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-Tre settimane prima-

Elena stava leggendo un libro quando suonò il campanello. Si alzò, andò al videocitofono e appena vide di chi si trattava, pigiò il bottone con la chiave disegnata e aprì la porta.
  «Buongiorno» disse allegramente mentre abbracciava Alessandro.
  «Buongiorno» rispose lui distaccato. Da quella cena il loro rapporto era peggiorato sempre di più; Elena voleva riavvicinarsi a lui, ma Alessandro era sempre più freddo con lei.
  «Dov'è Nina?» le chiese entrando.
  «Sta ancora dormendo, dovrebbe svegliarsi tra pochi minuti. Siediti pure» replicò lei richiudendo la porta.
  «Elena, ti devo parlare» affermò con serietà l'uomo guardandola negli occhi. Il cuore di Elena prese ad accelerare e il respiro le rimase intrappolato in gola. Quella frase non prometteva niente di buono.
  «Dimmi» mormorò accomodandosi accanto a lui.
  «Ho deciso di lasciare Sofia. Sto cercando un avvocato per iniziare le pratiche del divorzio», parlò tutto d'un fiato senza lasciare il tempo ad Elena di intervenire.
  «Ma... perché?»
  «Io non la amo, me ne sono reso conto l'altra sera»
  «Se è per quello che ha detto Nina...»
  «Vi ho sentite parlare in cucina. Quando dicevi quelle cose a Nina, io... ho capito di amarti ancora, Elena. Non ho mai smesso di farlo» dichiarò Alessandro prendendole le mani, «Dimmi che mi ami anche tu» il suo tono di voce era disperato e supplichevole.
  «Alessandro, io...» cominciò, ma poi si interruppe e raccolse le idee: lei lo amava, lo aveva sempre fatto, ne era certa, ma lui? Avrebbe fatto come l'ultima volta e l'avrebbe abbandonata o sarebbe rimasto con lei e Nina?
  «Ti prego» la supplicò lui con gli occhi lucidi.
  «Mi dispiace, ma non posso. Non è giusto, capisci?» mentì a lui e a se stessa. Perché lo fece non lo sapeva, ma pensava di fare la cosa giusta.
  «Perché non è giusto? Io ti amo, Elena» scandì le ultime parole lentamente per farle capire che non stava mentendo, che quelli erano davvero i suoi sentimenti e che non sarebbero cambiati.
  «Non è giusto perché tu sei sposato e stai per diventare padre» replicò sottovoce per non svegliare Nina.
  «Sono già padre. Se non te ne sei resa conto, mia figlia sta dormendo in casa tua, al piano di sopra. E per la cronaca, stiamo parlando anche di tua figlia, Elena. Noi due abbiamo una bambina. Siamo genitori, per l'amor del cielo!»
  «Questo non vuol dire che dobbiamo stare insieme»
  «Ascolta, io ti amo e so che anche tu mi ami. Cosa c'è di tanto complicato?» sbottò alla fine.
  «C'è che tu te ne sei andato cinque anni fa. Mi hai lasciata da sola senza una spiegazione, anzi, hai fatto di peggio: mi hai mentito. Hai detto che saresti andato a lavorare in un'altra città e non ti sei più fatto sentire. Hai detto alla tua famiglia di mentire per coprirti! Ti rendi conto?» Elena si sentì male nel dire quelle cose perché in realtà tutto quello che avrebbe voluto dire era Ti amo anche io. A dire il vero, nelle sue parole c'era un fondo di verità poiché era quello che sentiva veramente e che avrebbe voluto dirgli da tempo – non che non gli avesse mai rinfacciato la storia di essersene andato e averla abbandonata.
  «Ho commesso un errore all'epoca, ma sono cambiato»
  «Mamma» la voce di Nina rimbombò dal piano di sopra e fece sobbalzare entrambi. Elena prese a salire le scale e andò in camera di sua figlia. Prima di entrare, però, si asciugò la lacrima che non era riuscita a trattenere.
  «Buongiorno amore mio» salutò sua figlia dopo aver aperto la porta e aver cercato di fare il sorriso più finto che potesse.
  «Perché litigavate tu e papà? È colpa mia?» domandò.
  «Assolutamente no, tesoro» disse prima di darle un bacio sulla guancia, «Stavamo discutendo su cose da grandi»
  «Posso andare da papà?» chiese allora la bimba. Sua madre annuì sorridendo e lei corse al piano di sotto dove Alessandro la stava aspettando impazientemente.
  «PAPÀ» urlò saltandogli in braccio. Lui la strinse a sé e la riempì di baci sulle guance.
  «Ciao amore mio. Come stai?» disse poi.
  Elena osservò la scena dall'ultimo scalino con il sorriso stampato sulle labbra. Era lui l'uomo che voleva, ne era certa. Però era sposato e stava per avere un figlio, non poteva dimenticarlo. Alessandro era sempre lo stesso che cinque anni prima le aveva mentito dicendole che doveva partire per un viaggio di lavoro e non le aveva permesso di dirgli che stava aspettando il suo bambino. Era colui che non si era fatto sentire per anni prima di ripiombare nella sua vita per farsi organizzare il matrimonio. Quello che le aveva fatto il cuore a pezzi mille volte per poi riaggiustarlo sempre. Alessandro era l'uomo che aveva voluto dimenticare dal momento in cui l'aveva lasciata, ma non era mai riuscita a farlo. Era l'uomo che amava e doveva farsene una ragione.

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