-18-

1.2K 22 0
                                    

           

-Un mese prima-

«Sono contenta di aver scelto il mio vestito da sposa con te» affermò Mary mentre lei ed Elena sorseggiavano un caffè al bar vicino all'ufficio di quest'ultima.
  «Ho sempre sognato farlo» ammise.
  «Non ci credo!» una voce non sconosciuta cinguettò alle loro spalle. «Elena!» Sofia apparve davanti al loro tavolino.
  «Ciao» Elena si sforzò di fare un sorriso e sembrare credibile mentre si soffermava sulla pancia non troppo gonfia e messa in evidenza dalla maglietta aderente di Sofia.
  «Ciao... Maria, giusto?» Sofia si rivolse all'altra donna seduta dalla parte opposta del tavolo.
  «Giusto. Ciao Sofia» rispose questa. «Elena mi ha dato la bella notizia, congratulazioni» aggiunse indicando l'addome.
  «Grazie. Non vedo l'ora. Sono appena entrata nel quinto mese e già non ne posso più. È come avere mille aghi conficcati nella schiena tutte le mattine appena mi alzo» si lamentò la ragazza.
  «Pensa che è un dolore per una buona causa» rispose Elena, che dentro di sé avrebbe voluto conficcarglielo davvero quell'ago nella schiena.
  «Già» Sofia prese ad accarezzarsi la pancia con dolcezza, «Dovreste vedere Alessandro: ogni sera si siede vicino a me e comincia a parlare al bambino. È così tenero! E poi si preoccupa tantissimo per me, non fa che chiedermi se sto bene e se mi serve qualcosa... penso di non averlo mai amato così tanto come in questi mesi»
  Elena strinse i pungi sotto il tavolo, talmente forte che pensò di essersi conficcata le unghie nella carne e di essersela lacerata. Aprì il palmo per controllare, ma non c'era niente, solo un segno rosso che sarebbe sparito da lì a pochi secondi.
  In quel momento Alessandro comparve dalla porta della toilette e si diresse verso di loro. Elena non lo notò, ma il viso di lui si illuminò quando la vide.
  «Ciao» salutò l'uomo quando ebbe raggiunto sua moglie.
  «Ciao» dissero Mary ed Elena in coro, la seconda con il tono di voce più alto di un'ottava rispetto a quello dell'altra.
  «Congratulazioni» disse la prima, «Sofia ci stava descrivendo quanto tu sia gentile e premuroso con lei in questo periodo. Ti sentirai sicuramente in colpa per qualcosa...» Dopo quella frase ci furono alcuni istanti di silenzio, tranne per un gemito da parte di Maria, alla quale era arrivato un calcio da parte dell'amica. «Scherzo, ovviamente» aggiunse infine per sdrammatizzare.
  Sofia si mise a ridere, mentre Elena ed Alessandro forzarono quella che doveva essere una risata, ma che non ci assomigliava affatto.
  «Elena, vado io a prendere Nina oggi» disse allora l'uomo per rompere quella cappa di imbarazzo che era calata su di loro.
  «Ehm, non preoccuparti. Faccio part-time oggi. Posso andare io senza problemi»
  «No, insisto...»
  «Perché non andate entrambi?» si intromise Mary, meritandosi un'occhiataccia da Elena e Sofia. «Voglio dire, a Nina farebbe bene passare una giornata con entrambi i genitori» spiegò mettendo enfasi sulle ultime parole.
  «Perché no? Mary ha ragione, Elena» rispose Alessandro con tono di sfida mascherato da un'espressione divertita.
  «Se a voi va bene...»
  «Certo che va bene!» si affrettò a rispondere lui. «Ci vediamo alle tre a casa tua. Passo a prenderti io»
  «Cosa ti è saltato in mente?» esclamò Elena una volta che Alessandro e Sofia furono usciti dal locale.
  «Ti sto solo dando una mano, Nena. E poi non mentivo quando dicevo che Nina ha bisogno di passare una giornata da sola con i suoi genitori. Ha quattro anni: ha bisogno di sua madre e suo padre con lei»
  «Ma lei passa già del tempo con sua madre e suo padre, Maria»
  «Ma non con entrambi nello stesso istante. Andiamo, Elena! Apprezza il gesto e sii un po' riconoscente nei miei confronti per una buona volta nella tua vita»
  L'altra non rispose, si limitò a sbuffare e roteare gli occhi mentre sorseggiava il suo caffè diventato ormai freddo.

