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-Qualche mese prima-

«Ciao Carlotta» disse Elena mentre questa entrava in casa.
«Ciao Elena, come stai?»
«Tutto bene, grazie. Mi dispiace averti fatto venire a casa mia e non in ufficio, ma mia figlia sta male e sarò segregata in casa per i prossimi giorni» spiegò facendola accomodare al tavolo.
«Non ti preoccupare, l'importante è che lei stia bene»
«Speriamo guarisca presto» sospirò Elena, «Vuoi un caffè?»
«Volentieri, grazie»
Elena si mise a prepararlo mentre chiacchierava con Carlotta del suo imminente matrimonio.
«Allora, ricapitolando: i colori saranno blu elettrico e bianco, niente sfumature come l'avorio o il panna. La chiesa non dovrà essere troppo addobbata, ma con qualche composizione di fiori sull'altare e basta. Il ricevimento si troverà in quella stupenda villa neoclassica con quel balcone immenso dove si farà l'aperitivo e il taglio della torta, dimentico qualcosa?» Elena aveva finito di riassumere tutto ciò che la futura sposa le aveva chiesto.
«Non dimentichi proprio niente» rispose Carlotta sorseggiando il suo caffè.
«Ho finito i segnaposto ieri sera. Vuoi vederli?»
«Certo» esclamò Carlotta battendo le mani. Elena si alzò dalla sua sedia e, ridacchiando, andò a prendere la scatola in cui erano contenuti i segnaposto e la portò alla ragazza che l'attendeva impaziente al tavolo. Tolto il coperchio, ne estrasse un paio e l'espressione di Carlotta fu di puro stupore.
«Ti piacciono?» le chiese Elena sperando in una risposta affermativa.
«Li adoro, Elena. Con quelle mani fai delle magie!» esclamò l'altra afferrandone uno. I segnaposto erano di cartoncino blu lucido e attaccato ad esso ve ne era uno bianco tagliato a regola d'arte sul quale era scritto il nome dell'invitato con l'impeccabile calligrafia di Elena.
«Menomale. Pensavo fossero troppo semplici»
«Sono stupendi proprio per questo motivo» Carlotta non riusciva a smettere di osservare i segnaposto.
«Mi dovresti mandare la lista dei tavoli così inizio a preparare il tabellone da esporre all'ingresso» la avvisò Elena riponendo i cartoncini nella scatola.
«Certo. Entro stasera ti arriverà la mia mail» le assicurò la ragazza sorridendo.

