemato la stoffa del primo si prese il viso tra le mani e cominciò a piangere istericamente, neanche lei sapeva esattamente per quale motivo, aveva bisogno di sfogarsi. Afferrò una fotografia destinata ai segnaposto e la osservò. «Avrei dovuto esserci io al posto suo!» urlò gettando l'istantanea dalla parte opposta del tavolo, «Io avrei dovuto sposarlo, non lei. Lui avrebbe dovuto continuare ad amarmi. Avremmo dovuto realizzare i nostri progetti e invece no, lui mi ha lasciata senza dare spiegazioni e incinta per dipiù! Abbiamo una figlia insieme per l'amore del cielo! Loro cos'hanno insieme? Niente! Ecco cosa!» le parole le uscivano dalla bocca meccanicamente, senza che lei ci riflettesse. Dava solo voce ai pensieri che per gli ultimi due mesi e mezzo le avevano affollato la mente provocandole quasi un esaurimento nervoso. «Perché a me? Perché devono succedere tutte a me?» andò avanti così per un'altra decina di minuti prima di calmarsi e continuare a lavorare.
  Verso le otto il campanello suonò ed Elena andò ad aprire la porta a Thomas e Nina. «Buongiorno!» esclamò allegramente suo fratello baciandole la guancia.
  «Sì, buongiorno» rispose lei in tono cupo, spento.
  «Mamma!» gridò sua figlia prima di saltarle al collo. Lei la strinse a sé come la cosa più preziosa che avesse.
  «Ciao angioletto. Hai fatto la brava dai nonni?» le domandò, sua figlia annuì prima di scappare verso camera sua.
  «Elena, cosa succede?» le chiese Thomas dopo essersi assicurato che Nina non potesse sentirli.
  «Cosa vuoi che succeda Tommy? L'uomo che amo, nonché padre di mia figlia, si sposa tra meno di tre ore, hai bisogno di un'altra spiegazione?» domandò lei sarcastica.
  «Siediti» le intimò il suo gemello indicandole il divano. Lei fece come le era stato detto. Thomas prese posto accanto a lei e cominciò a carezzarle il dorso della mano con il pollice.
  «Io... io mi sento male se penso che dopo oggi lui non potrà più essere mio. Noi avevamo dei progetti, Thomas, noi avevamo programmato una vita insieme, ma lui ha mandato tutto in fumo cinque anni fa, quando se n'è andato per non so quale ragione! E adesso sta per sposare una top model»
  «Tu avevi ancora una speranza quindi» commentò suo fratello ripensando alla prima frase.
  «Io non ho mai perso le speranze su di noi, Tommy. Dentro di me ho sempre pensato che lui prima o poi si sarebbe reso conto che tutto ciò di cui avevamo bisogno eravamo noi e nostra figlia, una vita felice insieme, ma ormai anche quel briciolo di speranza è morta» Elena si fermò a riflettere sulle sue parole. «O mio Dio! Ma mi senti? Sto parlando come se Alessandro fosse una mia proprietà. Santo cielo! Io sto diventando pazza!» tolse la sua mano dalla presa del fratello e si abbandonò sullo schienale del divano.
  «Non sei pazza, Nena» disse Thomas, «Sei solo... innamorata»
  «E qual è la differenza?» domandò Elena guardandolo girando appena il capo.
  «Non c'è, è quello il punto. Hai solo sbagliato parola» detto questo, si alzò e fece l'occhiolino a sua sorella, «Io devo andare, promettimi che mi chiamerai se hai bisogno di qualcosa oggi»
  «Non ti preoccupare, so badare a me stessa» ripeté quello che aveva detto nel sogno. Thomas rise e uscì da casa sua.

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