***

«Qui pensavo di mettere il vostro tavolo» Elena indicò un rettangolo sulla planimetria che aveva davanti agli occhi.
  «Va bene» le rispose Mary osservando il punto dove l'amica aveva poggiato l'indice, «Cosa ne dici se lo cospargessimo di petali di... non so... rose bianche?»
  «Se vuoi le rose bianche, allora dobbiamo mettere la tovaglia verde, altrimenti non si vedono» le fece notare Elena dopo aver digitato qualcosa al computer.
  «Hai ragione, allora non mettiamo i petali, il motivo della tovaglia verde non mi piace» dichiarò Maria.
  Suonò il campanello e istintivamente Elena guardò l'orologio. Non può essere già qui, sono solo le due e quaranta pensò mentre si dirigeva verso il citofono.
  «Chi è?» domandò alzando la cornetta.
  «Elena, sei pronta?» rispose Alessandro dall'altro lato.
  «Non ancora. Entra» lei pigiò il tasto con disegnata una chiave per aprire il cancello e poi tornò in salotto da Mary per sistemare i fogli che avevano sparso sul tavolino da caffè bianco.
  «È arrivato puntuale?» chiese questa stupita.
  «Strano, vero?» replicò l'amica. Mary annuì e la aiutò a raccogliere le carte.
  «Permesso» la voce di Alessandro riecheggiò dal corridoio d'ingresso.
  «Avanti!» urlò la padrona di casa che con un gesto svelto nascose un peluche di Nina sotto un cuscino del divano. Non sapeva perché l'aveva fatto, le era venuto naturale, come se volesse fargli vedere che la sua casa era in ordine come la sua vita anche senza di lui.
  «Dammi due minuti, vado a cambiarmi» disse Elena prima di correre al piano di sopra rischiando di inciampare nelle sue ciabatte rosa. Si era sentita in imbarazzo a presentarsi così davanti a lui – con i pantaloni della tuta, una vecchia (molto) t-shirt di cotone vinta probabilmente a qualche lotteria della scuola, i calzini smagliati e le pantofole. Alessandro l'aveva vista anche in pigiama, anni prima, ma per qualche motivo in quel momento si era sentita in disagio.
  Si preparò più in fretta che poté prima di tornare al piano di sotto dove Alessandro e Mary stavano discutendo animatamente di qualcosa.
  «Pronta. Scusami se ti ho fatto aspettare» disse comparendo in salotto. Le venne quasi da ridere nel pronunciare quella frase dal momento che era sempre stata abituata a sentire quelle parole dette dalla bocca di lui. Le sembrò quasi strano udire la sua voce articolare quella frase, come se non le appartenesse.
  «Io torno in albergo» annunciò Mary, «Andrò a fare un giro in spiaggia magari»
  Elena suggerì qualche posto interessante da vedere in città prima di salire sulla Volvo grigia di Alessandro e andare a prendere Nina.
  «Come mai così in anticipo?» domandò mentre stavano costeggiando la strada che divideva i negozi dalla spiaggia. In lontananza si vedevano gruppi di persone che si crogiolavano sotto il sole di maggio. Ad Elena venne un brivido nel vedere tutta quella gente in costume perché, seppur facesse caldo, lei aveva ancora il maglioncino nella borsa.
  Alessandro alzò le spalle. «Arrivo sempre tardi, mi sarebbe piaciuto vedere cosa si prova ad aspettare qualcuno che si sta preparando» scherzò, poi si fece di colpo serio. «In realtà volevo avere un po' di tempo da passare da solo con te prima di prendere Nina»
  Il cuore di Elena cominciò a battere sempre più forte fino a farle male il petto. «P-Perché?» si aspettava il peggio: Alessandro era sempre stato molto imprevedibile.
  «Io... volevo parlarti di Sofia... della nostra relazione»
  «Mossa azzardata parlare di tua moglie con la tua ex» disse lei sistemandosi sul sedile per sdrammatizzare e sovrastare il rumore incessante del suo cuore.
  «Bhè, sei l'unica con cui posso confidarmi. Lo farei con Chiara, ma di sicuro mi darebbe dei consigli assurdi che è meglio non seguire, così...»
  «Cosa succede?» lo interruppe lei.