«Ciao Elena, ci vediamo venerdì per l'ultima prova dell'abito» disse Carlotta uscendo da casa di Elena.
«Certo. Ciao Carlotta» rispose lei prima di chiudere la porta e andare a controllare Nina, che stava ancora dormendo.
«Ciao amore» la salutò entrando nella sua stanza.
«Ciao mamma» disse la bambina stropicciandosi gli occhi.
«Come ti senti oggi?»
«Come ieri, però mi fa meno male la testa» replicò Nina toccandosi il capo con la mano. Elena tastò con le labbra il punto in cui aveva la manina per controllare se avesse ancora la febbre.
«Adesso ti prendo il termometro» affermò prima di andare in bagno.
«La febbre si è abbassata un po' rispetto a ieri, ma ce l'hai ancora» confermò una volta controllata la temperatura scritta sul piccolo schermo.
«Posso andare a guardare i cartoni?» domandò Nina mettendosi seduta. Elena annuì e la prese in braccio per portarla in salotto ed adagiarla sul divano.
«Cosa vuoi vedere?» chiese la donna.
«Cenerentola» fu la risposta della bimba.
«Va bene» Elena si alzò, afferrò il cofanetto dove c'erano le cassette di sua figlia e prese quella che le aveva chiesto.
Dopo averla fatta partire, guardò l'orologio rendendosi conto che erano già le undici meno dieci. I suoi prossimi sposi sarebbero dovuti arrivare a momenti. La tensione cominciò a farsi sentire. Sperava con tutta sé stessa che Nina sarebbe stata in salotto senza farsi vedere, non voleva spiegare tutta la storia ad Alessandro.
A distoglierla dai suoi pensieri fu il campanello, che la fece sobbalzare.
«Chi è mamma?» chiese Nina guardandola.
«Sono clienti della mamma. Mi prometti di non disturbare?» il tono di Elena era serio, troppo per ricevere una risposta negativa da sua figlia.
«Promesso» asserì infatti lei.
Elena si alzò dal divano con le mani che le tremavano per l'agitazione e, camminando il più velocemente possibile, per quanto le sue ginocchia molli le permettessero, andò ad aprire la porta. Si trovò davanti la ragazza più bella che avesse mai visto affiancata dall'uomo più affascinante di sempre. Sembravano Barbie e Ken da quanto erano perfetti.
«Benvenuti» disse cercando di sembrare il più calma possibile.
«Grazie» rispose Sofia abbracciandola e lasciandole due baci sulle guance.
«Ciao Elena» la salutò Alessandro prima di stringerle la mano. A quel contatto la spina dorsale della donna fu percorsa da un brivido.
«Ciao» fu ciò che disse lei fingendo un sorriso, «Mi dispiace avervi fatto venire qui, ma ho avuto un imprevisto e non posso proprio muovermi da casa» Non avrebbe detto che nella stanza accanto c'era sua figlia ammalata, che voleva a tutti i costi tenere nascosta ad Alessandro. «Accomodatevi pure» aggiunse indicando loro le sedie attorno al tavolo della cucina, «Posso offrirvi qualcosa? Un caffè? Un po' d'acqua?»
«Un bicchiere d'acqua è più che sufficiente, grazie» rispose Sofia con quel suo sorriso cordiale che faceva accapponare la pelle ad Elena. Di sicuro Alessandro si era innamorato di quei suoi denti perfettamente bianchi e di quelle sue labbra carnose e rosee.
«Tu vuoi qualcosa, Alessandro?» domandò rivolta verso di lui.
«Sono a posto così, grazie»
Elena annuì e poi versò l'acqua nel bicchiere che porse a Sofia. «Grazie» disse questa.
«Di niente» si sedette e aprì il catalogo delle location davanti a lei. «Allora, abbiamo altri due castelli da visitare. Avrei appuntamento per il 17 di questo mese da entrambi. Il primo di mattina e il secondo di pomeriggio, ci sono problemi?»
«No» rispose prontamente Sofia stringendo il braccio del suo fidanzato. Elena distolse lo sguardo da loro segnandosi qualcosa sull'agenda.
«Bene» mormorò per poi cominciare a parlare dei fiori e del buffet.
«Mamma?» Elena si pietrificò sulla sedia e strabuzzò gli occhi mentre guardava verso la porta della cucina, dove era comparsa sua figlia.
«D-Dimmi» farfugliò.
«Mi fa male la pancia di nuovo» le disse Nina. Elena si alzò dalla sedia e andò verso di lei mentre pensava a una scusa da usare alle future domande dei due futuri sposi, soprattutto a quelle dello sposo.
Portò sua figlia sul divano e la coprì con una coperta che era appoggiata lì. «Adesso ti porto la borsa con l'acqua calda» rassicurò la bambina. Ritornò in cucina e versò l'acqua in un padellino, che mise sul fornello.
«Non sapevo avessi una figlia» disse Sofia.
«Eh già» fu la risposta di Elena. Non si girò a guardarla in faccia mentre parlava, timorosa per l'espressione accusatoria sul viso di Alessandro.
«Quanti anni ha?» chiese questo, la voce poco più di un sussurro.
«Fa i quattro anni la prossima settimana» mormorò Elena tenendo lo sguardo basso. Lui sussultò.
«È una bambina stupenda» si complimentò Sofia, «Ha degli occhi meravigliosi» aggiunse.
«Sono come quelli del padre» disse quella frase d'istinto, senza rifletterci. E si pentì un attimo dopo averla pronunciata.
«Mi immagino che sia un uomo stupendo» Sofia continuava a parlare senza notare il viso del suo fidanzato né quello di Elena.
«Eccome se lo è» sussurrò. L'acqua sul fornello prese a bollire e interruppe quella conversazione imbarazzante.
«Scusate» disse Elena prima di uscire dalla cucina con la borsa dell'acqua in mano. Dopo averla portata a sua figlia tornò in cucina e si sedette fingendo che ciò che era appena accaduto non fosse successo.
«Bene, dove eravamo rimasti?» E Sofia cominciò a parlare di quello che avevano deciso per il pranzo e il gusto di torta che vorrebbe mentre Elena si segnava appunti qua e là e Alessandro continuava a pensare alla bambina che aveva visto poco fa.

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