  «In questo periodo litighiamo costantemente per ogni minima sciocchezza. Per esempio stamattina sono entrato nella camera per il bambino e nel chiudere la porta ho fatto cadere la sua preziosissima lampada di vetro di Murano... puoi immaginare gli insulti che ho ricevuto. Io... non la sopporto quando fa così! Prima del matrimonio era tutto perfetto: eravamo la coppia perfetta, come quelle delle pubblicità, ma da quando siamo tornati dal viaggio di nozze sembra che la nostra vita stia andando a rotoli. La notizia della gravidanza è stata una manna dal cielo, però non voglio che mio figlio abbia due genitori che non fanno altro che litigare»
  Eppure tua figlia ha dei genitori così pensò Elena, e si dovette mordere la lingua per non dirlo ad alta voce. «Molte coppie hanno questo tipo di problema dopo il matrimonio. La convivenza non è facile, ma la vita coniugale è ancora più difficile: hai scelto di amare e onorare quella persona per il resto della tua vita e adesso ti sembra di aver preso la decisione sbagliata. È normale, Alessandro. Devi solo portare pazienza»
  «Quello che non sopporto proprio è la sua gelosia costante: non posso parlare di una donna, che lei si acciglia e mi fa il terzo grado. Quando parlo di te poi...» Alessandro si interruppe bruscamente, come se non avesse voluto dire l'ultima frase.
  «Quando parli di me?» Elena era diventata curiosa e ansiosa di sapere come finiva il discorso.
  «Bhè, magari le dico che ti ho vista quando ho riportato a casa Nina o per qualunque altro motivo e lei non mi parla più per il resto della serata. È come se pensasse che io e te abbiamo una storia»
  «Assolutamente no!» Elena si rese conto solo dopo aver pronunciato quelle parole che probabilmente la risposta era stata troppo affrettata, «Non penso che io e te staremo mai più insieme» aggiunse senza rendersene conto.
  «E perché scusa?» domandò lui giocosamente.
  «Perché tu sei sposato!» esclamò Elena come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Alessandro stette zitto, come ferito da quelle parole dette con tanta prontezza. «E inoltre hai un figlio in arrivo» aggiunse la ragazza abbassando il tono della voce.
  «Ho anche un'altra figlia. Nostra figlia» replicò lui. Elena rimase colpita da quella frase e il modo con cui disse nostra, come se volesse farle capire che lui ci teneva davvero a Nina, che voleva far parte della sua vita, non che in passato non gliel'avesse mai dimostrato, però con quelle parole Elena ebbe la conferma che aveva preso la decisione sbagliata quando si disse che non avrebbe mai fatto conoscere a Nina suo padre.
  Per fortuna sei ritornato nella mia vita pensò mentre lui parcheggiava l'auto davanti alla scuola materna.
  Alessandro ed Elena aspettarono per una decina di minuti in silenzio prima che la porta della classe di Nina si aprisse e i bambini cominciassero ad uscire.
  L'espressione della bimba quando vide entrambi i genitori fu impagabile: appena posò gli occhi su di loro si allontanò dai suoi compagni, disposti in una ordinata fila indiana, e cominciò a correre per poi saltare in braccio a suo padre.
  «Sei venuto anche tu!» esclamò con voce squillante dopo avergli schioccato un bacio sulla guancia.
  «La mamma ha proposto di passare un pomeriggio tutti insieme» Non era vero, ma finsero che lo fosse.
  «Cosa vogliamo fare, papà?» domandò Elena una volta usciti dall'asilo. Alessandro sorrise, in parte perché finalmente erano tutti insieme dopo molto tempo e in parte per come l'aveva chiamato la donna.
  «Beh, avevo pensato di andare allo zoo e poi fare una passeggiata sulla spiaggia» rispose, «Per te va bene, Nina?» domandò poi a sua figlia, che camminava accanto a lui. La bimba annuì sorridendo.

Back to youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora